V Domenica di Quaresima

V Domenica di Quaresima (Gv 8,1-11) "Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei" senza la confessione pasquale

 

Il brano evangelico narra l'episodio della donna adultera in due suggestive scene: nella prima assistiamo a una disputa tra Gesù e gli scribi e i farisei riguardo a una donna sorpresa in flagrante adulterio e, secondo la prescrizione contenuta nel libro del Levitico (cfr. 20,10), condannata alla lapidazione.

Nella seconda scena si snoda un breve e commovente dialogo tra Gesù e La peccatrice. Gli spietati accusatori della donna, citando la legge di Mosè provocano Gesù – lo chiamano "maestro" – chiedendogli se sia giusto lapidarla. Conoscono la sua misericordia e il suo amore per i peccatori mai totalmente cattivi perché creati da Dio e sono curiosi di vedere come se la caverà in un caso del genere, che secondo la legge mosaica non presentava dubbi. Ma Gesù si mette subito dalla parte della donna; in primo luogo scrivendo per terra parole misteriose, che l'evangelista non rivela, e poi pronunciando quella frase diventata famosa: "Chi di voi è senza peccato (usa il termine anarmartetos, che viene utilizzato nel Nuovo Testamento soltanto qui), scagli per primo la pietra contro di lei" (Gv 8,7) […] Uno dopo l'altro, dunque, gli accusatori che avevano voluto provocare Gesù, se ne vanno "cominciando dai più anziani fino agli ultimi". 

Quando tutti sono partiti il divino Maestro resta solo con la donna […] Fermiamoci a contemplare questa scena dove si trovano a confronto la miseria dell'uomo e la misericordia divina, una donna accusata di un grande peccato e Colui, che pur essendo senza peccato, si è addossato i peccati del mondo intero. Egli, che era rimasto chinato a scrivere nella polvere, ora alza gli occhi ed incontra quelli della donna. Non chiede spiegazioni, non esige scuse. Non è ironico le domanda: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?" (8,10). Ed è sconvolgente nella sua replica: "Neanch'io i condannova e d'ora in poi non peccare più" (8,11). Gesù non intavola con i suoi interlocutori una discussione teorica: non gli interessa vincere una disputa a proposito di un'interpretazione della legge mosaica, ma il suo obiettivo è salvare un'anima dal peccato e rivelare che la salvezza si trova solo nell'amore misericordioso di Dio. Per questo è venuto sulla terra, per questo morirà in croce ed il Padre lo risusciterà il terzo giorno con la possibilità del suo perdono sacramentale unito all'impegno di tentare e ritentare di non peccare più.

Gesù per dirci che peccatori ci vuole tutti in Paradiso e che l'inferno, del quale poco si parla in questo tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore misericordioso e al tentare ritentare di non peccare più.

Anche in questo episodio, dunque comprendiamoche il vero nostro nemico è l'attaccamento al peccato, che può condurci al fallimento della nostra esistenza.

Gesù congeda la donna adultera con questa consegna: "Va ed ora in poi tenta e ritenta di non peccare più". Le concede il perdono affinché "d'ora in poi" tenti e ritenti di non peccare più".

In un episodio analogo, quello della peccatrice pentita che troviamo nel Vangelo di Luca (7,36-50) Egli accoglie e rimanda in pace una donna che si è pentita con il perdono e il proposito di tentare e ritentare di non peccare più. Qui, invece, l'adultera riceve il perdono in modo incondizionato. In entrambi i casi – per la peccatrice pentita e per l'adultera – il messaggio è unico. In un caso sottolinea che non c'è perdono senza confessione epentimento; qui si pone in evidenza che solo il perdono divino e il suo amore ricevuto con cuore sincero, aperto ci danno la forza di resistere al male e di "non peccare più".

L'atteggiamento di Gesù, spesso oggi frainteso, diviene in tal modo un modello da seguire per ogni comunità, chiamata a fare con le confessioni pasquali dell'amore misericordioso e del perdono il cuore pulsante nella sua esistenza fisica e nella continua presenza sacramentale nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

 

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