Per Amore in preparazione dell'Avvento la descrizione del mistero della Concezione Immacolata di Maria
Solo l'Amore conosce l'Amore
Joseph Ratzinger Benedetto XVI in "per Amore" da pag. 15 a 19
La lettura presa dalla Lettera di san Paolo agli Efesini appare come la descrizione del mistero della Concezione Immacolata di Maria: "Scelta prima della creazione del mondo, per essere santa e immacolata al suo cospetto nella carità" (Ef 1,4). Certo, questo testo parla come tale delal comune esistenza cristiana, del nostro mistero, ma si verifica totalmente e in modo esemplare solo nella prima eletta, che la Figlia di Sion, la Chiesa in persona, il modello perfetto dell'esistenza cristiana. L'elezione di Maria non la separa da noi rinserrandola in una sfera inaccessibile per noi, al contrario, nello specchio della sua vocazione esemplare possiamo imparare il mistero della nostra stessa vita. In essa e da essa possiamo vedere e comprendere che sia la grazia cioè l'Amore, che cosa sia la libertà e una vita in comunione con Cristo. Il nucleo del mistero dell'Immacolata viene qui spiegato con tre concetti:
santa e immacolata
al suo cospetto
nella carità.
Il contenuto di queste tre parole si dischiude se cominciamo la nostra lettura col terzo elemento della frase: "nella carità". Vivere nella grazia è equivalente a essere nella carità, nell'Amore. La grazia è lo Spirito Santo (la comunione del Padre con il Figlio nella Trinità), o con altre parole: la grazia è la carità. La grazia non è un qualcosa nella nostra anima, la grazia è essenzialmente relazione, è l'aprirsi dell'anima al suo vero destino, all'amore di Dio (amante il Padre, amato il Figlio, comunione d'amore lo Spirito Santo). Essere nella grazia vuol dire: lasciarsi pervadere dall'amore divino e diventare amante nella totalità della nostra esistenza.
Così si capisce la seconda indicazione della nostra lettura: "al suo cospetto". Dio è amore e solo l'amore può percepire la realtà divina. La conoscenza suppone sempre una certa uguaglianza o almeno analogia tra il conoscente e la cosa conosciuta. L'odio o una mentalità fredda non può conoscere l'amore sostanziale: Dio. Solo l'amore conosce l'amore. Perciò la conoscenza divina comincia con l'iniziativa dell'amore divino per noi e si realizza se noi accettiamo l'offerta del suo amore. Entriamo così in un cerchio meraviglioso di conoscenza e di amore. L'amore fa vedere e il vedere fa amare. Tutto questo diventa concreto nella Madonna: Maria vive al cospetto di Dio, alla sua presenza. Lo sguardo del cuore è sempre fisso in Dio e nella luce divina vede bene e in modo retto anche le sue creature. Guardando a Dio impara l'amore, diventa amore. Guardando a Dio entra nella sua verità, perché la nostraverità è che noi siamo sempre sotto gli occhi di Dio. E così Maria diventa lieta e libera, libera dalla nostra paura. Il nucleo di ogni paura è la paura della solitudine, la paura di essere non amato. Perciò dice san Giovanni: "Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore" (1 Gv 4,18).
Dicendo questo abbiamo già interrogato la prima parola mariana della nostra lettura: "santa e immacolata". La parola "santa" descrive la sfera divina, la proprietà dell'essere divino. Essere santo, applicato a una sua creatura, vuol dire che questa continuamente vive in corrispondenza all'essere divino, "partecipe della divina natura" (2Pt 1,4). Essere immacolato indica: essere liberi da fattori alienanti, incompatibili con la nostra essenza di essere a immagine e somiglianza di Dio, e non cadere qua e là nella dissomiglianza. O con altre parole: essere santi e immacolati significa vivere nella parola del Signore: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). E in che altro modo potremmo essere "come il Padre" se non essendo come il Figlio, nell'unione col Figlio, Gesù Cristo? Questa parola chiave del sermone della montagna nasconde il mistero del corpo di Cristo, che siamo noi; nasconde il mistero che nei sacramenti possiamo diventare un'unica esistenza con Cristo (Gal 3,28). E chi nel mondo fu così unito con Cristo come lo fu e lo è la Madre? Perciò vale per essa in modo singolare la lettura della liturgia dell'Immacolata: "Eletta prima della creazione del mondo per essere santa e immacolata".
Con queste riflessioni troviamo la risposta a una domanda che ritorna spesso: Ma siamo ancora liberi e quindi disponibili all'amore, se la grazia cioè l'Amore di Dio ci previene? Era libera aria, eletta per essere immacolata, prima della creazione? Può Maria essere modello per noi con la predestinazione singolare? Dietro tali domande si nasconde un concetto sbagliato di libertà, una confusione tra libertà e arbitrarietà. Vivere nella grazia cioè nell'Amore significa: vivere nel disegno originario del nostro essere, vivere in coerenza con la nostra verità, con l'idea creatrice della nostra esistenza: unire il nostro "sì" con il "sì" di Dio a noi, entrando così nell'unificazione della nostra vita con la vita divina. Su questo punto appare il nostro errore fondamentale in materia di libertà. Noi pensiamo sempre che il nucleo della libertà sia la possibilità di dire "no", e di conseguenza che la libertà si mostri nell'opposizione di un'altra volontà contraria alla volontà divina, nel creare una realtà solo nostra. È vero il contrario. La parola fondamentale della libertà è il "sì", il "no" non crea, ma distrugge. Le cose solo nostre, opposte a Dio, sono opposte anche alla verità, alal libertà e quindi all'amore. La vea creatività si apre solo nello spazio immenso dell'amore divino. Certo, la grazia esige da noi l'umiltà di accettare che Dio ci previene col suo amore; esige l'obbedienza di accettare il suo disegno di amore. Solo questo "sì" apre lo spazio della vera libertà.
La grazia cioè l'Amore non è opposta alla libertà, al contrario la libertà è una figlia della grazia. Un uomo che cerca sempre se stesso, perde così proprio se stesso e perde tutto. Solo l'uomo che si apre, si dimentica, non cerca la propria vita, ma si mette senza paura alla disposizione dell'amore eterno, trova con Dio anche se stesso. L'umile Vergine di Nazareth ci mostra la via: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Con queste parole si mette senza riserve nelle mani di Dio. E così ha guadagnato la vita per se stessa e per tutti. Seguiamola e saremo sempre liberi.
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