Così nasce la cultura cristiana

Javier Navascues in "Duc in altum" – 6 aprile 2025

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Sono lieto di proporre ai lettori di Duc in altum la traduzione in italiano della bella intervista di Javier Navascés al professore argentino Rubén Peretó Rivas, grande amico del nostro blog e voce autorevole che contribuisce a mantenere in vita la tradizione cristiana. Il professor Peretó Rivas è autore del libro El nacimiento de la cultura cristiana sulle tappe fondamentali che hanno segnato la nascita della cultura cristiana nel mondo occidentale, le figure decisive e gli eventi culturali attorno ai quali l'Europa e l'America sono diventate ciò che sono. O ciò che sono state.

 

 

di Javier Navascués

 

Rubén Peretó Rivas è dottore di ricerca in filosofia, professore e ricercatore presso l'Università Nazionale di Cuyo (Mendoza) e professore ospite presso le università di Oxford e Notre-Dame. È anche direttore del Ciel (Centro Internazionale di studi liturgici) e collabora regolarmente a pubblicazioni giornalistiche con articoli di opinione su questioni ecclesiastiche. È autore e traduttore di numerosi libri, alcuni dei quali dedicati alla cultura cristiana.

cristiana.

 

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Professore, perché ha deciso di scrivere un libro intitolato La nascita della cultura cristiana?

 

Ci sono diversi motivi. Innanzitutto, questioni personali. Questo è un argomento che non solo mi piace, ma a cui ho dedicato la mia vita. Insegno storia della filosofia medievale all'università e nella mia ricerca mi sono concentrato in particolare sugli autori cristiani dei primi secoli, ovvero il periodo in cui nacque la cultura cristiana. In secondo luogo, le figure di cui parlo, come Cassiodoro, Alcuino di York e san Benedetto, sono figure che ho trovato estremamente attraenti e, soprattutto, molto appropriate da presentare al mondo contemporaneo. Credo che l'epoca in cui vissero coloro che parteciparono alla nascita della cultura cristiana sia per molti aspetti simile alla nostra. Pertanto, penso che quelle figure possano ispirare anche noi. Un secondo motivo è che noto oggi un grande interesse tra molti cattolici per un certo ritorno alle origini, non inteso come un viaggio nel tempo o come un lamento, ma come l'intento di ispirarsi a quei tempi, e a coloro che ne furono i protagonisti, per ricrearli in una società che si è progressivamente scristianizzata ed è giunta ormai ad aborrire la fede cristiana. Sembra una buona idea imparare dai nostri anziani: guardare indietro, vedere che cosa hanno fatto e cercare di emularli.

 

Cosa si intende esattamente per cultura cristiana?

 

Per cultura cristiana intendo l'insieme di virtù, valori, credenze, tradizioni, pratiche ed espressioni artistiche emerse o sviluppate sotto l'influenza e l'ispirazione del cristianesimo nel corso della storia. Questa cultura è profondamente legata, prima di tutto, alle nostre radici ellenistiche e romane e, soprattutto, ai principi della fede e agli insegnamenti degli apostoli contenuti nei Vangeli. È una cultura che aderisce alla fede preservata nella tradizione della Chiesa. Sono stati questi elementi a plasmare intere società, sia in Oriente sia in Occidente. Nel libro chiarisco che mi dedico alla cultura cristiana nel mondo occidentale, che non è solo l'Europa, ma anche tutti quei paesi che sono stati incorporati nel mondo occidentale e nella sua cultura principalmente attraverso l'azione civilizzatrice della Spagna, con i suoi missionari e conquistatori. Furono loro a integrare la maggior parte dell'America e perfino i paesi dell'Asia e dell'Africa nella fede e nella cultura cristiana. Pensiamo, ad esempio, alle idee di giustizia, di perdono, di umiltà, che derivano tutte dal mandato dell'amore per il prossimo lasciatoci da Nostro Signore Gesù Cristo. Questi sono elementi della cultura cristiana. Pensiamo poi a una serie di tradizioni e rituali, come la celebrazione della Pasqua, del Natale, della Settimana Santa e, soprattutto, all'enorme tesoro della Santa Messa. Tutti questi elementi fanno parte della cultura cristiana e ci identificano come eredi e membri di quella cultura. Il professor John Senior afferma giustamente che la Messa è il centro e il cuore della cultura cristiana, poiché è attorno alla celebrazione della Santa Messa che si è formata la nostra cultura. Vi sono altri elementi che compongono la cultura cristiana e che sono di natura artistica o letteraria. Pensiamo, ad esempio, alle grandi cattedrali medievali romantiche o gotiche. Quest'anno ho avuto l'opportunità di visitare la Cattedrale di Zamora, un imponente edificio romanico dalla suggestiva bellezza, costruito nel XII secolo. Mentre camminavo nella navata fredda e vuota mi sono detto: "Questa è la cultura cristiana". Pensiamo a opere letterarie come la Divina commedia o a opere d'arte come il Libro di Kells. Sono la nostra cultura. Infine, non dobbiamo dimenticare che essa rappresenta anche una visione del mondo che unisce tutti noi che facciamo parte di quella cultura. È la visione che ritiene che il mondo sia stato creato da Dio e sia governato da Lui, che ha mandato suo figlio Gesù Cristo per redimere il mondo dal peccato dei nostri progenitori, e che noi condividiamo la speranza della vita eterna. Questi sono tutti elementi che compongono la cultura cristiana. Si tratta quindi di un concetto complesso e non semplice.

 

C'è un momento specifico che definisce la nascita di questa cultura?

 

 

Non mi sembra che si possa stabilire un momento esatto in cui è stata fondata la cultura cristiana. Nella storia, stabilire con certezza l'inizio e la fine dei periodi è utile, ma ciò dipende molto dalla persona che stabilisce tali limiti, che possono essere apprezzati solo dalla distanza offerta dai secoli. Ad esempio, quando si dice che il Medioevo iniziò nell'anno 476 perché fu allora che cadde l'Impero Romano d'Occidente, si tratta di una data molto significativa, ma non è a patire da quella data che Romolo Augustolo o Odoacre, re degli Eruli, protagonisti di quella fase storica, si accorsero di cosa stava realmente accadendo. Penso che qualcosa di simile accada se proviamo a stabilire un inizio di cultura cristiana. Guardando indietro, e volendo individuare un evento che, nel corso dei secoli, possiamo identificare come l'inizio della cultura cristiana, anche se le persone coinvolte non ne erano consapevoli, proporrei l'anno 529, quando san Benedetto fondò il monastero di Montecassino. Perché proprio questo evento per stabilire l'inizio della filosofia cristiana? Perché i monaci che seguono la regola di san Benedetto sono i protagonisti assoluti della propagazione della cultura cristiana. Se non ci fossero stati san Benedetto e la sua Regola, la cultura cristiana, così come oggi la conosciamo, non esisterebbe, non avrebbe mai avuto l'opportunità di nascere o crescere.

 

 

Cultura cristiana e cristianesimo possono essere considerati sinonimi o hanno un significato diverso?

 

Certamente i due termini sono correlati, ma contengono un approccio diverso. Il termine cultura cristiana si riferisce a ciò che stavamo dicendo, cioè alle questioni "culturali", e quindi ha un focus culturale e storico. Quando si parla di cristianesimo, si fa solitamente riferimento alla christianitas, la comunità dei credenti cristiani che vivevano in una determinata area geografica, politica e sociale in cui il cristianesimo era la religione dominante o l'unica religione, come nel caso dell'Europa medievale. Pertanto il termine cristianesimo ha un focus più istituzionale e sociale. Si tratta di un'epoca in cui convergono non solo fattori culturali ma anche politici. Proprio per questo, se ci atteniamo a questa impostazione, potremmo dire che è possibile ricercare una rinascita della cultura cristiana, ma la rinascita del cristianesimo è questione molto più difficile e molto più complessa.

 

 

Quali sono state le figure chiave che hanno contribuito all'emergere di questa cultura?

 

Come dico nel libro, i personaggi sono molti, moltissimi. Se volessimo fare un elenco, sarebbe opportuno ricorrere alla Patrologia latina, quell'opera immensa, coordinata da Jean Paul Migne nella seconda metà del XIX secolo, che raccoglie la maggior parte delle opere scritte da autori cristiani dei primi secoli, diciamo fino al IX o X secolo. Lì troveremmo un elenco copioso di autori e opere e potremmo dire che tutti hanno contribuito alla cultura cristiana. Ma alcuni sicuramente si distinguono. San Benedetto, che ho appena menzionato, è uno di questi, ma ce ne sono molti altri, alcuni dei quali passano inosservati o sono di minore importanza. Ma al di là della loro scarsa importanza in termini di fama o di opere prodotte, essi hanno avuto tutti un ruolo importante in questo processo di creazione e trasmissione della cultura cristiana. Oltre a san Benedetto, credo che ci siano altri personaggi meno noti ma comunque fondamentali. Uno di questi è Cassiodoro, personaggio romano del VI secolo, la cui missione principale fu quella di preservare la cultura classica, già cristianizzata, nel mezzo delle invasioni barbariche che stavano conquistando tutta l'Europa. In secondo luogo, vorrei citare Alcuino di York, una figura dell'VIII secolo che affiancò Carlo Magno, aiutandolo a ricostruire l'Impero romano, in seguito chiamato Impero carolingio. La funzione principale di Alcuino fu l'espansione e il consolidamento della cultura cristiana nei monasteri di quell'enorme impero che era appena nato, riempiendo le loro biblioteche di libri e insistendo sulla necessità di studiare le arti liberali come un modo per preservare le opere letterarie su cui era costruita la cultura cristiana.

 

 

Perché spesso questi personaggi non erano figure prodigiose ma piccoli eroi quotidiani, con una vita di preghiera, silenzio e sacrificio?

 

È una domanda che bisognerebbe porre a Dio, che ha sempre preferito i piccoli ai potenti. Lo dice la Beata Vergine nel Magnificat e molti secoli dopo lo incarna santa Teresa di Gesù Bambino, per citare due esempi molto noti. È il modo di agire di Dio, attraverso gli ultimi, attraverso i piccoli, coloro che sono nascosti. Non credo che esista una spiegazione scientifica, o anche umana, che possa mostrarci perché così tante opere grandiose sono state il frutto di piccole persone. Questo è un altro dei misteri della volontà divina.

 

Però abbiamo anche figure ciclopiche che hanno illuminato il cristianesimo, come sant'Agostino o san Tommaso d'Aquino…

 

 

Ovviamente. Alle figure di sant'Agostino e di san Tommaso potremmo aggiungerne molte altre, e non solo nell'ordine intellettuale, ma anche in altri ambiti che sono stati essenziali per la formazione della cultura cristiana. Ho appena ricordato Carlo Magno, e possiamo fare altrettanto per gli Ottoni, o papa Gregorio VII, o Guglielmo I d'Aquitania, fondatore del monastero di Cluny, o san Bernardo… Tutte grandi figure, alcune più note, altre meno, ma che nelle loro posizioni e nei loro campi d'azione sono state essenziali per la formazione della cultura cristiana, così come lo sono state quelle minori di cui parlavamo prima.

 

In che modo questa cultura ha segnato la storia dell'umanità?

 

Rispondere a questa domanda è molto facile o molto difficile. Per farlo potremmo sfogliare i grandi libri della cultura cristiana, i mille grandi libri di cui parlano gli anglosassoni. Potremmo aprire un'enciclopedia di storia dell'arte, oppure leggere le Etymologiae di sant'Isidoro di Siviglia, una vera e propria enciclopedia scritta agli albori della cultura cristiana. Ma forse il modo più semplice per comprendere il grado di luce che la cultura cristiana ha significato per tutta l'umanità è esercitare la nostra immaginazione. Pensiamo a come sarebbe il mondo se la cultura cristiana non fosse esistita. È difficile descrivere il deserto che troveremmo. Forse potremmo capire meglio cosa accadde in quelle regioni che erano cristiane, profondamente cristiane e profondamente colte, e che intorno al IX secolo furono invase dai musulmani. Cosa ne resta? Mi riferisco, naturalmente, alle regioni del Medio Oriente, alla Siria, all'Iraq, all'Egitto e a tutto il Nord Africa. Cosa rimarrebbe dell'Europa e cosa ne sarebbe dell'America se la cultura cristiana non vi fosse fiorita? Penso che questa domanda risponda paradossalmente alla tua.

 

 

Perché la Rivoluzione francese e l'Illuminismo costituiscono uno scontro così forte con la cultura cristiana?

 

La Rivoluzione francese, insieme alla Riforma protestante, comportò un'opposizione frontale alla cultura cristiana. Cercarono di stabilire principi che contraddicevano, nel senso logico più aristotelico, i principi della cultura cristiana. Nel corso del tempo, nel corso dei secoli, la lotta tra queste due visioni, ovvero tra i principi tradizionali dell'Europa, che erano i principi cristiani, e i principi moderni stabiliti dalla Rivoluzione francese e dall'Illuminismo, ha dato origine al XXI secolo. Se potessimo dare un nome alla situazione del mondo contemporaneo, potremmo dire, come fanno alcuni, che si tratta di una cultura post-cristiana o, per non essere troppo pessimisti, di una cultura tardo-cristiana, in cui restano solo brandelli dell'antica cultura cristiana. Oggi è di moda parlare di cultura woke. Questo è esattamente ciò a cui alla fine condussero i principi stabiliti dalla Rivoluzione francese e diffusi in tutto l'Occidente da Napoleone, e che furono adottati con entusiasmo non solo dalle élite dominanti delle nazioni ma anche, e questo è molto deplorevole, dagli uomini di Chiesa con alte responsabilità. La sanguinosa Rivoluzione francese, incomprensibilmente elogiata non solo dai rivoluzionari ma anche dai cattolici, è il primo grande tentativo di ribellione contro la cultura cristiana. Proprio per questo possiamo dire che la restaurazione della cultura cristiana implica necessariamente l'essere controrivoluzionari.

 

 

Nonostante ciò, come è riuscita a sopravvivere la cultura cristiana fino a oggi?

 

Senza tralasciare, naturalmente, l'intervento divino, credo che, dal punto di vista umano, la cultura cristiana sia stata fondamentalmente sostenuta dalla tradizione nel senso più proprio del termine, parola che, come sappiamo, deriva dal verbo latino tradere, che significa trasmettere e consegnare. Vale a dire che una generazione passa all'altra un tesoro, in questo caso specifico della cultura cristiana, e questa tradizione, questo atto di trasmissione dei valori della cultura cristiana, avviene soprattutto nelle famiglie. Anche nelle scuole e nelle università, ma fondamentalmente è una questione che riguarda le famiglie. Ed è stato molto difficile sradicare la trasmissione della cultura dall'ambiente familiare, perché le famiglie tendono naturalmente a essere conservatrici; Al mondo rivoluzionario è costato molto rompere il nucleo familiare. Ma abbiamo visto che negli ultimi cinquant'anni la famiglia si è disintegrata, e quando si disintegra, la trasmissione diventa impossibile Rendere impossibile la tradizione è rendere impossibile la trasmissione del tesoro della cultura cristiana. Per questo motivo ritengo che la formazione e la crescita delle famiglie cattoliche siano molto importanti. È essenziale che i giovani si sposino, abbiano molti figli e trasmettano loro i principi cristiani. Devono far parte di questa catena di tradizione, di trasmissione ai loro figli della cultura che abbiamo ricevuto. Questo è l'unico modo per preservarla. Le famiglie, a poco a poco, come sta già accadendo in molti luoghi, costruiranno nuove scuole e perfino nuove università che, al di fuori delle soffocanti condizioni imposte dagli Stati nati dalla rivoluzione, potranno contribuire anche alla trasmissione della cultura cristiana.

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