DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE (Lc 22,14-23,56)

 

Con Gesù siamo saliti al Calvario e abbiamo meditato sulla sua sofferenza, riscoprendo quanto profondo sia l'amore che Egli ha avuto allora fisicamente e ha sacramentalmente ha ora per noi.

Ma in questo momento non vogliamo limitarci ad una compassione dettata solo dal nostro debole sentimento; vogliamo piuttosto sentirci partecipi della sofferenza di Gesù, vogliamo accompagnare il nostro Maestro condividendo la sua passione di allora e di adesso nella nostra vita, nella vita della Chiesa oggi così tribolata, per la vita del mondo, poiché sappiamo che proprio nella Croce del Signore, nell'amore senza limiti, che dona tutto se stesso, sta la sorgente della grazia, della liberazione,della pace, della salvezza […].

Guardare a questo mistero della Passione del Verbo incarnato, Dio e uomo, per apprendere l'immensa lezione di amore che Dio ci ha dato e ci dà sulla Croce, perché nasca in noi un rinnovato desiderio di convertire il nostro cuore spesso indifferente, vivendo ogni giorno lo stesso amore nelle prove, l'unica forza capace di cambiare il mondo […]

Abbiamo contemplato nella memoria fisica Gesù nel suo volto pieno di dolore, deriso, oltraggiato, sfigurato fisicamente dal peccato dell'uomo di ieri e di oggi […] Da quando Gesù è sceso nel sepolcro, la tomba e la morte non sono più per noi credenti luogomomento e luogo senza speranza, dove la storia atea e secolarizzata si chiude drammaticamente nel fallimento più totale, dove l'uomo tocca il limite estremo e disperato della sua impotenza […] "Padre,nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46).

Consegnando la sua esistenza fisica e sacramentale "donata" nelle mani del Padre, Egli è consapevole che la sua morte fisica di allora e il rifiuto di oggi diventa unica sorgente di vita, come il seme nel terreno deve rompersi perché la pianta possa nascere: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24). Al suo ritorno troverà ancora la fede, la Chiesa?

Gesù è il chicco di grano che cade nella terra, si spezza, si rompe e per questo può portare frutto. Dal giorno in cui Cristo è stato innalzato, la Croce, che appare come il segno dell'abbandono, della solitudine, del fallimento è diventata un nuovo inizio: dalla profondità della morte crocefissa si innalza la promessa della vita eterna.

Sulla Croce brilla già sulla morte, sui fallimenti esistenziali, sulle crisi della Chiesa lo splendore vittorioso dell'alba del giorno di Pasqua […].

Toccati dall'amore sconfinato di Dio, viviamo anche falliti, martiri, dalla certezza dell'amore sconfinato di Dio anche per i peccatori, per i persecutori, gli atei, i secolarizzati, viviamo nell'attesa dell'alba del terzo giorno, l'alba della vittoria dell'Amore di Dio, del Cuore Immacolato di Maria, l'alba della luce che permette agli occhi del cuore di vedere un modo nuovo la vita, le difficoltà, la sofferenza, i successi atei, secolarizzati, laicizzati: è tanto il bene che aspetto che ogni pena diventa diletto.

I nostri insuccessi, le nostre delusioni, le nostre amarezze, che sembrano segnare il crollo di tutto, sono illuminati dalla speranza. L'atto di amore della Croce viene confermato dal Padre e la luce sfolgorante della Risurrezione, dell'Ascensione tutto avvolge e trasforma: dal tradimento può nascere una nuova amicizia, dal rinnegamento, il perdono; dall'odio, l'amore. E la benedizione del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo scenda su di voi.

 

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