SANTISSIMO CORPO E SANGUE DEL SIGNORE
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DEL SIGNORE "Chi mangia la mia carne…dimora in me e io in lui" (Gv6,56)
Gesù ci ha spiegato a quale pane Dio, mediante il dono della manna, voleva preparare il popolo della Nuova Alleanza cioè della nuova e definitiva Storia di Amore: il Padre, l'eternamente Amante, il Figlio, l'eternamente Amato, lo Spirito Santo, la comunione di amore del Padre con il Figlio, ci amano anche quando non li amiamo, per portarci ad amare e quindi alla felicità del Paradiso con un copro glorioso come quello di Gesù e di Maria. Questa è la lieta notizia cioè il Vangelo da vivere e annunciare a tutti. Il Figlio di Dio, essendosi fatto carne in Maria, poteva diventare Pane, ed essere così nutrimento del suo popolo, di noi che siamo in cammino in questo mondo, verso la terra promessa di un corpo ricreato come quello di Gesù e di Maria. Abbiamo assolutamente bisogno di questo Pane, perdonati dei peccati mortali nella Confessione, per affrontare le fatiche e le stanchezze del vivere. Oh la domenica, Giorno del Signore, è l'appuntamento settimanale per attingere forza da Lui, che è il Signore della vita. Il precetto festivo non è quindi un dovere imposto dall'esterno, un peso sulle nostre spalle. Al contrario, partecipare ogni alla Celebrazione domenicale, cibarsi del pane eucaristico e sperimentare La comunione con i fratelli delle sorelle in Cristo è un bisogno per il cristiano, è una gioia, così il cristiano può trovare l'energia necessaria per il cammino che dobbiamo percorrere ogni settimana. Un cammino, peraltro, non arbitrario: la strada che Dio uno e trino ci indica nella sua Parola viva perché è il Risorto che ci parla va nella direzione iscritta nell'essenza stessa dell'uomo: è peccato mortale non andare a Messa ogni domenica. La parola di Dio viva e la ragione vanno insieme. Seguire la Parola viva di Dio, andare con Cristo risorto presente sacramentalmente significa per l'uomo realizzare sé stesso; smarrirla equivale smarrire sé stesso. Il Signore non ci lascia soli in questo cammino. Egli è con noi se lo vogliamo; anzi, Egli ci ama anche quando non lo amiamo per portarci al suo amore. Egli desidera condividere la nostra sorte fino ad immedesimarsi con noi. "Chi mangia la mia carne…dimora in me e io in lui" (Gv 6,56). Come non gioire di una tale promessa? Abbiamo sentito però che, a quel primo annuncio, la gente invece di gioire, cominciò a discutere e a protestare. Per la verità, quell'atteggiamento s'è ripetuto tante volte nel corso della storia. Si direbbe che, in fondo, la gente non voglia avere Dio uni trino così vicino, così alla mano, così partecipe delle sue vicende. La gente lo vuole grande e, in definitiva anche noi spesso lo vogliamo un po' lontano da noi. Si sollevano allora questioni che vogliono dimostrare, alla fine, che una simile vicinanza che rimane 24 ore nel tabernacolo per essere adorato sarebbe impossibile. In verità abbiamo bisogno di un Dio che è amore vicino. Di fronte al mormorio di protesta, Gesù avrebbe potuto ripiegare su parole rassicuranti: "Amici, avrebbe potuto dire, non preoccupatevi! Ho parlato di carne, ma si tratta soltanto di un simbolo. Ciò che intendo è solo una profonda comunione di sentimenti". Ma no, Gesù non ha fatto ricorso a simili addolcimenti. Ha mantenuto ferma la propria affermazione, tutto il suo realismo, anche di fronte alla defezione di molti suoi discepoli (Gv 6,66). Anzi, Egli si è dimostrato disposto ad accettare persino la defezione degli stessi suoi apostoli, pur di non mutare in nulla la concretezza del suo discorso. Abbiamo bisogno di un Dio vicino, di un Dio che si dà nelle mani del sacerdote per offrircelo in bocca e che ci ama.
Nell'Eucarestia Cristo morto e risorto è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. È una presenza dinamica, che ci afferra nel suo amore, nel sacrificio della croce per farci suoi, per assimilarci a sé come figli in Lui figlio del Padre nello Spirito Santo, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità parrocchiale dei fratelli e la comunione con il Signore è sempre anche comunione con le sorelle e i fratelli. E Lei, di questa comunione, ci è Madre. Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito santo.
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