Dal Vaticano ok a Medjugorje non si parli di soprannaturale
Dalla Santa Sede arriva il nulla osta per l'"esperienza spirituale" incorso da 43 anni in Erzegovina. Valutazione positiva sui frutti e sui pellegrinaggi, ma con l'invito a non incontrare i veggenti.
Nico Spuntoni nella "Nuova Bussola" – 20 settembre 2024
Sì a culto e pellegrinaggi, no alla soprannaturalità. Questo il responso dell'attesa nota La Regina della Pace redatta dal Dicastero per la Dottrina della Fede su Medjugorje. L'ex Sant'Uffizio concede il nihil obstat, approvato dal Papa, sulla base dei tanti frutti positivi di questa esperienza spirituale ma non riconosce il carattere soprannaturale del fenomeno.
Il criterio che ha mosso questo nuovo documento è lo stesso snocciolato da Joseph Ratzinger a Vittorio Messori in Rapporto sulla fede del 1985. All'epoca, il futuro Benedetto XVI sostenne su Medjugorje: «Uno dei nostri criteri è separare l'aspetto della vera o presunta "soprannaturalità" dell'apparizione da quello dei suoi frutti spirituali. I pellegrinaggi della cristianità antica si dirigevano verso luoghi a proposito dei quali il nostro spirito critico di moderni sarebbe talvolta perplesso quanto alla "verità scientifica" della tradizione che vi è legata. Ciò non toglie che quei pellegrinaggi fossero fruttuosi, benefici, importanti per la vita del popolo cristiano. Il problema non è tanto quello della ipercritica moderna (che finisce poi, tra l'altro, in una forma di nuova credulità) ma è quello della valutazione della vitalità e dell'ortodossia della vita religiosa che si sviluppa attorno a questi luoghi».
Il cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández, nella conferenza stampa di presentazione della nota, ha citato Ratzinger e ha detto che sia il Dicastero che Francesco hanno fatto loro quel criterio per redigere e approvare uno dei documenti più attesi degli ultimi 40 anni. Questa è già una notizia nella notizia: il prefetto arrivato col mandato di marcare la discontinuità con il metodo passato dell'ex Sant'Uffizio – definito da Francesco in una lettera «alcune volte persino immorale» –, si è affidato al suo predecessore più noto per spiegare al mondo l'esito del dossier più atteso.
La nota La Regina della Pace ha esaltato i numerosi frutti di Medjugorje – «le abbondanti conversioni, il frequente ritorno alla pratica sacramentale (Eucarestia e riconciliazione), le numerose vocazioni alla vita presbiterale, religiosa e matrimoniale, l'approfondimento della vita di fede, una più intensa pratica della preghiera, molte riconciliazioni tra coniugi e il rinnovamento della vita matrimoniale e familiare» –, separandoli però dal capitolo veggenti. O meglio, come Fernández ci ha tenuto a rimarcare in conferenza, i «presunti veggenti».
Le conclusioni del documento, è scritto nella Nota, «non implicano un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti». Non solo: l'ex Sant'Uffizio ha sentito il bisogno di puntualizzare nel testo che i frutti positivi «avvengono soprattutto nel contesto del pellegrinaggio ai luoghi degli eventi originari piuttosto che durante gli incontri con i "veggenti" per presenziare alle presunte apparizioni». Questi, secondo la Nota, «non sono più da percepire come mediatori centrali del "fenomeno Medjugorje", in mezzo al quale lo Spirito Santo opera tante cose belle e positive». Alla luce di ciò, nel concedere il nulla osta al culto, la Santa Sede ha invitato le persone che si recano a Medjugorje ad essere «fortemente orientate ad accettare che i pellegrinaggi non si fanno per incontrarsi con i presunti veggenti, ma per avere un incontro con Maria, Regina della Pace». Un concetto ribadito in conferenza dal cardinale prefetto che ha definito «non consigliabile» il rapporto con i presunti veggenti.
Però Fernández, in conferenza stampa, ha difeso l'esperienza di Medjugorje e l'ortodossia dei messaggi della Regina della Pace. Per il cardinale prefetto «i presunti messaggi non vanno letti come un testo magisteriale o un catechismo, ma si deve cogliere il nocciolo dietro l'imprecisione delle parole». Citando l'esempio di santi come Giovanni della Croce, Caterina da Siena e Teresa di Lisieux, Fernández ha ricordato che anche i loro testi sono a volte teologicamente imperfetti e in passato sono valsi anche a loro accuse varie, tra cui, per Teresina, di luteranesimo. I presunti messaggi della Regina della Pace si caratterizzerebbero allo stesso modo per un linguaggio accessibile dietro al quale si nasconde una «convinzione molto cattolica».
La Nota stessa ha stabilito che «una valutazione positiva della maggior parte dei messaggi di Medjugorje come testi edificanti non implica dichiarare che abbiano una diretta origine soprannaturale», pur ammettendo che «alcuni pochi messaggi si allontanano da questi contenuti così positivi ed edificanti e sembra persino che arrivino a contraddirli». Per questo il Dicastero per la dottrina della fede ha analizzato la raccolta dei messaggi e ha indicato dei "necessari chiarimenti" da offrire ai fedeli «per evitare che questo tesoro di Medjugorje sia compromesso».
Fernández ha chiarito che non possono essere accolti come rivelazioni private perché non è riconosciuta la certezza che siano messaggi della Madonna, ma vengono considerati «testi edificanti in grado di stimolare una bella esperienza spirituale». La problematicità di alcuni di essi, secondo la Nota, nascerebbe dall'insistenza su ordini relativi a date e questioni ordinarie attribuiti alla Madonna e che invece «si spiegano unicamente a partire dai desideri personali dei presunti veggenti». In conferenza Fernández ha sottolineato questo punto, sostenendo che simili esempi sarebbero la manifestazione di quel «modello della Madonna postina che Papa Francesco rifiuta».
Per non gettare il bambino con l'acqua sporca, la Santa Sede si è attrezzata stabilendo che il Visitatore Apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje «dovrà verificare che, in ogni pubblicazione che raccolga dei messaggi, venga inclusa la (...) Nota come introduzione». Alla luce dei "chiarimenti necessari" del documento, per la pubblicazione sarà monsignor Aldo Cavalli a dover fare opera di discernimento di messaggi futuri o passati non ancora diffusi.
Nello sviscerare gli aspetti centrali dei messaggi, la Nota ha evidenziato anche la carità che – viene riportato – ci permette di «portare la pace nel mondo, implica pure l'amore per quelli che non sono cattolici».
Su questo elemento, degna di nota è stata la dichiarazione di Fernández in conferenza stampa che ha sfiorato un altro tema d'attualità: le critiche al Papa per le parole sulle religioni a Singapore. In qualche modo il cardinale prefetto ha "corretto" Francesco spiegando a proposito del passaggio sulla Nota ma pensando probabilmente alle polemiche nate durante l'ultimo viaggio: «Ciò non significa che tutte le religioni sono uguali davanti a Dio, occhio: non c'è sincretismo o relativismo, ma gli uomini sì, sono tutti amati da Dio. Non basta appartenere alla Chiesa cattolica per essere salvati».
1
Commenti
Posta un commento