Sant'Antonio
Sogno o son desto? Due anni, chiuso in camera sono mancato alla festa di Sant'Antonio cui Madre Antonia ha sempre voluto pregare con tutta Betania. È uno dei Santi più popolari in tutta la Chiesa Cattolica, venerato non solo a Padova, a Verona nella basilica di San Fermo e Rustico dove io sono stato parroco. E a tutti fedeli sono care le immagini e le statue diffuse che lo rappresentano con il giglio, simbolo della sua meravigliosa purezza, o con il Bambino Gesù tra le braccia, a ricordo di una miracolosa apparizione tra i poveri.
Più giovane di 88 anni e parroco di San Fermo mi sono letto i "Sermoni domenicali" e "Sermoni sui Santi" in cui Antonio propone un vero e proprio itinerario di vita cristiana cioè di fede e carità verso il giorno natalizio alla felicità eterna del cielo facendo progressivamente superare il terrore di morire per la nona beatitudine di quelli che muoiono nel Signore in attesa di sentirsi dire da Lui: avevo fame…avevo sete… ero nudo…era trascurato… era abbandonato… ero dimenticato… vieni in Paradiso. Che gioia nel 1946 a 12 anni in una famiglia dove sant'Antonio era invocato soprattutto nei temporali che minacciavano tempesta quando Pio XII lo proclamò "Dottore evangelico" per la freschezza e la bellezza del Vangelo, della presenza di Gesù nell'Eucarestia e nella carità.
Con la prassi che lo Spirito Santo ha suggerito ad Antonia nell'opera di Betania Antonio ha educato alla preghiera come un rapporto di amore, che spinge a colloquiare dolcemente con il Signore, creanod nella carità una gioia ineffabile, che soavemente avvolge l'anima in orazione. Antonio ci ricorda ch la preghiera non coincide con il distacco dal rumore esterno, ma è esperienza interiore, che mira a rimuovere le distrazioni provocate dalle preoccupazioni. Ad Antonia Antonio a indicato: aprire fiduciosamente il proprio cuore al Padre; poi colloquiare affettuasemente con la presenza di Cristo, vedendolo presente nella propria persona e in tutti gli amati; e poi – cosa molto naturale – presentargli i nostri bisogni, i bisogni della comunità e ringraziarlo. L'amore divino entra nella sfera degli affetti, delal volontà, del cuore, ed è anche la sorgente da cui sgorga una conoscenza spirituale, che sorpassa ogni conoscenza, Infatti, amando, conosciamo fino a intervenire anche fortemente quando occorre.
Scrive ancora Antonio: "La carità è l'anima della fede, la rende viva; senza l'amore, la fede muore". Soltanto un'anima che prega rende possibile al proprio libero arbitrio di accogliere l'aiuto di Dio. Antonio conosce bene i difetti della natura umana, la nostra tendenza a cadere nel peccato, per cui esorta continuamente – e così attraverso Antonia – a combattere l'inclinazione all'avidità, all'orgoglio, all'impurità, e a praticare invece le virtù della povertà e della generosità, dell'umiltà e dell'obbedienza, della castità e della purezza. Nel XIII secolo nel fiorire del commercio cresceva il numero di persone insensibili alle necessità dei poveri. Attraverso Antonia Antonio ci invita a pensare alla vera ricchezza, quella del cuore, che rendendo buoni e misericordiosi, fa accumulare tesori per il Cielo. " O ricchi – così esorta – fatevi amici … i poveri, accoglieteli nelle vostre case: saranno poi essi, i poveri, ad accogliervi negli eterni tabernacoli, dove c'è la bellezza della pace, la fiducia della sicurezza, e l'opulenta quiete dell'eterna sazietà".
Non è forse questo, cari amici di Betania, un insegnamento molto importante anche oggi, quando la guerra in Ucraina, la conseguente crisi finanziaria e i gravi squilibri economici stanno impoverendo non solo gli emigrati ma non poche persone, e creano condizioni di miseria?
Antonio e quindi Antonia mette sempre Cristo al centro della vita e del pensiero, dell'azione. Si tratta di contemplare i misteri dell'umanità del Signore, l'uomo Gesù, in modo particolare il mistero della Natività, la persona trinitaria del Figlio che si è fatto Bambino, si è dato attraverso Maria nelle nostre mani: un mistero che suscita sentimenti di amore e di gratitudine verso la bontà divina.
Da una parte la Natività, un punto centrale dell'amore di Cristo per l'umanità, ma anche la visione del Crocefisso ispira Antonio e Antonia pensieri di riconoscenza verso Dio e di stima per la dignità di ogni persona umana, così che tutti nelle case di Betania, credenti e non credenti, possano trovare nel Crocefisso e nella sua immagine un significato che purifica e arricchisce la vita. Scrive Antonio: "Cristo, che è la tua vita, sta appeso per amore davanti a te, perché tu guardi nella croce, attualizzata nell'Eucarestia, come in uno specchio. Lì potrai conoscere quanto mortali furono le tue ferite, che nessuna medicina avrebbe potuto sanare, se non quella del sangue del Figlio di Dio. Se guarderai bene, potrai renderti conto di quanto grandi siano la tua dignità umana e il tuo valore … in nessun altro luogo l'uomo può meglio rendersi conto di quanto egli valga, che guardandosi nello specchio della croce".
Meditando queste parole possiamo capire meglio l'importanza del Crocefisso per la nostra cultura, per il nostro umanesimo qui a Betania, nato dalla fede cristiana. Proprio guardando il Crocefisso vediamo, come ci dice Sant'Antonio, quanto grande è la dignità umana e il valore di ogni uomo, di ogni donna. In nessun altro punto ci può capire quanto valga ogni uomo comunque ridotto, proprio perché Dio ci rende così importanti, ci vede così importanti, da essere, per Lui, degni della sua sofferenza; così tutta la dignità umana appare nello specchio del Crocefisso e lo sguardo verso di Lui è fonte del riconoscimento della dignità umana di tutti, comunque ridotti. Termino ricordando un giudizio di papa Francesco visitando Betania in Albania: vi vedo felici, ma perché siete felici? Perché non indifferenti alle povertà umane e questo vi fa partecipi dell'amore trinitario -aggiungo io- di Sant'Antonio.
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