Israeliani e Palestinesi in Vaticano. Intesa Israele-Hamas
Nicola Scopelliti in "La Nuova Bussola" – 23 novembre 2023
Sono stati ricevuti ieri mattina da Papa Francesco. Prima, una delegazione di parenti di ostaggi israeliani detenuti a Gaza dai miliziani di Hamas. Subito dopo si è presentato un gruppo di familiari di palestinesi, anche loro vittime di questo atroce e sanguinoso conflitto.
Un'udienza preannunciata pochi giorni fa dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, e fortemente voluta da Papa Francesco, per manifestare la vicinanza spirituale di tutta la Chiesa alle sofferenze di entrambi i popoli coinvolti nel conflitto. «Si sta lavorando su questo, speriamo di poterlo realizzare al più presto», aveva detto il card. Parolin e indicava la liberazione degli ostaggi come uno dei punti fondamentali, insieme al cessate il fuoco, per una "soluzione" almeno provvisoria al dramma che si vive da oltre un mese in Palestina e Israele.
«Questa mattina ho ricevuto due delegazioni, una di israeliani che ha parenti con ostaggi a Gaza e un'altra di palestinesi con familiari prigionieri in Israele», ha annunciato Papa Francesco ai fedeli riuniti in piazza san Pietro per la consueta udienza del mercoledì. «Loro soffrono tanto. Ho sentito come soffrono ambedue i popoli». «Le guerre fanno questo, ma qui siamo andati oltre le guerre», ha denunciato il Papa: «Questa non è guerra, è terrorismo. Per favore, andiamo avanti per la pace, pregate tanto per la pace». E rivolgendosi ai fedeli presenti nella grande piazza vaticana ha così proseguito: «Che il Signore metta mano lì, che il Signore ci aiuti a risolvere i problemi e a non andare avanti con le passioni che alla fine uccidono tutti. Preghiamo per i popoli palestinese e israeliano, perché venga la pace». «Non dimentichiamo di proseguire nella preghiera per quanti soffrono a causa delle guerre in tante parti del mondo, specialmente per le care popolazioni dell'Ucraina, la martoriata Ucraina, di Israele e della Palestina», ha detto il Papa al termine dell'udienza generale, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana.
Intanto, martedì scorso, dopo che il Primo ministro Benjamin Netanyahu aveva incontrato i componenti del Consiglio di Guerra e aveva ottenuto il via libera all'accordo dello scambio dei prigionieri, la discussione si è trasferita nell'aula della Knesset, dove, dopo un vivace e a volte teso confronto, è stato dato il via libera all'accordo con 35 voti favorevoli e 3 contrari. Gli unici rappresentanti che non hanno accettato l'intesa e hanno votato contro sono stati i rappresentanti del raggruppamento ultranazionalista Otzma Yehudit del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir.
La risoluzione è stata possibile con la mediazione dell'Egitto e del Qatar, che in questi ultimi giorni avevano esercitato una forte pressione nei confronti della dirigenza di Hamas. «Israele ha accettato di consentire l'ingresso di ulteriore carburante a Gaza, nonché di ingenti quantità di aiuti umanitari. Abbiamo raggiunto un accordo di tregua umanitaria (cessate il fuoco temporaneo) per un periodo di quattro giorni, grazie agli sforzi persistenti e apprezzati del Qatar e dell'Egitto», ha affermato il portavoce di Hamas. Ma anche l'intensa pressione esercitata dall'amministrazione del presidente americano Joe Biden sul primo ministro israeliano Netanyahu al fine di allentare l'escalation nella regione che giorno dopo giorno rischiava di diventare esplosiva. La tregua dovrebbe iniziare oggi alle 10.
L'accordo prevede inoltre il rilascio di 50 cittadini israeliani – bambini, madri e altre donne – in gruppi di 12-13 persone nell'arco di quattro giorni. In cambio, Israele ha accettato un cessate il fuoco per quei quattro giorni, per la prima volta dallo scoppio della guerra, nonché di liberare 150 prigionieri palestinesi, donne e ragazzi.
L'intesa tra Israele e Hamas è stata accolta in modo positivo da tutta la comunità internazionale. Anche tra i cristiani della Terra Santa si guarda al futuro con un po' di speranza in più, nell'auspicio che questi accordi possano essere solo l'inizio di un cammino che possa portare ad una pace stabile e durevole. «L'intesa raggiunta ci rallegra», ha detto alla Nuova Bussola quotidiana mons. William Shomali, vicario generale e vescovo ausiliare per Gerusalemme e la Palestina. «Noi auspichiamo che venga siglata una pace duratura. Il cessate il fuoco è un accordo positivo, ma non sufficiente per lenire le drammatiche ferite che si sono aperte tra la popolazione nel corso di questo orribile e atroce conflitto. Gaza è completamente distrutta. Sia gli israeliani e che i palestinesi hanno subito numerosi morti. Tutte vittime innocenti. Tanti bambini e donne. Nessuno, davanti a questa tragedia può dire di aver vinto. Non c'è vittoria se tutto intorno c'è distruzione e morte. Bisogna che le armi tacciano in modo definitivo e che si rimetta in moto la macchina della diplomazia affinché questi due popoli possano vivere in pace. Sono certo», ha concluso mons. Shomali, «che il Signore non abbandonerà mai questa sua terra. Una terra che lui conosce e che ha calpestato annunciando la Buona Novella. Che la pace arrivi al più presto in Terra Santa».
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