Come memorizzo don Ferdinando, amico carissimo fin da chierico cioè 65 anni fa

Come, a 89 anni, memorizzo ancora Don Ferdinando Rancan

 

La volontà di Dio. "Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione" (1 Ts 4,3). La volontà di Dio in fondo è semplice e nel suo nocciolo è uguale per tutti: è la santitàE santità vuol dire essere conformi all'immagine di Cristo (Rm 8,29). Alla scuola di Josemaria Escrivà don Ferdinando ha considerato il santificarsi non solo come una vocazione personale, ma soprattutto come un compito per gi altri: infondere il coraggio alla santità, radunare per Cristo una comunità di fratelli e sorelle. La parola "santo" ha subito nel corso del tempo una pericolosa riduzione, operante ancora oggi. Pensiamo ai santi raffigurati sugli altari, pensiamo a miracoli e a virtù eroiche, e crediamo che si tratta di qualcosa riservato a pochi eletti, tra i quali noi non possiamo essere annoverati. Lasciamo così la santità a questi pochi sconosciuti, accontentiamoci di essere così come siamo. Don Ferdinando alla scuola di Escrivà ha scosso me, le persone da questa apatia spirituale: "no, santità non è l'eccezionale, ma l'abituale, è la normalità per ogni battezzato. Non consiste in inimitabili gesta eroiche, ma ha mille forme. È la normalità. Consiste in questo: vivere la vita abituale con lo sguardo rivolto a Dio e plasmarla con lo spirito della fede". Quanti incontri con don Ferdinando per il coraggio della santità, cioè per l'avventura dell'essere cristiani cioè vivere nellavolontà di Dio ma senza essere un moralista. Non possiamo salvarci da soli; così come l'amore presuppone l'essere amato, anche la santità ha bisogno di un altro elemento analogo: l'accettare l'essere amati da Dio: Opus Dei non Opus nostrum. Come Escrivà don Ferdinando non voleva attirare a sé ma lasciare spazio a Dio per realizzare la Sua opera. Consapevole delle parole che Gesùrivolge a noi nel Vangelo di san Giovanni: "Questa è l'pera di Dio, la fede" (Gv 6,29) cioè il darsi a Dio, affinché Egli possa agire attraverso di noi.

E quando don Ferdinando esperimenta dei risultati dice che non era stato lui a fare tutto ciò ma Opus Dei cioè Dio servendosi di uno strumento chiaramente inadeguato anche fisicamente perle tante malattie: accade soloquello che può fare Dio stesso. Don Ferdinando riconosceva la sua inadeguatezza, ma si è abbandonato in Dio. Osò qualificarsi come un don Chisciotte insegnare nel mondo d'oggi, l'umiltà, l'obbedienza, la purezza, il distacco dagli averi, l'altruismo? La volontà di Dio era per don Ferdinando la vera cosa ragionevole, corrispondente alla ragione, e così man mano emergeva la ragionevolezza di ciò che apparentemente sembrava irragionevole e assurdo.

Volontà di Dio. La volontà di Dio ha un posto e una forma concreta in questo mondoha un corpo. Nella sua Chiesa Cristo è rimasto corpo. E, per questo, l'obbedienza alla volontà di Dio è inseparabile dall'obbedienza alla Chiesa perenne. Soltanto se si vive la propria missione nell'obbedienza alla Chiesa perenne di duemila anni si ha la certezza di non confondere le proprie idee con la volontà di Dio, ma di seguire veramente la Sua chiamata. Perciò l'obbedienza alla gerarchia della Chiesa e l'unità con essa fu criterio fondamentale per don Ferdinando. La Chiesa non è un'associazione per scopi religiosi, sociali o morali: la Chiesa è sacramento.

Significa che non appartiene a sé stessa. Non realizza l'opera sua, ma deve essere a servizio dell'opera di Dio, Opus Dei. È legata alla volontà di Dio.I sacramenti rappresentano l'autentica impalcatura della sua vita. IL centro dei sacramenti è però l'Eucaristia, in cui ci tocca immediatamente questa corporeità di Gesù. Così per don Ferdinandosecondo la Chiesa significò soprattutto vivere per mezzo dell'Eucaristia. Ha amato e annunciato l'Eucaristia in tutte le sue dimensioni: come adorazione del Signore, sacramentalmente presente fra di noi; come dono, in cui Egli continua ad offrirsi a noi; come offerta, secondo le parole: "Tu non hai voluto né sacrificioné offerta, un corpo invece mi hai preparato" (Eb 10,5). Cristo può distribuirsi solo perché si è sacrificato, perché ha compiuto l'esodo dell'amoree si è offerto, si offre. Diveniamo conformi all'immagine del Figlio, figli nel Figlio (Rm 8,29) solo se ci immettiamo in questo esodo dell'amore, solo se diveniamo offerta: non c'è amore senza passione, che trasforma e ci apre.

Fin da piccolo don Ferdinando ha attraversato tante malattie e la mamma lo ha consacrato a Maria. Don Ferdinando in tutta la sua vita fu consapevole di essere sotto il manto della Madre di Dio, che gli era madre.

Ringraziamo il Signore per questa testimonianza di fede sacerdotale nel nostro tempo.

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