XV domenica

XV Domenica (Mt 13,1-23) "11 
seminatore uscì a seminare" Ogni 
Messa è una relazione di amore, che 
si apre e si conclude col bacio 
dell'altare, perché ogni esistenza 
umana sia raggiunta affettivamente 
dalla presenza e azione di Cristo.

L'affettività a Cristo rende efficace 
l'ascolto della Sua Parola

Gesù si rivolge allora alla folla e in questo momento a noi qui convenuti con 
la celebre parabola del seminatore. 
È una pagina in qualche modo 
"autobiografica", perché riflette l'esperienza stessa di Gesù, della sua 
predicazione: Egli si identifica con il seminatore unica fonte della Rivelazione, 
che sparge il buon seme della Parola di Dio, e si accorge dei diversi effetti che 
ottiene, a seconda del tipo di accoglienza riservata all'annuncio, a chi annuncia. 
C'è chi ascolta superficialmente l'unica Fonte della Rivelazione (Bibbia e 
Tradizione non sono fonti ma veicoli) ma non l'accoglie; c'è chi l'accoglie sul 
momento ma non ha costanza e uscito di Chiesa perde tutto; c'è chi viene 
sopraffatto dalle preoccupazioni e seduzioni del mondo; e c'è chi congiunge 
all'udire un ubbidire affettivo come il terreno buono: qui la Parola porta frutto 
in abbondanza. Ma questo Vangelo insiste anche sul "metodo" della 
predicazione di Gesù, cioè appunto, sull'uso delle parabole. "Perché a loro parli 
con parabole?" - domandano i discepoli (Mt 13,10). E Gesù risponde ponendo 
una distinzione tra loro che ascoltano affettivamente e la folla superficiale: ai 
discepoli, cioè a coloro che si sono già decisi interiormente per Lui, Egli può 
parlare del Regno di Dio apertamente, invece agli altri privi di uno sguardo 
affettivo verso di Lui deve annunciarlo in parabole, per stimolare appunto la 
decisione, la conversione del cuore; le parabole, infatti, per loro na


richiedono uno sforzo di interpretazione, stimolano la sensibilità, interpellano 
l'intelligenza ma anche la volontà, il libero arbitrio.

Spiega san Giovanni Crisostomo l'affettività perché non basta intendere:

"Gesù ha pronunciato queste parole con l'intento di attirare affettivamente a sé 
i suoi ascoltatori e sollecitarli assicurando che, se si rivolgeranno affettivamente 
a Lui, Egli li guarirà (Commento a Matteo 45,1-2). In fondo, la vera "Parabola" di 
Dio 
è Gesù stesso, la sua Persona che, nel segno dell'umanità, nasconde e al 
tempo stesso rivela la divinità. In questo modo Dio non ci costringe a credere in 
Lui, ma ci attira in questo moneto a Sé con la verità e la bontà del suo Figlio 
incarnato: l'amore, infatti, rispetta sempre la libertà, il libero arbitrio. E Lei 
appare come Regina dell'ammore per ravvivare l'affettività a Suo Figlio.

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