L'appello a tutta la Chiesa di riesaminare le verità proclamate nel Concilio Vatricano II alla luce del Catechismo della Chiesa Cattolica

Concilio Vaticano II nella luce del Catechismo della Chiesa Cattolica

Ralph M. Wiltgen nel "Il Reno si getta nel Tevere", la vera storia del Vaticano II da pagina 321 a pagine 323

"In occasione del cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II e del ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismodella Chiesa Cattolica, Papa Benedetto XVI, con la lettera Apostolica Porta Fidei, ha dichiarato l'Anno delle Fede. Egli ha scritto:

Mi è sembrato che far coincidere l'apertura dell'Anno della Fede con il cinquantesimoanniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II avrebbe fornito una buona opportunità per far comprendere i testi lasciati in eredità dai Padri Conciliari, secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II, "non hanno perso nulla del loro valore e del loro fulgore"Hanno però bisogno di essere letticorrettamente, di essere ampiamente conosciuti e presi a cuore come testi importanti e normativi delMagistero, all'interno della Tradizione della Chiesa… Mi sento più che mai in dovere di indicare il Concilio come la grande grazia concessa alla Chiesa nel XX secolo: lì troviamo una bussola sicura per orientarci nel secolo che inizia" (Porta Fidei, 5 con il Catechismo della Chiesa Cattolica).

Affermiamo, con entrambi i pontefici, che il Vaticano II è stato davvero la grande grazia del XX secolo. Ma, come ha notato Benedetto XVI (in questa lettera e altrove) il pericolo postconciliare è stato ricolmo di "gravi difficoltà", soprattutto nella comprensione da parte dei fedeli cattolici sia dell'insegnamento conciliare che della Fede in generale.

Molti lettori cattolici ricorderanno le conseguenze immediate del Concilio. Era un tempo in cui i vescovi contraddicevano i vescovi, le balaustre dell'altare e i tabernacoli venivano asportati dai loro posti, le liturgie venivano trattatecome una questione di stile e di gusto, e anche alcuni die nostri teologi più rispettati sembravano essere caduti nella generale confusione. Alcuni vedevano questo come un tempo di "liberazione", altri come apostasia. 

Durante questo periodo, un'anima alla ricerca della verità potrebbe aver incontrato una varietà sconcertante di "interpretazioni" contrastanti della fede e delle pratiche cattoliche tra il clero, i fratelli e le sorelle religiose, i catechisti che incontrava. In mezzo a tale confusione sono emersi numerosi scandali, lo scemare di molti grandi ordini religiosi, nuove sette dissenzienti e la chiusura dimolte parrocchie di lunga tradizione.

Va notato che queste turbolenze postconciliari non sono uniche nella storia della Chiesa. I periodi immediatamente successivi ai concili ecumenici sono spesso stati segnati da conflitti nella Chiesa: Dopo che l'eresia Ariana fu condannata al Concilio d Nicea, questa eresia continuò a diffondersi, e vi aderirono anche alcuni vescovi e imperatori. I concili di Efeso e Calcedonia furono seguiti da grandi scismi. Dopo il Concilio Lateranense la controversia sulle investiture non scomparve per diverso tempo anche dopo il Concilio di Trento.

Il lettore non fraintenda: Gli sconvolgimenti seguiti al Vaticano II sono una questione grave ed hanno causato e causano gravi difficoltà a molte anime. M in un certo senso, non sono niente di nuovo, anche se richiedono vigilanza pastorale. Anche nei Vangeli troviamo discepoli che abandonano Nostro Signore quando Egli manifesto il suo insegnamento.

Cristo aveva discepoli che lamentavano: "Questo detto è duro, e chi può ascoltarlo?". Non volendo accettare ciò che Egli diceva, essi "non camminavano più con Lui" (Gv 6,61,67). Di generazioni, il Corpo di Cristo soffre le medesime difficoltà, sopportate dal Capo in persona.

Dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, iniziò il dibattito sulla corretta interpretazione (o ermeneutica) e sulla sua corretta attuazione.

Emersero, anche a livello di metodo pastorale, due pinti di vista opposti. Uno si concentrava sul testo del Concilio, tenendo a mente l'insegnamento dogmatico, perenne della Chiesa. L'altra presupponeva che il testo del Conciliofosse un "compromesso con una tradizione antiquata, dogmatica"; e quale compromesso non esprimeva adeguatamente il vero "spirito del Vaticano II".

Secondo quest'ultima interpretazione – osservò un giorno papa Benedetto XVI – "sarebbe necessario non seguire i testi del Concilio, ma il suo spirito. In questo modo, ovviamente, veniva lasciato anche ai vescovi ampio margine di manovra per la questione di come successivamente questo spirito avrebbe dovuto essere definito, e di conseguenza si lasciava spazio ad ogni capriccio(Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005).

Dopo mezzo secolo dal Concilio Vaticano II, con Benedetto XVI stavano finalmente iniziando a calmarsi le acque. Molti fedeli cattolici stavano capendo per la prima volta ciò che i documenti del Vaticano II prescrivono – e, cosa più importante, ciò che non prescrivono. Sotto la guida di papa Benedetto XVI divenne più importante una vera e propria "ermeneutica della riforma", che vedeva il Concilio non come una rottura dogmatica con la Chiesa preconciliare, ma alla luce, in continuità dinamica con essa.

Data questa ermeneutica, la Chiesa ha sperimentato una rinascita della sua vitalità interiore. Stava crescendo il numero di giovani sacerdoti e seminaristicon un forte amore per la Sacra Tradizione, costitutiva come la Scrittura della Rivelazione. Le giovani donne stavano indossando di nuovo l'abito, riempiendo i cori degli ordini contemplativi di clausura. Ordini attivi e secolari sono tornati a fiorire in movimenti, con la partecipazione entusiasta dei laici.

In molti stanno rispondendo all'appello a tutta la Chiesa per le verità proclamate nel Concilio Vaticano II nel Catechismo della Chiesa Cattolica.

Oggi purtroppo sta riemergendo la spinta a cercare qualche radicale nuovo "Spirito del Vaticano II. Ma c'è chi non si ostina a ritornare a tutte le particolari forme della Chiesa preconciliare. Invece, sono alla ricerca dell'eterna immutabile verità che si trova nella Chiesa di ieri, di oggi e di sempre, proponendolo con il metodo del vissuto nella carità.

 

 

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