6 gennaio EPIFANIA DEL SIGNORE-1

 

 

Il cammino esteriore di quegli uomini era finito. Erano giunti alla meta. Ma a queto punto per loro comincia un nuovo cammino, un pellegrinaggio interiore che cambia tutta la loro vita. Poiché sicuramente avevano immaginato questo Re neonato in modo diverso. Si erano appunto fermati a Gerusalemme per raccogliere presso il Re locale notizie sul promesso Re che era nato. Sapevano che il mondo era in disordine quanto a giustizia, e per questo il loro cuore era inquieto. Erano certi che Dio esisteva e che era un Dio giusto e benigno. E forse avevano anche sentito parlare delle grandi profezie in cui i profeti di Israele annunciavano un Re che sarebbe stato in intima armonia con Dio, e che a nome per conto di Lui avrebbe ristabilito il mondo nel suo ordine. Per cercare questo Re si erano messi in cammino: dal profondo del loro intimo erano alla ricerca del diritto, della giustizia che doveva venire da Dio, e volevano servire quel re, prostrarsi ai suoi piedi e così servire essi stessi al rinnovamento del mondo. Appartenevano a quel genere di persone "che hanno fame e sete della giustizia (Mt 5,6). Questa fame e questa sete avevano seguito nel loro pellegrinaggio – si erano fatti pellegrini in cerca della giustizia che aspettavano da Dio, per potersi mettere al servizio di essa [ … ] Il nuove Re, davanti al quale si erano prostrati in adorazione, si differenziava dalla loro attesa. Così dovevano imparare che Dio è diverso da come noi di solito lo immaginiamo. Qui incominciò il loro cammino interiore. Cominciò nello stesso momento in cui si prostrarono davanti a questo bambino e lo riconobbero come il re promesso. Ma questi gesti gioiosi essi dovevano ancora raggiugerli interiormente. Dovevano cambiare la loro idea sul potere, su Dio e sull'uomo e, facendo questo, dovevano anche cambiare se stessi. Ora vedevano: il potere di Dio è diverso dai potenti del mondo. Il modo di agire di Dio è diverso da come noi lo immaginiamo e da come vorremmo imporlo anche a Lui.

Dio in questo mondo non entra in concorrenza con le forme terrene di potere. Non contrappone le sue divisioni ad altre divisioni. A Gesù, nell'Orto degli ulivi, Dio non manda dodici legioni di angeli per aiutarlo (Mt 26,53). Egli contrappone al potere rumoroso e prepotente di questo mondo il potere inerme dell'amore, che sulla Croce – e poi sempre di nuovo nel corso della storia soccombe, e tuttavia costituisce la cosa nuova, divina che poi si oppone all'ingiustizia e instaura il Regno di Dio.

  Dio è diverso – è questo che ora riconoscono. E ciò significa che essi devono diventare diversi, devono imparare lo stile di Dio.

Erano venuti per mettersi al servizio di questo re, per modellare la loro regalità alla sua […] Volendo con il gesto dell'adorazione riconoscere questo bambino come il loro Re al cui servizio intendevano[DG1]  mettere il proprio potere e le proprie possibilità, gli uomini provenienti dall'Orienta, diversamente dai pastori e da Simeone e Anna e Ebrei, seguivano senz'altro la traccia razionale giusta. Servendo e seguendo Lui, volevano insieme con Lui servire la causa della giustizia e del bene nel mondo. E in questo avevano ragione.

Ora però imparano che ciò non può essere realizzato semplicemente per mezzo di comandi e dall'alto di un trono. Ora imparano che devono donare sé stessi – un dono minore di questo non basta per questo re. Ora imparano che la loro vita deve conformarsi a questo modo divino di esercitare il potere, a questo modo d'essere di Dio stesso.

Devono diventare uomini di verità, del diritto, della bontà, del perdono, della misericordia.

Non domanderanno più di passare da Erode e chiedersi: Questo a che cosa mi serve? Dovranno invece domandare: Con che cosa servo io, diversamente dai pastori e da Simeone e Anna, la presenza di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito santo nel mondo?


 [DG1]Ettere il proprio

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