San Giuseppe, esempio di paternità
San Giuseppe, definito da Ratzinger, "L'uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia, anche davanti ad un annuncio così stupefacente"
Liana Marabini in "La Nuova Bussola" – 16 gennaio 2023
Squisito esempio di padre putativo, Giuseppe è descritto da Ratzinger prima di tutto come un uomo giusto. Numerose sono le feste e le solennità che a lui si ispirano. E in Provenza c'è anche un santuario dove apparve.
Dopo i funerali del papa emerito Benedetto XVI, continuiamo a rendergli omaggio, parlando questa volta dei santi che più lo ispiravano.
Il primo fra tutti è san Giuseppe, che il papa definisce "l'uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia, anche davanti ad un annuncio così stupefacente" (si riferisce all'Annunciazione). Squisito esempio di padre putativo, Giuseppe è descritto da Benedetto XVI prima di tutto come un uomo giusto: "Solo Dio poteva dare a Giuseppe la forza di dar credito all'angelo. Egli è modello dell'uomo giusto che, in perfetta sintonia con la sua sposa, accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana".
Infatti Giuseppe protegge Maria e Gesù contro tutte le avversità, a cominciare dalla stalla in cui nasce l Figlio di Dio: la sua figura non può essere separata da quelle della Vergine Maria e di Gesù.
San Bonaventura è il primo teologo a ripensare Giuseppe come protettore di Maria e Gesù Bambino, mentre Duns Scoto, anche lui francescano, propone una spiegazione di Giuseppe come sposo di Maria in De matrimonio inter B.V. Mariam et sanctum Joseph. In questo scritto il grande teologo spiega la distinzione tra il diritto sui corpi e il loro uso nel matrimonio che, in questo caso, è da considerarsi una "questione divina regolata dallo Spirito Santo".
Anche Tommaso d'Aquino riflette molto sulla presenza di Giuseppe nel piano dell'Incarnazione e ne vede la grande utilità, perché Cristo aveva bisogno del nome, delle cure e della protezione di un padre umano. Secondo le leggi del tempo, se Maria non fosse stata sposata, i Giudei l'avrebbero considerata un'adultera e l'avrebbero lapidata. Il teologo medievale continua dicendo che il matrimonio di Maria e di Giuseppe fu un vero matrimonio: "Essi erano uniti l'uno all'altro dall'amore reciproco, un amore spirituale. Si scambiarono quei diritti coniugali che sono inerenti al matrimonio, anche se, per il loro voto di verginità, non ne fecero uso".
Giuseppe compie il suo ruolo con umiltà e infinità fedeltà, conscio della responsabilità che ha: è un modello umano e non è un caso che il suo culto cominci già nel XII secolo. San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), mistico benedettino, ha descritto con chiarezza la figura nascosta e umile di Giuseppe prendendolo spesso ad esempio nelle sue predicazioni. Nei Sermoni composti per le feste della Madonna (In laudibus Virginis Mariae), troviamo brani in cui afferma che "la fama della Vergine Maria non sarebbe integra senza la presenza di Giuseppe". Sul santo, avverte Bernardo, non esiste "nessun dubbio che sia stato sempre un uomo buono e fedele. La sua sposa era la Madre del Salvatore. Servo fedele, ripeto, e saggio, scelto dal Signore per confortare la Madre sua e provvedere al sostentamento di suo figlio, il solo coadiutore fedelissimo, sulla terra, del grande disegno di Dio".
Bernardo di Chiaravalle ha una grande influenza anche sulla letteratura e la poesia medievale: addirittura Dante Alighieri invoca degnamente il nome di san Giuseppe al vertice della Divina Commedia.
La devozione a san Giuseppe cresce nei secoli seguenti e culmina dopo una sua apparizione in un paesino della Provenza: Cotignac. La singolarità di questa apparizione è doppia: prima di tutto perché qui Giuseppe appare da solo (nel 1660) e poi perché appare in un luogo dove era apparsa già anche la Vergine Maria, più di un secolo prima (nel 1519), con in grembo il bambino Gesù e avendo accanto l'Arcangelo Michele e san Bernardo. Fu così costruito un santuario dedicato a Santa Maria delle Grazie, che divenne presto un luogo di pellegrinaggio per le coppie che desideravano avere figli.
Lo è ancora oggi ed è stupefacente leggere la placca affissa all'entrata: è un testo di gratitudine verso la Vergine Maria, alla quale l'autore ringrazia per la propria nascita (considerata un miracolo in quanto la regina sembrava sterile) ed esistenza. Il padre, Luigi XIII a seguito di questo miracolo, ha consacrato il Regno di Francia alla Vergine di Cotignac.
L'autore del testo che figura sulla targa è Luigi XIV che viene concepito, appunto, dopo un pellegrinaggio di sua madre, la regina di Francia, al Santuario. La targa è stata posta in occasione del pellegrinaggio che il Re Sole stesso fece a Cotignac nel 1663.
Giuseppe invece apparve in una giornata particolarmente calda ad un giovane pastore, assetato e stanco dalla calura. Il ragazzo di siede, sfinito, appoggiandosi ad una roccia contundente e guardando esausto le sue capre che pascolano la poca erba giallognola. Accanto a lui arriva d'improvviso un uomo anziano dalla statura imponente, che gli indica un masso e dice: «Io sono Giuseppe, sollevalo e berrai». E così fu. Sul luogo sorse un'abbazia dedicata a san Giuseppe, attualmente monastero di clausura.
La sorgente sgorga ancora oggi da quel suolo pietroso e migliaia di pellegrini accorrono da secoli da ogni parte del mondo per rendere omaggio a quella meravigliosa apparizione di San Giuseppe.
A San Giuseppe sono legate molte tradizioni, in Italia e nel mondo: le tavole di san Giuseppe e i falò a lui dedicati sono tra le commemorazioni più varie, a seconda della regione o del Paese. Nella Chiesa cattolica la festa dedicata a san Giuseppe ha luogo il 19 marzo. In alcuni luoghi, come in Vaticano e in Cantone Ticino (ma non in Italia), è festa di precetto.
I primi a celebrarla furono i monaci benedettini nel 1030, seguiti dai Servi di Maria nel 1324 e dai francescani nel 1399. Venne infine promossa dagli interventi dei papi Sisto IV e Pio V e resa obbligatoria nel 1621 da Gregorio XV. Un'altra festa era quella dello "Sposalizio di Maria Santissima con san Giuseppe" iniziata in Francia nel 1517, adottata dai Francescani nel 1537, promossa in modo particolare da san Gaspare Bertoni, celebrata il 23 gennaio.
Pio IX nel 1847 invece estese a tutta la Chiesa la festa del Patrocinio di san Giuseppe, già celebrata a Roma dal 1478: veniva celebrata la terza domenica dopo Pasqua e fu trasferita in seguito al terzo mercoledì dopo Pasqua. Venne, infine, sostituita nel 1955 da papa Pio XII con la festa di "san Giuseppe Artigiano", assegnata al 1º maggio, affinché la festa del lavoro potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici.
In alcuni luoghi era celebrata, il 17 febbraio, "la Fuga in Egitto", conservata ancora oggi nel calendario particolare della Chiesa cattolica in Egitto, mentre i Copti la ricordano il 1º giugno.
Infine, san Giuseppe è ricordato nella festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, collegata al tempo di Natale. Questa festa è stata introdotta del calendario romano generale da Benedetto XV nel 1921 per essere celebrata nella domenica entro l'ottava dell'Epifania (7–13 gennaio). Dal 1959 si celebra nella domenica che intercorre tra il Natale e il Capodanno; in assenza della domenica la si festeggia il 30 dicembre. Nel rito ambrosiano la ricorrenza viene celebrata nella terza o quarta domenica successiva all'Epifania.
San Giuseppe è stato raffigurato dai più grandi artisti in innumerevoli dipinti e sculture; a lui sono dedicati tanti luoghi di culto nel mondo intero; le giornate festive a lui dedicate sono diverse; e, come abbiamo vito, anche le tradizioni popolari legate al santo sono tantissime (molte di esse gastronomiche).
Ma ciò che rende emozionalmente vicino al nostro cuore Giuseppe è il fatto che con il suo ruolo nella vita di Gesù, rappresenta un modello di paternità che trascende i vincoli di sangue.
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