Adorazione, potendolo in ginocchio, per imparare a vivere alla Sua presenza
Le meditazioni di don Vincent Nagleraccolte nel volume Davanti al Re invitano il fedele a lasciarsi guardare da Lui che è l'Amore che cambia tutto, compreso il nostro modo di guardare la realtà, le sofferenze e le persone.
Fabio Piemonte in "La Nuova Bussola" - 12
«L'Adorazione eucaristica è stata la pratica che ha cambiato la mia esperienza di incontro con la realtà che si apre davanti a me. Le ore trascorse con gli occhi che fissano l'ostia eucaristica, nel riconoscimento della presenza del Signore, mi addestrano a guardare la realtà trovando Lui presente, o almeno con la domanda viva di poter individuare la Sua presenza». Così scrive don Vincent Nagle nel volume Davanti al Re (Ares, Milano 2023, pp. 160), nel quale il sacerdote americano della Fraternità sacerdotale San Carlo raccoglie «col cuore adorante» le sue meditazioni sgorgate dinanzi al Santissimo Sacramento. Si tratta di meditazioni spirituali nel solco del carisma di don Giussani, dunque non "disincarnate", ma dense di aneddoti familiari e fatti concreti anche legati al suo ministero sacerdotale.
Disporsi in adorazione significa anzitutto riconoscere di essere alla Sua Presenza, ai piedi del Dio vivo e vero. In questo senso «l'Adorazione è un esercizio di fede, un esercizio che ci aiuta a poter dire, o almeno tentare di poter dire in ogni situazione: "Egli, il Signore è qui!". É la presenza reale di Cristo infatti che salva. Di qui «stare davanti a Lui cambia completamente il modo di guardare il mondo» e costituisce anche una preziosa occasione per «purificare il proprio cuore per trovare Dio»: Gesù vivo e vero infatti «ci cambia totalmente se Gli concediamo anche il minimo credito». Dunque, come per Maria, occorre anche il nostro fiat, attraverso il quale «Egli possa continuare a ricreare e salvare il mondo».
L'Eucarestia è un regalo, sottolinea don Vincent in un'altra meditazione, che dovrebbe esortare l'uomo a riflettere sul modo che Dio sceglie per comunicare sestesso come «Colui che è la salvezza della nostra vita e del mondo intero. Lui come sempre è coinvolto in tutti gli avvenimenti, le vicende e i grandi dibattiti, ma non è interessato a distruggere chi pecca, chi mente, chi sbaglia, e noi lo facciamo spesso. Vuole salvarci e noi siamo chiamati a partecipare a quest'azione, a dire di sì, a stare in piedi senza indietreggiare avanti alla verità, a prendere le parti di Gesù. Essere custodi dell'uomo non significa combattere contro qualcuno ma condividere con tutti il regalo che Lui ci fa».
L'Adorazione eucaristica è anche e soprattutto relazione d'amore con l'Amato. «Lui è qui e io sono qui, nel punto in cui l'amante dice all'amato: "Tu non morirai mai!". Ci mettiamo davanti al Dio amante, perché siamo venuti da Lui a causa del Suo amore eterno e per null'altro». D'altra parte è bello e consolante esser consapevoli che nell'Eucarestia «c'è Qualcuno che prova gusto nello starmi accanto».
«Anche la positività dei nostri rapporti dipende dal nostro rimanere in Lui», perché «Lui è l'unica risposta possibile all'esigenza del cuore umano». Infatti «la proposta di Gesù apre a sperimentare che Qualcuno ci ha invitati, ci ha chiamati, ha offerto il Suo sangue per rendere possibile l'incontro con Lui che desidera in modo struggente di essere riconosciuto e trasmettere la vita». Di qui «questa presenza riconosciuta ci consente di rientrare nella promessa credibile che con Lui non perdiamo niente». Anzi, davanti a Lui si prospetta «il riconoscimento dell'Infinito dentro il particolare di ogni circostanza». In tale orizzonte l'Adorazione eucaristica diviene allora «la grande scuola per imparare a vivere con questo desiderio».
Relativamente alle ferite del proprio cuore, padre Nagle suggerisce di «alzare gli occhi verso di Lui per guardarlo, offrendo», affinché esse non siano «più ciò che ci stava uccidendo e diventino possibilità di condividere con Lui la Sua opera». Davanti al Re umile e misericordioso è possibile implorare la grazia di imparare a perdonare quanti ci hanno fatto del male. «Così il male che l'altro ha compiuto non cancella la bontà della mia vita, al contrario può servire per farmi avere "più Gesù", nella misura in cui «le sofferenze patite ci legano maggiormente a Gesù». Dinanzi «alla Sua presenza redentrice emerge una sola evidenza: Tutto è per te, nulla è contro di te. Tutto è per te, affinché tu esista insieme a me, per un amore eterno».
In sostanza lo «stare davanti alla sua Presenza» nell'Adorazione eucaristica è, per dirla ancora don Vincent Nagle, «l'unica modalità possibile per poter provare il gusto della nostra esistenza».
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