Covid, Vaia dice basta ad allarmismi e obblighi
In un'intervista alla Stampa, il professorFrancesco Vaia, direttore della Prevenzione per il Ministero della Salute, spegne gli allarmismi rispetto agli ultimi contagi da Covid. E spiega perché è bene che vaccini e mascherine non siano obbligatori
Paolo Giulisano nella "Nuova Bussola" – 26 luglio 2024
Questo mese di luglio ha visto il grande ritorno del Covid sulla ribalta mediatica. Di fronte a episodi febbrili e parainfluenzali, è scattato un meccanismo condizionato: andare a farsi il tampone Covid. Molti medici di base invitano i pazienti a farlo davanti a un raffreddore o a un rialzo termico, e molte farmacie esibiscono cartelli con l'indicazione dell'esecuzione di tamponi rapidi. I giornali mainstream dedicano grandi titoli alla "ripresa" del Covid, e molti esponenti del mondo sanitario invocano il ritorno alle mascherine obbligatorie e ad altre misure che ormai ben conosciamo.
La sensazione è che tra la gente ci sia stupore e paura. Si pensava che l'emergenza epidemica fosse cosa ormai lasciata alle spalle, ma, come abbiamo documentato in vari articoli qui sulla Nuova Bussola, molti addetti ai lavori, a partire dall'Organizzazione mondiale della sanità, hanno sempre tenuto viva la minaccia del Covid.
Il quotidiano La Stampa è andato a intervistare il professor Francesco Vaia, direttore della Prevenzione per il Ministero della Salute. Le risposte del principale collaboratore del ministro Orazio Schillaci in materia di malattie infettive sono state estremamente interessanti e rappresentano una vera e propria cesura nei confronti del passato, delle campagne terroristiche del ministro Roberto Speranza e dei suoi collaboratori. Nell'intervista, infatti, Vaia tranquillizza sul rialzo dei numeri in Italia, che a suo avviso non deve assolutamente suscitare allarmismi, ma sollecitare sicuramente a prestare maggiore attenzione, anzitutto attraverso il monitoraggio costante e la messa in sicurezza dei più fragili. Afferma l'alto funzionario della Sanità: «Lo ribadiamo ancora una volta, si tratta di un virus che è debole con i forti e forte con i deboli. I giovani e gli adulti in buone condizioni di salute non corrono grandi rischi di sviluppare complicazioni. Chi è maggiormente esposto sono invece i grandi anziani, gli immunodepressi, i pazienti oncologici. Queste persone devono essere al centro della nostra attenzione e soprattutto delle campagne di comunicazione, ma anche di informazione, da parte delle Regioni».
Poi, il professor Vaia, incalzato dall'intervistatore che lo sollecita sul tema dell'imposizione di interventi sanitari, fa un'affermazione molto importante: «La stagione degli obblighi è finita». La vaccinazione, dice Vaia, è uno strumento importante e deve essere consigliata ad anziani e fragili. «Come ho sempre detto, però, occorre puntare sulla libera scelta del cittadino, che deve essere correttamente informato e consapevole, anche sugli eventuali eventi avversi. Senza questa fondamentale 'alleanza' non si va da nessuna parte, nessuna campagna potrà avere successo». Sono parole importanti, che suonano rassicuranti per chi già temeva, davanti alle affermazioni delle virus-star di ritorno in questi giorni che invocavano a gran voce nuovi sieri per tutti, che le vaccinazioni Covid saranno proposte e non imposte, con obblighi coercitivi.
E l'obbligo di indossare la mascherina? Vaia difende la scelta di togliere l'obbligo di mascherina in ospedali ed Rsa: «Non è stata commessa alcuna imprudenza semplicemente perché – precisa – non è stato disposto di eliminare l'utilizzo di mascherine. Essendo decaduto l'obbligo di legge, il ministero ha deciso di responsabilizzare i direttori sanitari delle singole strutture raccomandando loro, con l'ultima circolare, di valutare caso per caso, a seconda dei contesti, di disporre l'utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, soprattutto nei reparti e in quei contesti frequentati da pazienti particolarmente fragili». Vaia non ha dubbi: «L'obbligo, in particolar modo adesso, non serve. In questo momento nessuno meglio del direttore sanitario, da sempre figura protagonista e determinante nella gestione della sanità pubblica, può valutare il rischio delle singole strutture che, ovviamente e come dimostra la storia della pandemia nella sua fase acuta, non è necessariamente uguale ovunque. Abbiamo parlato prima di alleanza tra cittadini e autorità sanitarie: anche in questo caso è opportuno che si punti sulla responsabilizzazione di tutti per tutelare i nostri nonni, i genitori, le persone fragili che ci sono care e di cui dobbiamo occuparci».
Allo stato attuale, poi, non è necessario correre a cercare vaccini, che sarebbero assolutamente inutili. Conviene aspettare che arrivino i vaccini aggiornati sulle ultime varianti, dice Vaia, e il via libera lo dovrà dare l'Ema, l'Agenzia europea del farmaco; vaccini che probabilmente non saranno disponibili prima dell'autunno, quando sarà pronto un nuovo e aggiornato Piano pandemico (su cui pure bisogna vigilare), per non farci trovare impreparati come era accaduto con Conte e Speranza.
E si auspica, aggiungiamo, che vengano introdotti protocolli di cura degni di questo nome, alla luce delle migliori pratiche di quei medici volontari che hanno approntato delle terapie domiciliari anti-Covid.
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