Medio Oriente, Pizzaballa, noi cristiani crederemo sempre nel perdono
Tra il sangue e le lacrime che non cessano di scorrere, la lettera di incoraggiamento del Papa ai cristiani del Medio Oriente e la preghiera del Patriarca di Gerusalemme che ribadisce il compito dei cristiani, chiamati a testimoniare ogni giorno l'amore di Cristo e diventare germogli di speranza
Nicola Scopelliti nella "Nuova Bussola" – 8 ottobre 2024
«Un anno fa è divampata la miccia dell'odio; non si è spenta, ma è deflagrata in una spirale di violenza, nella vergognosa incapacità della comunità internazionale e dei Paesi più potenti di far tacere le armi e mettere fine alla tragedia della guerra». Inizia così la lettera che papa Francesco ha inviato, ieri, a tutti i cattolici del Medio Oriente, a un anno di distanza dall'attacco del 7 ottobre da parte dei miliziani di Hamas e che ha provocato la durissima reazione di Israele e la morte a Gaza di oltre 42mila persone.
Purtroppo, la fine del conflitto non sembra vicina, anzi le ostilità si stanno allargando. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, pare sempre più intenzionato a chiudere i conti con i terroristi di Hamas. «Il sangue scorre, come le lacrime; la rabbia aumenta, insieme alla voglia di vendetta, mentre pare che a pochi interessi ciò che più serve e che la gente vuole: dialogo, pace – prosegue il Santo Padre –. Non mi stanco di ripetere che la guerra è una sconfitta, che le armi non costruiscono il futuro, ma lo distruggono, che la violenza non porta mai pace. La storia lo dimostra, eppure anni e anni di conflitti sembrano non aver insegnato nulla».
7 ottobre 2023 - 7 ottobre 2024. «Abbiamo cercato di essere una voce che condanna con forza e chiarezza tutta questa violenza, che non farà altro che provocare un circolo vizioso di vendetta che genererà altra violenza», ha sottolineato il patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, nell'omelia della veglia di preghiera, in comunione con tutti i cattolici del mondo per la pace ad un anno esatto dall'attacco terroristico di Hamas, che ha fatto «precipitare la Terra Santa, e non solo, in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima». «Il Santo Padre – sottolinea Pizzaballa – ha ripetutamente invitato tutte le parti coinvolte a fermare questa deriva, ma ha anche espresso solidarietà umana alla nostra comunità di Gaza e ha fornito loro un sostegno concreto».
Tra Roma e Gerusalemme sembra essersi instaurato un dialogo. Papa Francesco si rivolge «al piccolo gregge inerme, assetato di pace». Il patriarca della Chiesa Madre lo ringrazia, e rivolgendosi ai fedeli che gremiscono la concattedrale di Gerusalemme dice: «Noi cristiani, siamo chiamati a pensare oltre i calcoli di breve respiro, non possiamo fermarci solo alle riflessioni umane, che ci intrappolano nel nostro dolore, senza aprire prospettive. Siamo chiamati a leggere queste sfide alla luce della Parola di Dio, una Parola che accompagna e allarga il nostro cuore». E papa Francesco avendo davanti agli occhi le tragiche immagini che arrivano da Gaza, ma anche dal Libano, aggiunge: «Grazie per quello che siete, grazie perché volete rimanere nelle vostre terre, grazie perché sapete pregare e amare nonostante tutto. Siete un seme amato da Dio. E come un seme, apparentemente soffocato dalla terra che lo ricopre, sa sempre trovare la strada verso l'alto, verso la luce, per portare frutto e dare vita, così voi non vi lasciate inghiottire dall'oscurità che vi circonda, ma piantati nelle vostre sacre terre, diventate germogli di speranza, perché la luce della fede vi porta a testimoniare l'amore mentre si parla d'odio, l'incontro mentre dilaga lo scontro, l'unità mentre tutto volge alla contrapposizione».
Il dialogo immaginario, a distanza, tra papa Francesco e Pizzaballa si intensifica. «Gli uomini oggi non sanno trovare la pace e noi cristiani non dobbiamo stancarci di chiederla a Dio». E il patriarca aggiunge: «Non è forse questa la nostra principale missione come Chiesa? Non solo saper dire una parola di verità sul tempo presente, ma anche vedere e mostrare un mondo che va oltre il presente e le sue dinamiche?».
«Con cuore di padre mi rivolgo a voi, popolo santo di Dio – dice Francesco – a voi, figli delle vostre antiche Chiese, oggi martiriali; a voi, semi di pace nell'inverno della guerra; a voi che credete in Gesù mite e umile di cuore e in lui diventate testimoni della forza di una pace non armata. La Madonna, Regina della pace, vi custodisca. San Giuseppe, Patrono della Chiesa, vi protegga». E il patriarca guardando i fedeli, molti con le lacrime, così prosegue: «In questo tempo in cui la violenza sembra essere l'unico linguaggio, noi cristiani, continueremo a parlare e a credere nel perdono e nella riconciliazione. In questo tempo pieno di dolore, vogliamo e continueremo a usare parole di consolazione e a dare conforto concreto e incessante laddove il dolore cresce. Anche se dobbiamo ricominciare ogni giorno – ha concluso il cardinale Pizzaballa –, anche se possiamo essere visti come irrilevanti e inutili, continueremo a essere fedeli all'amore che ci ha conquistati e a essere persone nuove in Cristo, qui a Gerusalemme, in Terra Santa e ovunque ci troviamo».
Mentre in tutto Israele si sono svolte le cerimonie per ricordare i 1200 morti dell'attacco di Hamas, gli ostaggi uccisi in seguito e i prigionieri ancora nelle mani dei terroristi a Gaza, nella Striscia si continua a morire. Hamas seguita a lanciare razzi verso Israele. Tre sono stati abbattuti dalla contraerea, mentre il quarto è caduto in campo aperto. L'aviazione israeliana nel corso di un bombardamento ha preso di mira le case di civili nei campi di al-Nuseirat e al-Bureij uccidendo tre persone, mentre alcune decine sono rimaste ferite. Ma anche gli Houthi hanno lanciato un missile contro obiettivi militari israeliani.
L'esercito israeliano, ieri pomeriggio, ha pubblicato alcuni dati: ad oggi 728 soldati, tra riservisti e ufficiali della sicurezza locale, sono stati uccisi, mentre 4.576 sono rimasti feriti. Cinquantasei militari ebrei sono le vittime del fuoco amico o di incidenti. Sempre dal 7 ottobre, l'Idf ha dichiarato che in Cisgiordania le truppe hanno arrestato più di 5.250 palestinesi e provocato la morte di circa 690.
In una conferenza stampa organizzata ieri, a Gaza, Ismail Al-Thawabta, direttore generale dell'Ufficio Informazioni governativo (GMO), ha affermato che in un anno «è stato raggiunto il numero di oltre 51.800 tra morti e dispersi – 41.909 accertati negli ospedali, mentre più di 10mila sono sotto le macerie o scomparsi, di cui non si conosce la sorte – 97.303 sono i feriti».
In questo clima di tensione e di incertezza per le decisioni che Israele si è riservato in risposta al lancio di missili dell'Iran, il presidente della Repubblica Islamica, Massud Pezeshkian, parteciperà al vertice dei Brics, a Kazan, in Russia, dove incontrerà il presidente russo Vladimir Putin. Netanyahu, modificando la propria agenda e quella dei suoi ministri, ha convocato ieri pomeriggio una riunione, non programmata, sulla sicurezza mentre il portavoce delle brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, Abu Obeida, ha dichiarato che la situazione sia psicologica, che sanitaria degli ostaggi ancora in vita è molto seria.
Ieri sera, oltre cento aerei israeliani si sono alzati in volo per attacchi nel sud del Libano distruggendo obiettivi delle forze Radwan, un sistema missilistico e il quartier generale dell'intelligence di Hezbollah.
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