Un aiuto alla spiritualità evangelizzatrice dei sacerdoti diocesani



In casa di riposo per sacerdoti qui a Negrar mi è capitato di rileggere un mio libro su "Proposta per una spiritualità evangelizzatrice dei presbiteri diocesani all'inizio del nuovo millennio" alla luce di tanti santi veronesi pubblicato pro-manuscripto nel 2005. Inizio con la Premessa

 

La complessità propria della vita contemporanea rende ancor più acuta la necessità che ogni presbitero scelga e segua, come condizione e frutto di maturità spiritualeuna regola di vita sapienziale, operativa, concreta.

Si tratta di riprendere le persuasioni che troviamo nella lunga storia dei presbiteri diocesani di Verona, soprattutto di quelli beatificati e canonizzati, come traccia sapienziale e operativa insieme, che ci aiuti a fissare linee ispiratrici, impegni, priorità e ritmi di una regola di vita: uno strumento utile per tenere vivo, in vista della "nuova evangelizzazione" a cui lo Spirito Santo sta chiamando tutti, lo slancio della carità pastorale o santità presbiterale.

Per ravvivare "il dono di Dio che è in noi" (2 Tm 1,6) e fare in modo che la carità pastorale dia realmente "forma" alla nostra esistenza presbiterale, siamo invitati a scegliere e seguire una regola di vita personale suggerita dal magistero. Si tratta di dare concretezza alla nostra vita spirituale, con l'umiltà di chi non presume di sé, vuol essere fedele nel servizio per "misurare" la propria autenticità e verificarla continuamente.

Il coraggio di fissare le linee ispiratrici, priorità, appuntamenti, che scandiscono la nostra esistenza secondo le esigenze della carità pastorale, ci aiuterà a reagire alle tentazioni della pigrizia e dell'incostanza e ad evitare il rischio di un'esistenza frantumata dall'improvvisazione e travolta da un pragmatismo senz'anima.

Tutto ciò contribuirà anche a imprimere un volto più umano ed evangelico alla nostra vita di sacerdoti, a cominciare dalla qualità delle nostre relazioni con Dio e con gi altri, e dal rapporto col tempo, da imparare a spendere con serenità e gratuità, perché accolto come dono, vivendo ogni istante come un appuntamento con Dio presente nell'incontro con ogni uomo, anche non credente o moralmente non corretto.

C'è una tentazione che da sempre insidia ogni cammino spirituale e la stessa azione pastorale: quella di pensare che i risultati dipendano totalmente dalla nostra capacità di fare e di programmare. Certo, Dio chiede a noipresbiteri una reale collaborazione intelligente alla sua grazia, e dunque ci invita a investire, nel nostro servizio alla causa del regno, tutte le nostre risorse di intelligenza e di operatività. Ma guai a dimenticare la parola di Gesù: "Senza di me non potete fare nulla" (Gv 15,5), con cui il Signore ci mette in guardia sulla necessità di rimanere, soprattutto con la preghiera, sacramentalmente uniti a Lui per portare frutto e considerarci "ministri" cioè totalmente relativi a Lui (!) e non i padroni o gli iniziatori dell'impresa salvifica cristiana. Per mezzo del presbiteromaestro della Parola, ministro dei Sacramenti e guida della comunità cristiana affidatagli dal successore degli apostoli, tutta la Chiesa, fedeli-laici e fedeli-consacrati, prende coscienza, nella fede, di non essere da sestesso, ma pastoralmente dalla grazia di Cristo nello Spirito Santo.

Gli Apostoli e i loro successori, quali detentori di questa autorità sacramentale che viene loro dalla presenza del Signore crocefisso e risorto, capoe pastore, sono posti, col loro ministero di fronte allChiesa come prolungamento visibile e segno sacramentale della presenza di Cristo, origine permanente, continua e sempre nuova della salvezza.

È il principio essenziale del primato della grazia, che noi presbiteri siamo chiamati a testimoniare con una trasparenza ancora più grande, perché tale primato costituisce la stessa ragione d'essere della nostra vita e cioè del ministero ordinato nella Chiesa.

Questa sorprendente verità ci permette di affrontare i contrasti e le fatiche apostoliche, in cui esperimentiamo i nostri limiti personali e la nostra inadeguatezza, senza abbatterci, riconoscendo come l'Apostolo di avere "questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (2 Cor 4,7).

Nie nostri cuori, sottoposti alla tentazione di confidare troppo nei nostri mezzi umani e nelle risorse personali più che nei doni di grazia di cui siamodispensatori, col rischio di acre in cocenti frustazioni e in vuoti affettivi e di intensificare l'efficacia apostolica con l'efficienza esteriore e operativalo Spirito fa risuonare la consolante promessa del Signore crocefisso e risorto, sempre presente: "Ti basta la mia grazia". La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza" (2 Cor 12,9).

Tale fiducia nella grazia del Signore ci libera da sicurezze ingannevoli, dall'appannamento delle vere priorità, dalla tristezza e dall'avvilimento nelle delusioni, poiché se quello che facciamo è impegnato di fede e di carità, fecondato dalla preghiera e attuato in uno stile ecclesiale che tende allacomunione fraterna col Vescovo e con tutti i presbiteri, ci fa toccare con mano risultati insperati e accadimenti imprevisti. I nostri stessi insuccessi pastorali, mentre ci rendono consapevoli di essere "servi inutili" (Lc 17,10), "piccola buca", "piccola tana", come diceva san Giovanni Calabria, non mancano di una misteriosa e reale fecondità sacramentale.

Questa consolante certezza, che interiormente ci dà pace e gioia anche nelle tribolazioni, non ci esime dal dovere di impiegare tutte le nostre energie nel servizio del Signore e nella costante verifica della nostra corrispondenza ai suoi doni, da attuare sia attraverso il fedele esame di coscienza quotidiano allaluce della "lectio divina" del breviario e degli accadimenti di grazia, sia attraverso opportuni momenti di revisione di vita comunitaria e il prezioso aiuto di una continua direzione spirituale.

Alle regolari occasioni di verifica occorre unire quelle di ricarica spiritualecome la sapiente tradizione dei ritiri spirituali annuali, da vivere con il silenzio continuativo e con comunicazioni reciproche di grazie davanti all'esposizione del Santissimo.

In questo cammino fiducioso di grazia, un posto speciale va riservato al momento sacramentale dell'esame di coscienza quotidiano e al sacramento della penitenza, da celebrare con regolarità senza lasciar passare il mese.

È su questo terreno fertile della grande Tradizione cattolica che occorre innestare identità e missione in vita della "nuova evangelizzazione" a cui lo Spirito Santo sta chiamando tutti fedeli attraverso la persona e l'autorità del Santo Padre (siamo nel 2005).

Si tratta di maturare un atteggiamento teso a spalancare le porte della storia anche secolarizzata a Gesù Cristo, nostro Dio e unico Salvatore.

Anche a Verona, interi gruppi di battezzati che hanno perso il senso vivo della fede, o addirittura non si riconoscono più come membri della Chiesa, conducono un'esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo. In questo momento urge una nuova "evangelizzazione", cioè pastoralmente una reazione materna della Chiesa davanti all'indebolimento della fede o all'oscuramento delle esigenze morali della vita cristiana di tanti suoi figli. Sono molti infatti i battezzati che, cittadini di un mondo religiosamente indifferente, purmantenendo una certa fede, vivono praticamente nell'indifferentismo religioso e morale, lontani dalla Parola di Dio e dai Sacramentifonti essenziali di una vita cristiana permeata di amore. Ma ci sono anche altre persone, nate da genitori cristiani e forse anche battezzate, che non hanno ricevuto i fondamenti della fede e conducono un'esistenza praticamente atea. A tutti guarda l'Amante, l'Amato, la Comunione di Amore trinitaria, Padre, Figli, Spirito Santo e quindi la Chiesa con immenso amore, sentendo urgente, nei loro confronti, il dovere di assecondare il loro diritto temprale di conoscere il mistero di Cristo nel quale tutta l'umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che cerca a tentoni su Dio, sull'uomo e sul suo destino, sulla vita, sulla morte e sulla verità. Li vuole attrarre alla comunione ecclesiale perché, con la grazia dello Spirito Santo, ritrovino Gesù e il Padre.

L'impegno di "nuova evangelizzazione" mira all'essenziale per riaccendere in molte coscienze confusamente cristiane la luce della fede, per far riecheggiare pubblicamente nella società il lieto annuncio dell'unica salvezza e per ravvivare in una diocesi come Verona particolarmente missionaria la responsabilità della missione "ad gentes", cioè portare il Vangelo a tutti gli uomini che non conoscono ancora Cristo e non partecipano dei suoi doni salvifici. Per la Chiesa, Madre e Maestra, la missione "ad gentes" e la "nuova evangelizzazione" sono oggi più che mai, inseparabili aspetti del mandato di insegnare, santificare e guidare tutti gli uomini verso il Padre. Anche i cristiani fervorosi, che pure non mancano, hanno bisogno di un amabile e continuo incoraggiamento nel tendere alla santità, a cui sono chiamati da Dio e dalla Chiesa cioè da Gesù Crocefisso, risorto, asceso al cielo e quindi presente, soprattutto eucaristcamente, nei suoi. Qui sta il vero motore della "nuova evangelizzazione".

Ogni fedele cristiano, ogni figlio della Chiesa rafforza la propria fede donandola, e ridonandola nella "nuova evangelizzazione", nella missione "ad gentes", ogni presbitero può rivivere lo stupore della chiamata divina a servire la porzione dle popolo di Dio a Lui affidata dal Vescovi in comunione con tutti i presbiteri, quale maestro della Parola e ministro dell'Eucarestia, dei Sacramenti con amore pastorale verso il suo gregge.

Don Gino Oliosi

Per avere gratuitamente il libro pro manuscritto richiederlo a:

Don Enzo Boninsegna

Via San Giovanni Lupatoto

Tel.: o45 8201679 – Cell.: 3389908824

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