GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO
Tutti chiedono a Gesù di scendere miracolosamente dalla croce ritornando nella vita terrena. Lo deridono, ma è anche un modo per discolparsi, come dire: non è colpa nostra se tu sei lì in croce; è solo colpa tua, perché se tu fossi veramente Figlio di Dio, il Re dei Giudei, tu non saresti lì, ma ti salveresti scendendo da quel patibolo infame. Dunque, se rimani lì, vuol dire che tu hai torto e noi abbiamo ragione a non crederti. Il dramma che si svolge sotto la croce di Gesù è un dramma universale; riguarda tutti gli uomini di fronte a Dio che si rivela per quello che è, unico nell'Amore e trino nelle relazioni personali, Amante il Padre, Amato il Figlio, relazione di Amore tra Padre e Figlio, lo Spirito Santo.
In Gesù crocifisso la divinità è sfigurata, spogliata di ogni gloria visibile, ma è presente e reale. Solo la fede sa riconoscerla: la fede di Maria, che unisce nel suo cuore anche questa ultima tessera del mosaico della vita del suo Figlio; Ella non vede ancora il tutto, ma continua a confidare in Dio, ripetendo ancora una volta con lo stesso abbandono "Ecco la serva del Signore" (Lc 1,38). E poi c'è la fede del buon ladrone: una fede appena abbozzata, ma sufficiente ad assicuragli il perdono, la salvezza: "Oggi con me sarai nel paradiso". Decisivo è quel "con me". Sì, è questo che lo salva per tutta la vita di peccato. Certo, il buon ladrone è sulla croce come Gesù, ma soprattutto è sulla croce con Gesù. E, a differenza dell'altro malfattore, e di tutti gli altri di allora e di sempre che lo scherniscono, non chiede a Gesù di scendere dalla croce né di farlo scendere. "Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Lo vede in croce, sfigurato, irriconoscibile, eppure si affida a Lui come ad un re, anzi, come al Re divino. Il buon ladrone, illuminato interiormente dallo Spirito Santo, crede a ciò che c'è scritto su quella tavola sopra la testa di Gesù: "Il re dei Giudei": ci crede, e si affida. Per questo è già, subito, come in ogni confessione, nell'oggi di Dio, in paradiso, perché il paradiso è questo: perdonati essere con Gesù, essere con Dio amore.
Si può notare una progressione: si parte dall'espressione "re dei Giudei" e si giunge a quella di re universale, Signore del cosmo e della storia, dunque molto al di là anche delle attese dello stesso popolo ebraico. Al centro di questo percorso di rivelazione della regalità di Gesù Cristo sta ancora una volta il mistero della su morte, risurrezione e ascensione. Quando Gesù viene messo in croce, i capi dei Giudei lo deridono dicendo: "È il re d'Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in Lui" (Mt 27,42). In realtà, proprio in quanto è il Figlio di Dio in una carne umana si è consegnato liberamente alla sua passione, e la croce è il segno paradossale di amore della sua regalità, che consiste nella vittoria d'amore di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato. E proprio offrendo sé stesso nel sacrificio di espiazione, allora nella carne materiale e quindi attualizzato sacramentalmente in continuità nella Messa, che Gesù diventa il Re universale, come dichiarerà Egli stesso apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra" (Mt 28,18). Oh la Messa della Domenica per la fede è tutto!
Ma in che cosa consiste il "potere" regale di Gesù? Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell'Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto Questo regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà. Cristo è venuto a "rendere testimonianza alla verità" (Gv 18,37). – come dichiarò di fronte a Pilato -: chi accoglie la sua testimonianza, si pone sotto la sua "bandiera", secondo l'immagine cara a sant'Ignazio di Loyola. Ad ogni coscienza, dunque, si rende necessaria – questo sì – una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l'esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà.
Cari fratelli e sorelle, quando l'Angelo Gabriele portò l'annuncio a Maria, le preannunciò che il suo Figlio avrebbe ereditato il trono di Davide e regnato per sempre (Lc 1,32-33). E la Vergone Santa credette ancor prima di donarlo al mondo. Dovette, poi, senz'altro domandarsi quale nuovo genere di regalità fosse quella di Gesù, e lo comprese ascoltando le sue parole e soprattutto partecipando intimamente allora al mistero della sua morte e della sua resurrezione e in continuità nella Chiesa alla attualizzazione eucaristica almeno di ogni domenica. Chiediamo a Maria, alla regina dell'Amore, alla Madre del lungo cammino di starci vicino, diseguire Gesù, nostro re, come ha fatto Lei, e a rendergli testimonianza con tutta la nostra esistenza.
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