La coscienza come l'eco della vo ce di Dio, sottomessa alla Verità, unica via per la Salvezza ete rna, prima che all'autorita

 

Nel 1841 avido della Verità unica e completa, non di frammenti salvabili là dove alberga l'errore, era affamato di certezze divine e di sicurezze celesti non di ideologie, della Bellezza e della Bontà di Dio, non di surrogati.

"Vi è una verità; vi è una sola verità; l'errore religioso è per sua natura immorale; i seguaci dell'errore, a meno che non ne siano consapevoli, sono colpevoli di esserne i sostenitori; si deve temere l'errore… il nostro spirito è sottomesso alla verità, non le è quindi superiore ed è tenuto non tanto a dissertare su di essa, ma a venerarla" (pp. 128-129).

Il contrario del principio dogmatico, su cui si fonda la verità della teologia cattolica, è ciò che Newman, primo santo vissuto nella Gram Bretagna divenuta anglicana nel XVI secolo, chiama il principio liberale ed è questo principio soggettivo a sovvertire la realtà fra bene e male, far giusto e ingiusto, ponendo il diritto individuale e opinabile contro sia il diritto naturale e sia il diritto divino rivelato.

"Quanto alla coscienza morale, esistono due modalità per l'uomo di concepirla. Nella prima, la coscienza è soltanto una forma di intuito verso ciò che è opportuno, una tendenza che ci raccomanda l'una o l'altra cosa. Nella seconda è l'eco della voce di Dio. Ora tutto dipende da questa differenza. La prima via non è quella (della ragione) e della fede; la seconda è quella (della ragione) e della fede" (p. 129). Si potrebbe sintetizzare in questi termini: la prima sottomette la libertà non alla verità ma alla libertà (liberalismo), alla opportunità, la seconda fonda la libertà, l'opportunità alla verità.

La coscienza per l'uomo contemporaneo soprattutto dopo l'illuminismo è divenuto il proprio e relativo volere, sentire, pertanto è stata desacralizzata. "Con i grandi dottori della Chiesa Newman conferma che il Creatore ha impresso nella creatura ragionevole la sua legge. "Questa legge, in quanto è percepita dalla mente dei singoli uomini, si chiama ' coscienza' e benché possa subire rifrazioni diverse passando attraverso l'intelligenza di ogni essere umano, non ne viene per questo intaccata al punto da perdere il suo carattere di legge divina, ma mantiene, come tale, il diritto ad essere ubbidita". Dobbiamo obbedire alla coscienza perché si presenta a noi come l'eco della voce di Dio. Nel contempo abbiamo il dovere di formarla perché possa far risplendere la legge di Dio nel modo più chiaro possibile e senza infrangere la sua luce" (p. 129).

La natura più profonda della coscienza morale secondo Newman è il legame dell'uomo con Dio tipico del senso comune che tutti possono cogliere nel Creatore di tutta la realtà diveniente. È la via naturale ed originaria di tutti che ci conduce a riconoscerci per quello che siamo: immagine e somiglianza di Dio, come è rivelato anche nella Genesi. "Abbiamo per natura una coscienza" e qui coscienza ha un significato ben preciso: è un atto di ragione, di logica mediante il quale di fronte ad una azione da compiere o già compiuta, proviamo giusta e sbagliata, in base quindi all'idea di un Giudice divino, negato purtroppo dal pensiero moderno soprattutto illuminista che fonda la libertà sulla libertà (liberalismo democratico) e non sul libero-arbitrio di fronte alla verità.

La coscienza è sovrana perché è suddita liberamente della Verità, di Dio, come scrive Newman nella celebre lettera al Duce di Norfolk, pubblicata il 14 gennaio 1875. In quel momento l'Inghilterra era attraversata da polemiche accese contro la pubblicazione del Sillabo di Pio IX e la definizione del Concilio Vaticano I circa l'infallibilità del Papa. Lo statista inglese William Gladstone del partito liberale che fonda la libertà sulla libertà (liberalismo democratico) e non sulla verità aveva intaccato pubblicamente i cattolici ritenendo che la loro libera fedeltà al Papa li privasse della libertà intellettuale e morale, e fosse incomprensibile con la fedeltà allo Stato, dal momento che avrebbero dovuto vincolare la loro coscienza ad una potenza straniera. Newman controbatte:

"La coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri" e la "coscienza è un ammonitore severo, ma in questo secolo è stata sostituita dalla sua contraffazione …E questa contraffazione si chiama col nome di diritto alla caparbietà". "Allorché gli uomini si ergono a difensori della coscienza, con ciò non intendono affatto di ergersi a difensori dei diritti del Creatore, della Verità, né dei doveri nostri a suo riguardo …per diritti della coscienza essi intendono il diritto di pensare, di parlare, di scrivere, di agire, come loro piace, senza darsi al pensiero della Verità, di Dio". È questa la superba alterazione e falsificazione della coscienza fatta propria dalla democrazia liberale, condannata da Leone XIII nella Rerum novarum proponendo la democrazia nella relazione tra libero-arbitrio in rapporto alla verità.

Il referente della coscienza realmente intesa è la legge divina e il Vicario di Cristo esiste quando agisce da Vicario di Cristo (anche in lui c'è i libero-arbitrio) per aiutare e sostenere la coscienza ad essere illuminata dalla divina Verità. Ecco la centralità del celebre brindisi che Newman argomenta nella sua mirabile lettera. Per il Papa e per la coscienza il referente deve essere lo stesso: la luce della Sacra Verità. La coscienza guarda nella stessa direzione a cui sono chiamati a guardare san Pietro e i suoi eredi: "Se il Papa, nel suo libero arbitrio, parlasse contro la coscienza, presa nel vero significato del termine, commetterebbe un vero suicidio. Si scaverebbe la fossa sotto i piedi" (p. 131), per questo Newman brinda prima alla coscienza come eco della voce di Dio e poi al Papa.

D'altra parte ha precisato Benedetto XVI: "Il significato autentico dell'autorità dottrinale del Papa consiste nel fatto che egli è il garante della memoria cristiana. Il Papa non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende. Per questo il brindisi per la coscienza deve precedere quello per il Papa, perché senza coscienza non ci sarebbe nessun papato. Tutto il potere che agli ha è potere delal coscienza …su cui si basa la fede e che deve essere c0ntinuamente purificata, ampliata e difesa contro le forme di distruzione della memoria, la quale è minacciata tanto da una soggettività dimentica del proprio fondamento, quanto dalle pressioni di un conformismo sociale e culturale" (p. 131) se non di un pastoralismo.

È la Tradizione della Chiesa a dare il valore, ossia la caricatura della credibilità e dell'autorevolezza pontificia, perciò Newman si è tufato ed immerso in essa per il lavacro cattolico della sua coscienza, divenendo servitore della coscienza rettamente formata, da qui il suo eccezionale impegno per rapportare sempre la fede cattolica alla ragione e viceversa. Nella stessa lettera afferma che ci sono azioni di Pontefici alle quali nessuno avrebbe desiderato prendere parte, non solo per motivi morali, ma anche dottrinali, al punto che la Santa Sede non è stata sempre strumento di infallibilità, come ha dimostrato il caso della crisi ariana e come, un giorno, ancora di più lo dimostrerà anche la crisi modernista.

"Fu forse Pietro infallibile, quando ad Antiochia Paolo gli si oppose a viso aperto? O fu infallibile san Vittore allorché separò dalla sua comunione la chiese dell'Asia, o Liberio quando, ugualmente, scomunicò sant'Atanasio" (pp.131-132), detto il Grande, colui che fu scomunicato e che resistette in coscienza nella Tradizione cattolica lottando contro la dottrina ariana, che nel IV secolo si diffuse ovunque nella Chiesa. Egli dichiarò:

Che Dio vi consoli!... Quello che rattrista… è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. È un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede cattolica. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi, nella vostra coscienza.

Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta – quella che mantiene la sede o chi osserva la fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto si svolge in modo santo … Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fartelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto i più violenti cercano di occupare luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa che è cattolica cioè universale cioè al di sopra di luoghi e tempi. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che sono a loro volta espulsi da essa e vanno fuori strada. Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro la vera Chiesa di Gesù Cristo" (p.132).

Sottomessi sempre alla Verità prima che all'autorità

Ancora nella lettera al Duca di Norfolk, Newman, facendosi scuso con la teologia medioevale di Torquemada e controriformista del Bellarmino, vergava: "Benché dal fatto che il Papa può talvolta errare e imporre cose che non vanno eseguite, ne consegua che non gli dobbiamo obbedire in tutto, ciò non dimostra che non debba essere obbedito quando i suoi comandi sono giusti. Per sapere in quali casi gli si debba obbedire e in quali no… si legga negli Atti degli Apostoli: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini". Di conseguenza, se il papa ordinasse qualcosa contro la Sacra Scrittura, gli articoli dogmatici della fede, la verità dei sacramenti, i comandamenti della legge naturale o divina, egli non deve essere obbedito e non bisogna curarsi dei suoi ordini (despiciendus). Il Bellarmino, parlando della resistenza da opporre al Papa, scrive: "Per resistere e per difendere sé stessi non è richiesta alcuna autorità … Quindi è lecito resistere al papa se assale una persona, è altrettanto lecito resistergli se assale le anime o turba lo Stato (turbanti rempubblicam) e tanto più se tenta di distruggere la Chiesa. È lecito resistergli, affermo, col non fare quello che comanda e impedendo l'esecuzione dei suoi progetti" (pp.131-132).

  Distante anni luce dal liberalismo religioso, fin dagli inizi del Movimento di Oxford in nome della Verità rivelata e del Magistero della Chiesa aveva reagito senza più stancarsi contro "l'orgogliosa pretesa del suo secolo di fare dello spirito umano la norma di ogni verità" attraverso la democrazia liberale. Il suo brindisi alla coscienza – usa il termine conscience, inerente l'eticità e non consciousness, relativo alla dimensione psicologica – è il cin cin alla dipendenza della coscienza come eco della voce di Dio, voce della Verità, al cui servizio si pone l'autentica autorità. L'uomo "più pericoloso di tutta l'Inghilterra", nonché affannato ricercatore della Santa Verità e della santificazione personale, era propugnatore della coscienza sottomessa alla Verità e non all'autorità quando questa ostacola la prima, in quanto la coscienza personale ha diritti rispetto all'autorità perché ha serissimi doveri nei confronti della Verità, unica via per la Salvezza eterna.

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