Vescovi USA contro i politici cattolici pro-aborto, esempio da imitare

Il cattolico si oppone alla regolamentazione dell'aborto per motivi religiosi ma anche per motivi laici cioè di ragione e quindi non si tratta di imporre la propria fede a nessuno ma di richiamare tutti ad una verità naturale

Stefano Fontana nella "Nuova Bussola" – 1 luglio2023

 

Un fatto di grande interesse è accaduto negli Stati Uniti: i vescovi hanno corretto la posizione a favore dell'aborto rivendicata da un gruppo di deputati cattolici. L'intervento episcopale ha permesso di chiarire alcuni punti fondamentali della questione politica circa i cattolici e l'aborto: dal ruolo della coscienza al compito dei fedeli laici, fino al senso autentico della laicità e della libertà di religione. Ha anche scritto un nuovo importante capitolo nel rapporto tra i vescovi USA e papa Francesco: su questo punto, come è noto, tra i due non c'era e non c'è convergenza.

 

Con una dichiarazione di principi scritta il 24 giugno scorso, primo anniversario della sentenza della Corte suprema che ha rovesciato la Roe vs Wade circa il diritto all'aborto, su carta intestata del Congresso, una trentina di deputati, tra cui l'attuale capogruppo Rosa L. DeLauro e la veterana Nancy Pelosi, hanno nuovamente elencato le motivazioni che li spinge, in quanto cattolici, a battersi per promuovere il diritto all'aborto.

 

La loro argomentazione si basa su quattro punti, tutti conseguenti – secondo i firmatari – ai principi della Dottrina sociale della Chiesa. Il primo punto riguarda il dovere di aiutare gli svantaggiati e le donne che abortiscono rientrerebbero nelle categorie dei poveri, dei discriminati e delle vittime del razzismo. Il secondo è che la coscienza informata deve essere lasciata libera nelle decisioni circa il proprio corpo, citando il Catechismo quando dice che alla coscienza si deve sempre obbedire anche quando è erronea. Il terzo è la separazione tra la Chiesa e lo Stato con la impossibilità di imporre per legge un proprio credo religioso a chi non lo condivide. Il quarto è il riferimento addirittura alla Christifideles laici di Giovanni Paolo II secondo la quale il compito dei laici sarebbe solo di una generale animazione etica.

 

La debolezza di questi argomenti è di grande evidenza. Andando per ordine: 1) le donne che abortiscono non sempre sono vittime di ingiustizia sociale, mentre lo sono certamente i bambini abortiti; 2) L'ignoranza invincibile della erroneità della propria coscienza che ci libera dalla responsabilità morale è molto difficile da provare; 3) Il cattolico si oppone alla regolamentazione dell'aborto per motivi religiosi ma anche per motivi (laici) di ragione e quindi non si tratta di imporre la propria fede a nessuno ma di richiamare tutti ad una verità naturale; 4) infine sul passo temerario di utilizzare la Christifideles laici è meglio stendere un velo pietoso.

 

Poteva andare come è andata altre volte, ognuno per sé e Dio per tutti. Ed invece il 28 giugno il presidente dei vescovi americani fresco di nomina, Timothy Broglio, già ordinario militare, insieme con i vescovi di Arlington (Virginia) e di Brownsville (Texas), ha rilasciato una dichiarazione correttiva a nome dell'intero episcopato. Molto chiara la condanna della posizione dei cattolici democratici: «I membri del Congresso che hanno recentemente invocato gli insegnamenti della stessa fede cattolica per giustificare l'aborto o sostenere un presunto diritto all'aborto distorcono gravemente la fede. È sbagliato e incoerente affermare che la soppressione della vita umana innocente nella sua fase più vulnerabile possa mai essere coerente con i valori del sostegno alla dignità e al benessere di coloro che ne hanno bisogno». Dopo aver ricordato l'insegnamento chiaro del Catechismo (nn. 2270 e 2273) i vescovi dicono che «L'aborto viola questo rispetto ai bambini pre-nati e porta indicibili sofferenze a innumerevoli donne».

 

Quanto alla coscienza, proprio a causa della grande considerazione che essa merita, «i responsabili politici dovrebbero sostenere la libertà dei cattolici e degli altri di servire il bene comune in accordo con le loro convinzioni in una vasta gamma di aree (…) Tuttavia, la coscienza non è una licenza per commettere il male e prendere vite innocenti. La coscienza non può e non giustifica l'atto o il sostegno all'aborto. Infatti, la coscienza "deve essere informata e il giudizio morale illuminato" dalla Parola di Dio nella fede e nella preghiera, e "guidato dall'autorevole insegnamento della Chiesa" [CCC 1783, 1785]. Inoltre, la realtà che i nascituri sono nostri fratelli e sorelle viventi non è solo una questione di fede, ma è attestata dalla scienza e dalla sana ragione».

 

Questo intervento è di notevole importanza. Intanto è rivolto ai cattolici democratici americani ma vale anche per quelli europei e per tutti coloro che si nascondono dietro quelle argomentazioni. Per questo costituisce uno stimolo anche per simili prese di posizione di altri episcopati. Inoltre, la "dichiarazione correttiva" conferma che, nonostante i cambiamenti al vertice della Conferenza episcopale degli Stati Uniti e nonostante le azioni di disturbo della Santa Sede e dello stesso Francesco, la linea della Chiesa americana continua ad essere di protezione della legge naturale. Infine, indirettamente la "dichiarazione" ripropone il tema non risolto dell'accostamento alla comunione dei cattolici favorevoli all'aborto. Ed anche in questo caso a subire danni è la posizione di decisa apertura di papa Francesco.

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