Stop alla guerra. Mobilitazione per il 5 novembre, boom di adesioni per la pace
Stop alla guerra. Mobilitazione per il 5 novembre
Giorgia Meloni prepara i suoi primi viaggi. Si parla di Washington, forse Kiev e poi il G20. Ma la data che dovrà tenere d'occhio è anzitutto quella delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, l'8 novembre.
Infatti è probabile che dopo quel voto cambi l'atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della guerra in Ucraina (soprattutto se Biden e i Democratici faranno naufragio nelle urne).
Come ha rilevato Eugenio Mazzarella, in un editoriale su "Avvenire", oltreoceano si comincia a capire che – di fronte allo spettro sempre più minaccioso di una guerra mondiale e nucleare – "è tempo di offrirgli (a Putin, ndr) una via d'uscita, non per lui, ma per la Russia. Dopo Kissinger, in America, dove ci sono meno 'atlantisti' duri e puri che da noi" ha sottolineato Mazzarella "anche Obama ha fatto notare i rischi della corda tesa su cui sta ballando l'Amministrazione Biden, già suo vice. E ha formulato espliciti inviti a 'concessioni' su Crimea e Donbass che tolgano ogni alibi a Putin per farlo sedere a un tavolo di pace. Il che non significa abbandonare Zelensky, ma fargli intendere che non può interpretare il sostegno dell'Occidente come avallo a ogni intransigenza e al rifiuto di chiudere la guerra".
Alla base di questo ragionamento, che esprime la posizione del giornale della Cei, c'è la convinzione che nessuno può "vincere" questa guerra. Possiamo solo perderla tutti. A proposito di "Avvenire" e della Chiesa, inizia la settimana delle manifestazioni per la pace: in particolare quella del 5 novembre.
Il centrodestra dovrà guardarsi dall'errore di fare di tutta l'erba un fascio, confondendo – nella polemica contro i "pacifinti" – la posizione del Pontefice con quella del Pd, perché sono due posizioni diametralmente opposte.
Oltretutto dentro lo stesso PD si scontrano idee antitetiche (per esempio l'ex ministro Guerini e il governatore De Luca). Il segretario Letta appare imbarazzatissimo. Nei mesi scorsi non si è limitato a sposare la linea ultrabellicista di Draghi e di Biden, ma ha preteso di fare il giudice che assegna agli altri patenti di ortodossia atlantica o bolli di putinismo. Che ora cerchi di far intruppare il Pd nelle manifestazioni per la pace può solo esporlo alle polemiche, agli attacchi e alle ironie.
Il Centrodestra dovrebbe distinguere il confuso opportunismo del Pd (o i rigurgiti anti occidentali della Sinistra radicale) dalla posizione lineare e illuminata del Pontefice.
Altrimenti farà un enorme regalo a questa Sinistra divisa collocandola a fianco dell'unica lucida e coerente autorità morale, papa Francesco, che in questi otto mesi – pressoché da solo – ha esortato tutti alla ragionevolezza e al senso di umanità, dicendo verità scomode a ogni parte in causa.
Quanto sia lontana la posizione del PD (e del governo Draghi) da quella del Papa lo mostrano queste parole di Francesco pronunciate il 24 marzo scorso, all'inizio del conflitto: "La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari ma un'altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo e di impostare le relazioni internazionali".
Il Papa è rimasto inascoltato per tutti questi mesi dal governo Draghi e dagli altri governi. Oggi, dopo molti morti e distruzioni, si comincia a capire che se non si usa la logica negoziale che lui indica non si esce dall'incubo e si rischia sempre più la catastrofe.
Bisogna però riconoscere che il Papa, in questi mesi, è rimasto inascoltato anche dentro la Chiesa. Tanto è vero che i "movimenti cattolici ed ecumenici" che lanciano la manifestazione del 5 novembre per il cessate il fuoco immediato e il negoziato, sono in ritardo di otto mesi.
Oggi sottoscrivono l'appello "Insieme a Francesco, per la pace", dove si trovano citate quelle parole del Papa, ma in tutti questi mesi, in cui il Pontefice ha instancabilmente fatto risuonare la sua voce, chi li ha visti?
A "Comunione e Liberazione" il Papa ha dovuto domandarlo esplicitamente, nell'incontro del 15 ottobre scorso: "vorrei chiedervi un aiuto concreto per oggi, per questo tempo. Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace – Cristo, Signore della pace! Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa davvero, lo dico davvero: mi spaventa".
Non fu così al tempo di Giovanni Paolo II e delle guerre in Iraq, quando il papa fu subito seguito dal mondo cattolico che fece sentire la sua voce molto energicamente. Perché non è accaduto anche stavolta?
I motivi sono vari. Anzitutto i movimenti cattolici più vivaci (per esempio CL) oggi sono solo un pallido e confuso fantasma di ciò che erano allora. E non ritrovano la retta via.
In secondo luogo le leadership delle associazioni cattoliche, a differenza delle basi, in genere gravitano in area Pd/Renzi, partiti che hanno tenuto, fin dall'inizio, una linea ultra bellicista.
Inoltre fino a pochi giorni fa a Palazzo Chigi c'era l'"americano" Mario Draghi, che è stato il vero leader del "partito della guerra" in Europa. Si ricorderà la (disastrosa) standing ovation che il Meeting guidato da Giorgio Vittadini gli ha tributato ancora a fine agosto. Fu emblematica. E Sant'Egidio? L'Azione Cattolica? Le Acli? La Fuci? Hanno mai manifestato contro il governo Draghi sulla guerra? Non risulta.
Oggi che c'è un governo di Centrodestra hanno ritrovato la parola. Tuttavia, a parte questi aspetti discutibili dei gruppi cattolici, la Meloni dovrebbe ascoltare con molta attenzione papa Francesco e appoggiare la sua azione di pace. Lui è stato l'unico coerente e saggio. Ed è l'unico vero leader mondiale.
Antonio Socci
Da "Libero", 31 ottobre 2022
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