Una questione dibattuta, Ubi petrus ibi Eclesia oppure Ubi ecclesia ibi Petrus
Una questione dibattuta: Ubi Petrus ibiEcclesia oppure Ubi Ecclesia ibi Petrus?
Enrico Finotti dal libro ancora in gestazione Il Canone Romano
Un'errata interpretazione ecclesiologica tende ad invertire il giusto ordine tra i termini relativi al mistero della Chiesa: il Cristo, e il suo Vicario (il Papa) e la Chiesa. Tale ordine si è espresso fin dall'antica tradizione con l'assioma patristico: Ubi Petrus ibi Ecclesia. Infatti, Pietro è il termine intermedio, di diritto divino, tra il Cristo e la Chiesa. Egli è costituito il principio visibile dell'unità della Chiesa e il suo visibile fondamento, in quanto è il riflesso in terra della presenza e del ministero capitale che il Cristo glorificato esercita in modo invisibile dai cieli.
Questa crisi ecclesiologica presenta una singolare analogia con l'errata impostazione della dottrina trinitaria che inverte il giusto ordine di processione tra le Persone divine. L'ordine tradizionale Padre e Figlio e Spirito Santo – viene invertito in modo da far precedere la terza Persona divina alla seconda, lo Spirito Santo al Figlio unigenito, e quindi a voler giustificare il primato dell'Amore sulla Verità, della Volontà sulla Ragione, dell'Azione sull'Essere e infine della Pastorale sul Dogma. Questa devianza ideologica è chiamata da alcuni Dislocazione della divina Monotriade (cfer. Romano Amerio: Iota unum; Stat Veritas) ed è indicata come la causa del soggettivismo imperante che mina il carattereoggettivo della Verità e il suo sentimento effimero, indefinito e volubile.
Una sedicente teologia prospetta l'errore trinitariodella Dislocazione della divina monotriade anche nella ecclesiologia, proponendo la Dislocazione, ossia l'inversione del giusto ordine, tra i tre termini: Cristo, Pietro e Chiesa. Questa successione non può essere invertita in Cristo, Chiesa e Pietro. È Pietro il fondamento della Chiesa, che riceve direttamente da Cristo la sua investitura e non la Chiesa che fonda Pietro. Infatti afferma sant'Agostino: "La Chiesa è fondata in Cristo, ricevette da lui, nella persona di Pietro, le chiavi del regno dei cieli, cioè la potestà di sciogliere e legare i peccati". Come nella Trinità l'ordine delle Persone divine è: Padre e Figlio e Spirito Santo, così nella costituzione divina della Chiesa l'ordine è Cristo, Pietro, Chiesa. Come lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, così la Chiesa militante in qualche modo 'procede' dal Cristo e dal suo Vicario in terra. In un certo senso come il Padre ha affidato ogni cosa al Figlio, così il Cristo ha affidato ogni cosa al suo Vicario, garantendolo col dono dell'infallibilità e della indefettibilità, quale fondamento stabile della Chiesa. Infatti, è Pietro che conferma la fede della Chiesa e non la Chiesa che conferma la fede di Pietro.
Applicando questo errore alla triade ecclesiologica Cristo, Papa, Chiesa si giunge a togliere al Papato il suo nesso diretto col Cristo e il suo ruolo necessario di mediazione nella garanzia della Fede immacolata, e infine a sottomettere il Vicario di Cristo al presunto 'giudizio della Chiesa'. Ciò contrasta col dogma definito nel Concilio Vaticano I che afferma: …queste definizioni del Romano Pontefice sono irreformabili per sé stesse, e non in virtù del consenso della Chiesa (Concilio Vaticano I, Costituzione dogmatica Pastor aeternus, cap. IV).
Il munus petrino, infatti, è conferito all'Eletto immediatamente da Cristo e non dalla Chiesa, la quale riceve dall'Alto quale suprema garanziasoprannaturale della sua fedeltà nei secoli al Depositum fidei. Il magistero del Romano Pontefice, infatti, è la Norma proxima fidei.
Se si inverte l'ordine dei tre termini suddetti, il dogma dell'autorità ordinaria ed immediata del Sommo Pontefice, del suo primato e dell'infallibilità di cui è personalmente investito, viene devitalizzato e ridotto ad una semplice rappresentanza, a un meroesecutore di disposizioni elaborate e impartite da una presunta maggioranza ecclesiale, ritenuta come 'voce del popolo di Dio', ed esposte alle contingenze storiche, politiche, culturali e sociali del tutto mutevoli, senza alcuna garanzia soprannaturale riguardo alla continuità del vicario di Cristo, del successore di Pietro, alla difesa e all'incremento del Depositum fidei.
In questa errata prospettiva si invertono pure i termini della nota locuzione e si dice: Ubi ecclesia ibi Petrus. In realtà la locuzione venne coniata come criterio per individuare senza errore l'unica vera Chiesa di Cristo – la Chiesa una santa cattolica apostolica - che non poteva essere se non dove era Pietro. Naturalmente che chi si incontra ed entra nella Chiesa cattolica non potrà che trovare in essa Pietro, che ne è il fondamento visibile costituito da Dio.
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