Celebrando l'Eucaristia mi viene la certezza di una misericordia più grande della sofferenza nella casa di riposo
Celebrando l'Eucaristia in Casa di riposo nell'attuale crisi della Chiesa non dimentico che essa è costata la morte di Croce e che da Lui proviene continuamente quella fecondità che ora mi consola e unisce gli uomini e che dà loro la certezza di una misericordia più grande della sofferenza di questomomento ecclesiale in crisi
Nel momento in cui Dio si incarna in questo mondo non ha l'aspetto dell'imperatore Augusto o del re Erode, ma è il povero Gesù di Nazareth. Nel momento in cui Dio diviene uomo, non è come uno dei potenti di questo mondo, ma è uno impotente e sofferente. Quando Dio si trasferì, per così dire, dentro questo mondo, non era il signore che troneggiava sul mondo mediterraneo – Augusto -, ma era colui che venne crocefisso nel nome dell'Augusto imperatore e sul cui capo, per scherno, stava l'iscrizione: "Questo è il re dei Giudei" (Mc 15,26). Questo scherno era ed è spesso nell'attualizzazione dell'attualizzazione eucaristica la pura e semplice verità, e il tragico è che gli uomini considerano la verità semplicemente come uno scherno. Questo deriva dal fatto che Dio – al contrario di come sempre ce lo immaginiamo – non è, per così dire, un potente che gode di sé stesso, ma è Trinità. Ciò significa che anche incarnato egli è dedizione, è un darsi. Il Padre l'Amante: totale darsi al Figlio l'Amato; il Figlio che ridona nello Spirito Santoin cambio. E in queto fatto, che Dio è dedizione totale, sta poi il cerchio dell'amore trinitario e ciò che è autenticamente divino, il potere divino in assoluto. E a questo corrisponde il fatto che il Signore muore sulla croce con le braccia tese: dedizione totale, totale donarsi agli altri. La Croce non è in contraddizione, con la dignità di Figlio di Dio, ma la sua immagine in questo mondo, l'immagine dell'amore che sacramentalmente si dona soprattutto nell'eucaristia, che diviene impotente e diviene così ciò che è veramente divino e santo.
Lo dico in altro modo: una religione e una visione del mondo che non avessero nulla da dire agli uomini quando si trovano nella sofferenza, non avrebbero nulla da dire in assoluto. Perché se l'uomo non può soffrire e la sua sofferenza non ha senso, agli allora non può neanche vivere; e se egli non può accettare la propria sofferenza, non può accettare nemmeno la sofferenza degli altri, e allora quel che domina è solo l'utile, il vantaggio, domina solo la barbarie in questo mondo. Per questo è profondamente necessario che Di ci sia venuto incontro come colui che soffre: da qui il suo amore salvifico fiorisce tra noi. E questo oggi dovrebbe suggerirci che egli ci è vicino specialmente nella sofferenza, e offrire a noi, ai sani – che egli ci attende nei sofferenti.
Quando sul Monte degli Olivi, nella solitudine più estrema e assoluta che mai ci sia stata, il Signore fu preso dall'angoscia – tutta l'angoscia dell'uomo – venne un angelo dal cielo per confortarlo (Lc 22,43). Questo conforto non fu, per così dire, un anestetico o un mezzo per lenire il dolore; fu invece fatto che gli venne incontro l'amore, del quale aveva bisogno la sua sofferenza, dandogli così il coraggio di affrontarla. E le consolazioni di Dio sono sempre così, così agiscono gi angeli di Dio. Perché la Croce nel mondo resta Croce; e resta così affinché sempre di nuovo gridiamo a lui di vere pietà di noi, di mostrarci la sua vicinanza e di darci il suo aiuto. L'odierna "orazione colletta", esortandoci ad invocare il Signore e a gridare a Lui, recita: "O Dio, che hai creato e governi l'universo, chinati col tuo sguardo su di noi, affinché possiamo sperimentare la potenza della tua misericordia per dedicarci con tutto il cuore al tuo servizio". Tu che governi, tu che reggi tutto nelle tue mani, tu che hai la responsabilità di ogni cosa, volgi lo sguardo a ciò che sta nelle tue mani. Tu sei il Creatore di noi tutti, siamo opera tua, tuoi figli, guardaci, perché siamo tuoi. Volgi il tuosguardo verso il basso. Respice, è detto in latino: chinati verso il basso, come una madre si china verso il basso, e facci sentire la tua vicinanza. Fa che diventi sperimentabile come realtà tangibile (sentiamus effectum), cosicché la tua misericordia non resti per noi solo una parola, mentre la realtà è altra cosa, ma che possiamo percepirla, che diventi esperienza fra noi. Questa è la preghiera della Chiesa in questo giorno. Con forza vogliamo affidarla al cuore di Dio per tutti i sofferenti di questo mondo.
M la Chiesa aggiunge qualcos'altro, ci dà per così dire un'indicazione su quale sia il luogo dove Dio si china, così che si possa percepire il campo magnetico della sua vicinanza. Si legge infatti: "… affinché possiamo sperimentare la realtà della tua misericordia, donaci di poterti servire con tutto il cuore". Lo sguardo di Dio si percepisce lì dove il cuore è uno, non diviso tra parole per Dio e azioni per noi stessi, lì dove è indiviso e si rende interamente disponibile a Dio: è lì che Dio ci è vicino, ed è lì che possiamo riconoscere che Egli non è una parola vuota e consolatoria, ma realtà che entra dentro la nostra vita.
E dunque vogliamo pregarlo anche che ci lasciamo nuovamente spronare da lui affinché si affidi a lui, sia rivolto a lui; e affinché in un tale volgersi al Signore, in una tale disponibilità ad accoglierlo e a servirlo, possiamo riconoscere e sperimentare la verità della sua misericordia, la verità della redenzione.
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