IV Domenica, laetare

IV Domenicalaetare. (Gv 3,14-21) "Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di Lui" e quindi la gioia più grande, la fonte di ogni gioia vera

 

Questa quarta domenica di Quaresima, tradizionalmente designata come "domenica Laetare, è permeata dalla una gioia della Rivelazione che in qualche misura attenua il clima penitenziale di questo tempo santo: "Rallegrati Gerusalemme – dice la Chiesa nel canto d'ingresso -Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza". A quest'invito fa eco il ritornello del Salmo responsoriale: "Il ricordo di te, Signore (che ti fai presente misericordioso), è la nostra gioia (anche tra le tribolazioni).  Pensare a Dio che si rivela dà tanta gioia. Viene spontaneo domandarsi: ma qual è il motivo per cui in questa quarta domenica di quaresima dobbiamo rallegrarci? Certamente un motivo è l'avvicinarsi della Pasqua, la cui previsione ci fa pregustare la gioia dell'incontro sacramentale nella Confessione e Comunione con il Cristo risortoa Pasqua. La ragione più profonda sta però nel messaggio offerto dalle letture bibliche che la liturgiaoggi propone e che con fede abbiamo ora ascoltato come Dio ci parla. Esse ci ricordano che, nonostante la nostra indegnità, noi siamo i destinatari dell'infinita misericordia di Dio. Dio ci ama in un modo che potremmo dire "ostinato", e ci avvolge della sua inesauribile tenerezza. 

  Il Vangelo ci presenta un personaggio di nome Nicodemo, membro del Sinedrio di Gerusalemme, che va di notte a cercare Gesù, di notte per non essere criticato. Si tratta di un uomo per bene, attirato dalle parole e dall'esempio del Signore, ma che ha paura degli altri che non l'accettano, esita a compiere il salto della fede. Avverte il fascino di questo Rabbìcosì diverso dagli altri, ma non riesce a sottrarsi ai condizionamenti dell'ambiente contrario a Gesù e resta titubante sulla soglia della fede. Quanti, anchenel nostro tempo, sono in ricerca sincera di Dio, in ricerca della sua presenza in Gesù e del suo Corpo, della sua Chiesa, in ricerca della misericordia divina, e attendono un "segno" che tocchi la loro mente e il loro cuore! Oggi come allora l'evangelista ci ricorda che il solo "segno" è Gesù innalzato sulla croce:Gesù morto e risorto è il segno assolutamentesufficiente. In Lui possiamo comprendere la veritàdella sua vita di amore e ottenere la salvezza. È questo l'annuncio centrale della Chiesa che resta nei secoli immutato e fonte di gioia. La fede cristiana pertanto non è una ideologia, ma incontro personale, sacramentale con Cristo crocefisso e risortonell'Eucaristia con tutti i Sacramenti. Da questa esperienza, che è individuale e comunitaria, scaturisce poi un nuovo modo di pensare e agire: ha origine, come testimoniano i santi, un'esistenza segnata dall'amore di Cui Lei è Regina, Madre nel lungo cammino. E su questo lungo cammino la benedizione del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Amen

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