XXXI Domenica

XXXI Domenica (Mc 12,28b-34) "Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo"

 

Il Vangelo [ … ] ci propone l'insegnamento di Gesù sul più grande comandamento fatti ad immagine di Dio, che è amore, con la condizione per amare cioè il libero arbitrio: amare Dio e amare il prossimo, una possibilità divina e un rischio della Trinità, ma piena di misericordia. I Santi che abbiamo celebrato venerdì 1novembre e le Anime Sante che abbiamo celebrato sabato 2 novembre che abbiamo celebrato tutti insieme in un'unica festasolenne, sono proprio coloro che, confidando nella grazia di Dio perché amare è un dono divino accanto alla nostra risposta alla sua misericordia, hanno cercato di vivere secondo questa legge fondamentale.In effetti, il dono e il comandamento dell'amore lo può mettere in pratica pienamente solo chi vive in una relazione personale profonda con Dio, proprio come il bambino diventa capace di amare a partire da una buona relazione con la madre e il padre [ … ]Prima di essere un comando – l'amore non è un comando – è un dono, una realtà che Dio ci fa conoscere, sentire e sperimentare, così che, come un seme, possa germogliare anche dentro il nostro cuore e svilupparsi nella nostra vita se lo comprendiamo nella fede e liberamente lo vogliamo. Se l'amore di Dio ha messo radici sensibili e conoscitive profondein una persona, questa è il grado di amare anche chi non lo merita, come fa Dio verso di noi. Il padre e la madre non amano i figli solo quando lo meritano: li amano sempre, anche se naturalmente fanno loro capire quando sbagliano. Gesù ci ha chiesto di giudicare severamente il peccato ma mai la persona, il peccatore perché solo Dio vede la coscienza e non esclude i peccatori dalla Sua misericordia. Da Dio noi impariamo a volere sempre e solo il bene e mai con il peccato il peccatore. Impariamo a guardare e condannare severamente il peccato ma mai il peccatore che vede solo Dio con la sua infinita misericordia: facciamo nostro lo sguardo di Gesù Cristo, della Sua e nostra mamma. Uno sguardo che parte dal Suo Sacro Cuore e dal Cuore Immacolato di Maria e che non si fermano come la sensibilità del cuore umano alla superficie, va al di là delleapparenze e riesce a cogliere le attese profonde dell'altro: attese profonde dell'altro come in Santa Maria Alacoque e Santa Faustina: attese di essere ascoltato, di un'attenzione gratuita; in una pratica di vero amore. Ma in questo vero amore avviene anche il percorso inverso: che aprendomi all'altro oltre la sensibilità così come è, andandogli incontro anche senza sentire, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere personalmente Dio, a sentire che Egli c'è ed è presente ed è buono. Amore di Dio e del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco. Gesù non ha inventato né l'uno né l'altro, ma ha rivelato che essi sono, in fondo, un unico comandamento, e lo ha fatto non solo con la parola, ma soprattutto con la sua testimonianza: la Persona stessa di Gesù e tutto il suo mistero incarnato l'unità dell'amore di Dio e del prossimo, come i due braccidella Croce, verticale e orizzontale, donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre. Nell'Eucaristia Egli ci dona questo duplice amore con la Sua e nostra mamma, donandoci Sé stesso, perché, nutriti di questo Pane transustanziato, ci amiamo gli uni e gli altri come il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.


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