GIOVEDì SANTO, MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE
Gesù depone le vesti della sua gloria, si cinge col "panno" dell'umanità e si fa schiavo. Lava i piedi sporchi dei discepoli così capaci di accedere al convito divino al quale Egli li invita.
Al posto delle purificazioni cultuali ed esterne, che purificano l'uomo ritualmente, lasciandolo così com'è, subentra il bagno nuovo: Egli ci rende puri mediante la sua parola e il suo amore, medinate il dono di sé stesso.
"Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato, dirà ai discepoli nel discorso della vite (Gv 15, 3). Sempre di nuovo ci lava con la sua parola. Sì, se accogliamo le parole di Gesù in atteggiamento di meditazione, di preghiera e di fede, esse sviluppano in noi la loro forza purificatrice.
Giorno dopo giorno siamo come ricoperti di sporcizia multiforme, di parole vuote, di pregiudizi, di sapienza ridotta ed alterata; una molteplice semifalsità o falsità aperta s'infiltra continuamente nel nostro intimo. Tutto ciò offusca e contamina la nostra anima, ci minaccia con l'incapacità per la verità e per il bene.
Se accogliamo le parole di Gesù col cuore attento, esse si rivelano veri lavaggi, purificazioni dell'anima, dell'uomo interiore […]
La lavanda che Gesù dona ai suoi discepoli è anzitutto semplicemente azione sua - il dono della purezza, della "capacità per Dio" offerto a loro. Ma il dono diventa poi un modello, il compito di fare la stessa cosa gli uni per gli altri. I Padri hanno qualificato questa duplicità di aspetti della lavanda dei piedi con le parole sacramentum ed exemplum. Sacramentum significa in questo contesto non uno dei sette sacramenti, ma il mistero di Cristo nel suo insieme, dall'incarnazione fino alla croce e alla risurrezione: questo 9nsieme diventa la forza risanatrice e santificatrice, la forza trasformatrice per gli uomini, diventa la nostra metabasis, la nostra trasformazione in una nuova forma di ssere, nell'apertura per Dio e nella comunione con Lui.
Ma questo nuovo essere che Egli, senza nostro merito, semplicemente ci dà deve poi trasformarsi in noi nella dinamica di una nuova vita.
L'insieme di dono ed esempio, che troviamo nella pericope della lavanda dei piedi, è caratteristico per la natura del cristianesimo in genere.
Il cristianesimo, in rapporto col moralismo, è di più e una cosa diversa. All'inizio non sta il nostro fare, la nostra capacità morale.
Cristianesimo è anzitutto dono: Dio si dona a noi – non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all'inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente Colui che dona.
Sempre di recente offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l'atto centrale dell'essere cristiani è l'Eucaristia almeno della Domenica: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che Egli ci dà nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
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