Conoscere e celebrare bene la liturgia del Vaticano II senza escludere la forma straordinaria

CONOSCERE E CELEBRARE BENE LA LITURGIA DEL VATICANO II senza escludere la forma straordinaria.

DON ENRICO FINOTTI

Già ipapa GiovannPaolo II nell'anno eucaristic(ottobre 2004-ottobre 2005)che seguiva al grande Giubileo de2000aveva auspicato che si leggesse con rinnovato studio l'Ordinamento Generale del Messale Romano, ivista di una qualificazione maggiore nella celebrazione della liturgia: Mistero grandel'Eucaristia! Misterche dev'essere innanzitutto ben celebrato. Bisogna che la santa Messsia posta al centro della vitcristiana, e che in ogni comunità si faccia di tutto pecelebrarla decorosamente, secondo le norme stabilitecon la partecipazione del popolo, avvalendosdei diversministri nell'esercizio decompiti per essprevisti, e con una seria attenzione anche all'aspetto di sacralità che deve caratterizzare il canto e la musica liturgica. Un impegno concreto di questo Anno dell'Eucaristia potrebbe essere quello dstudiare a fondo, in ogni comunità parrocchialel'Ordinamento Generale del Messale Romano lNella Lettera ai Vescovi, allegata al Motu proprio, 2007  il papa Benedetto XVha dichiarato: «La garanzia più sicura che il Messale dPaolo VI possa unire le comunità parrocchiali e venga da loro amato consiste nel celebrare con grande riverenza in conformità allprescrizioniciò rende visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo Messale» 2.È allora necessario un nuovo approfondimento della liturgia del Vaticano IIuna seria verifica sulla fedeltà alleditio tipica dei libri liturgici e un conseguente e deciso impegno a celebrare in modo competente e degno, secondo i nuovi ordines. Il rinnovamento conciliare della liturgia ha l'espressione più evidente nella pubblicazione dei libri liturgici. Dopo iprimo periodo nel quale c'è stato un graduale inserimento detesti rinnovatall'interno delle celebrazioni liturgiche, si rende necessario un approfondimento delle ricchezze e delle potenzialità che essi racchiudono [ ..]. Occorre pertanto una pastorale liturgica intonata a una piena fedeltà ai nuovi ordinesIn questa terza parte vengono esposte alcune questioni di fondo che debbono essere considerate per avere una comprensione almeno essenziale delle differenze tra la forma attuale della liturgia romana e quella immediatamente precedente al Concilio (ed1962), dalla quale il novus orda si è coerentemente sviluppato, assumendo tuttavia, tradizioni ancora più antiche, centonizzate o superate nel corso dei secoli e che la Chiesa ha inteso recuperare, restaurare e riproporre. Se si fa iconfronto ed è indispensabile farlo per una serenità e oggettività di giudizio tra iMessale attuale e quello del Concilio di Trento, ci srende conto degrande arricchimento dell'attuale Messalrispetto aprecedente ... ]. Valorizzare testi che erano andati perduti o comporne di nuovi magari con espressioni dello stesso Concilio Vaticano II è stata un'operazione per recuperare imeglio del passato e del presente, e rilanciarlo dopo un'attenta verifica che chiama in causa la responsabilità della Chiesa sia attraverso la Congregazione per la Dottrindella Fede e quella per iCulto divino, sia mediante l'autorità dello stesso Pontefice attraverso una Costituzione apostolica o altro documento. È così che moltricchezze dottrinali e spirituali che i Padri del Concilio di Trento non conoscevano sono state tratte fuori dall'oscurità delle biblioteche e messe in luce per rischiarare e nutrire la mente, il cuore, l'animo dei fedeli, la vita delle Chiese locali 4.I testi degli antichi sacramentari, quelli già conosciuti del Messale plenario tridentino e nuove composizioni ispirate ai decreti deConcilio Vaticano II costituiscono il prezioso scrigno del Messale vigente: «Le quasi 2000 orazioni presenti nell' attuale Messale recuperano tutte (salvo pochissime eccezioni) le orazioni del precedente Messale; ma recuperano però anche molti altri testi degli antichi sacramentariA tutto questo si aggiunge una serie di nuovi testi elaborati secondo lo stile della liturgia romana valorizzando anche espressioni conciliari» 5.Nel corso di questa trattazione alcuni «incisi» metteranno in luce aspetti abusivi o mancanti nella realizzazione concreta delle celebrazioni liturgiche. Altre volte si propongono dei recuperi di elementi dell'ususantiquior (1962) che potrebbero ritornare ad impreziosire il rito nella sua forma attualeIn tal modo si allontanano situazioni abusive che potrebbero incautamente solidificarsi non essendo neppure più percepite e una saggia rivisitazione della forma precedente potrebbe essere provvidenziale per un ulteriore arricchimento. Le parole che Paolo VI rivolse alla VII Sessione plenaria del Consilium Liturgicum il 13 ottobre 1966 devono ispirare ancora tutti coloro che si accostano per approfondire e per ben celebrare la liturgia rinnovata. Vostro primo ufficio è di esaminare le sacre cerimonie già in uso nella Chiesa: è alla loro revisione, alla loro riforma, che voi lavorate; e questo esame, che non offre per sé particolari difficoltà essendo a tutti note tali cerimonieesige tuttavia particolari doti spirituali: il senso del sacro, che incute riverenza petali cerimonie che la Chiesa adibì al culto divino; il rispetto della tradizione, dalla quale è data a Noi un'eredità preziosa e venerata; l'intelligenza storica circa la formazione dei riti oggi da rivedere e il loro vero significato, sia eucologico che simbolico; e così via: così che né preconcetto proposito di cambiamenti ingiustificati, né fretta iconoclasta che tutto vorrebbe riformare e cambiare devono guidare tale esame, ma religiosa prudenza e intelligente rispetto; ciò ch'è meglio dobbiamo cercare piuttosto che ciò ch'è nuovo; e nel nuovo ciò che riporta a Noi i tesori dei monumenti più ispirati della pietà cristiana vorremmo preferire alle nostre moderne invenzionisenza con ciò sigillare alla Chiesa d'oggi le labbra per qualche su«cantico nuovo », se davvero il soffio dello Spirito Santo a tanto la abilita (Se 23)6.

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