Cala il sipario della Gmg, tra vera fede e giovanilismo mondano

Si è conclusa domenica la trentottesima Giornata mondiale della gioventù, con un mezzo milione e mezzo di partecipanti. Una conferma: i giovani apprezzano raccoglimento e preghiera, non la Chiesa che imita il mondo. Prossimo appuntamento: Seul

Nico Spuntoni nella "Nuova Bussola" – 8 agosto 2023

La trentottesima Giornata mondiale della gioventù (Gmg) è già un ricordo. Ieri Francesco l'ha chiusa incontrando i volontari al Passeio marítimo di Algés. I cinque giorni di impegni e i quaranta gradi della capitale portoghese si sono visti tutti sul volto paonazzo del Papa mentre ascoltava le testimonianze di tre ragazzi, seduto accanto al patriarca di Lisbona, il cardinale Manuel Clemente, al prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, il cardinale Kevin Joseph Farrell e al cardinale eletto Américo Aguiar, responsabile organizzativo della Gmg.

 

Il Pontefice ha ringraziato, in spagnolo, i volontari paragonandoli ai surfisti perché in questi giorni hanno avuto a che fare con «una vera e propria ondata: non di acqua, ma di giovani che si sono riversati in questa città» riuscendo a gestire tutto «con l'aiuto di Dio, con tanta generosità e sostenendovi a vicenda». «Avete cavalcato questa grande onda ed essa vi ha portati ancora più in alto», ha detto loro il Papa.

 

L'altissimo numero di presenze a Lisbona per la Gmg ha sorpreso anche il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa che ha potuto vedere con i propri occhi la vitalità della Chiesa cattolica, commentando che la mobilitazione di un milione e mezzo di partecipanti rappresenta «qualcosa di mai visto in Portogallo» e di «pazzesco».

 

In mattinata, dopo aver lasciato la nunziatura dove ha dormito in questi giorni, Francesco ha presieduto, nel Parque Tejo, la Santa Messa conclusiva, in occasione della festa della Trasfigurazione del Signore. Liturgia eucaristica affidata al padrone di casa, il cardinale patriarca Manuel Clemente. Nell'omelia, il Papa ha ripetuto alcune delle poche parole che Gesù, sul monte della Trasfigurazione, disse ai suoi discepoli: «Non temete». Poi l'invito ai giovani: «Non abbiate paura». Non ha citato il suo predecessore, ma quelle tre parole riportano subito alla mente la straordinaria omelia della Messa di inaugurazione del pontificato di san Giovanni Paolo II che poi gridò il nome di Cristo. Il santo polacco è stato però menzionato nell'Angelus con il «ringraziamento speciale a chi ha vegliato sulla Gmg dall'alto». Nella recita della preghiera al Parque Tejo, Francesco non ha fatto mancare un appello a pregare per la pace. Lo ha chiamato «il sogno della pace» e ha invitato i giovani a mettere «nelle mani di Maria, Regina della pace, il futuro dell'umanità».

 

Nella cerimonia della mattina c'è stato anche l'annuncio della città ospitante della prossima edizione che sarà Seul, la capitale della Corea del Sud. La Gmg, ha osservato il Papa, «dalla frontiera occidentale dell'Europa si trasferirà nel lontano Oriente, un bellissimo simbolo dell'universalità della Chiesa e del sogno di unità di cui voi siete testimoni». Ripartito da Lisbona nel tardo pomeriggio, Francesco è atterrato all'aeroporto di Roma Fiumicino in serata.

 

Cosa resta ai giovani pellegrini dell'esperienza di questa Gmg? I giudizi, come spesso avviene in questi casi, sono contrastanti ma in generale permane la gioia per averla vissuta in raccoglimento, confessandosi e soprattutto la sensazione di toccare con mano quella che Benedetto XVI definiva la fecondità del mandato di Cristo alla Chiesa di andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo. E questo contrariamente a chi si illudeva di coinvolgere nell'evento un numero maggiore di nuove generazioni promettendo di non voler convertire in alcun modo a Cristo o alla Chiesa cattolica.

 

Il pellegrinaggio a Fatima, le tende con le adorazioni eucaristiche perpetue, il silenzio della preghiera notturna con tanti altri fratelli nella fede, il confronto su questioni spirituali sono i ricordi che risultano più lieti ai reduci della Gmg, mentre l'aspetto più mondano dell'evento non riesce ad essere attrattivo agli occhi dei giovani partecipanti consultati: ad esempio, il remix techno del «non abbiate paura» di san Giovanni Paolo II.

 

Insomma, l'esaltazione ad ogni costo del giovanilismo e la sua scimmiottatura malriuscita non funzionano perché sanno di "vecchio" e i giovani che vanno alla Gmg preferiscono la preghiera, la riflessione e i momenti di comunità non forzati. Per tutto il resto, arrivata alla trentottesima edizione con numeri superiori al milione di partecipanti, la Giornata mondiale della gioventù si conferma ancora una delle tante intuizioni riuscite di san Giovanni Paolo II.

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