Sul significato di Occidente
Nota dell'Osservatorio Card. Van Thuan
Precisare la nozione di Occidente è di grande importanza, soprattutto oggi in riflesso della guerra in Ucraina. La corretta idea di Occidente può essere molto utile per la causa della pace. Con questa Nota l'Osservatorio non interviene in modo specifico sul conflitto in corso, propone invece un orizzonte che ci sembra più adeguato di quelli oggi prevalenti. Concepire il conflitto in corso come interno all'Occidente, quasi una "guerra civile nell'Occidente", oppure concepirlo come lo scontro tra l'Occidente e altro a sé contrapposto, sono visioni molto diverse tra loro. Riteniamo che la prima – che qui intendiamo sostenere – sia la più corretta e, quindi, anche la più adatta a favorire il superamento della tensione, dato che indica una comune origine e matrice di provenienza.
Di certo l'Occidente non può essere inteso in senso geografico, non solo perché, data la sfericità della terra, nessuno è a occidente senza essere a sua volta ad oriente di un occidente, ma soprattutto perché ciò che viene considerato Occidente ha ampia libertà dalla geografia: ad esempio, Australia e Nuova Zelanda vengono considerate Occidente.
Si potrebbe allora dire che l'Occidente altro non sia che la Magna Europa, ovvero l'Europa e le sue proiezioni extraeuropee (le Americhe, l'Oceania, le Filippine, l'Africa cristiana). L'Europa, intesa come Occidente non è allora un luogo geografico ma una civiltà. Geograficamente la Turchia (in parte), la Repubblica turca di Cipro del nord, il Kossovo islamico, la Bosnia e l'Albania mussulmane sono certamente Europa; lo sono anche nel senso di civiltà europea? Come c'è un'Europa, intesa come civiltà, fuori dell'Europa geografica, così ci sono dentro l'Europa geografica civiltà o aspetti di civiltà non conformi alla civiltà europea.
L'Occidente e l'Europa sono quindi una civiltà. Si tratta della civiltà nata dalla provvidenziale sintesi tra Divina Rivelazione, filosofia greca e diritto romano, vale a dire la civiltà cristiana. Cristianità, Europa ed Occidente sono concetti sovrapponibili. Il significato essenziale e non geografico di Occidente è la civiltà cristiana nata dall'incontro tra la classicità greco-romana e il Vangelo. Un incontro favorito, in modo straordinario dal monachesimo, che ha portato a sintesi il Vangelo, la latinitas e la germanitas, in un'unica peculiare realtà storica. La civiltà sorta da questa sintesi trascende i confini geografici, perché il suo centro non è geometrico, ma divino (Gesù Cristo). La stessa distinzione, in seno alla Cristianità, tra monachesimo d'Oriente e d'Occidente è effimera e non sostanziale: si tratta di uno stesso monachesimo, differente dai monachesimi non cristiani e incarnato nelle molteplici tradizioni popolari. Ciò fa dell'Occidente (inteso come Cristianità) una civiltà essenzialmente altra dal mondo islamico e dalle civiltà dell'India, della Cina, del Giappone, etc.
Così inteso, l'Occidente sarà certamente l'Europa e le sue proiezioni extraeuropee, ma anche si intenderà come non separabile da quelle Cristianità millenarie esterne all'ecumene greco-romana quali, ad esempio, l'etiope o l'armena. Un Occidente così inteso considererà unite indissolubilmente a sé le civiltà cristiane situate come minoranza in Paesi non-cristiani (ad es. i copti d'Egitto, i siriaci e i maroniti dell'Asia Minore, i caldei della Mesopotamia, i cristiani di san Tommaso in India, etc.), coltiverà stretti rapporti con loro, ne difenderà i diritti, ne sosterrà le cause.
Si potrebbe anche intendere l'Occidente non come civiltà cristiana, non come Europa e Magna Europa nella loro interezza ma solo nella parte occidentale, a ricalcare l'antica divisione tra l'Impero Romano d'Occidente e l'Impero Romano d'Oriente, tra mondo latino e mondo greco, tra Roma e Costantinopoli. Anche in questo caso però i conti non tornano, infatti la divisione Roma/Bisanzio presupporrebbe di considerare anche Grecia, Romania, Bulgaria … e la stessa Ucraina, come Oriente. Se scismatici sono i russi ortodossi, scismatici sono pure gli ucraini, in maggioranza ortodossi pure loro. All'universo bizantino-slavo appartengono la Russia ortodossa e anche, in larghissima maggioranza, l'Ucraina tanto ortodossa quanto uniate. Se la Russia è Oriente (e non Occidente) lo è pure l'Ucraina, con l'eccezione forse della sola ex Galizia orientale asburgica. Se la Grecia, la Romania, la Bulgaria e l'Ucraina sono Occidente, allora è evidente che il confine dell'Occidente non è l'antico confine col mondo bizantino e che il criterio non è lo scisma del 1054.
Intesi così l'Occidente e l'Europa, si deve dire che la Russia è geograficamente Europa sino agli Urali e fa parte della civiltà europea. La tradizione spirituale e liturgica, l'arte figurativa sacra e profana, la musica, il teatro, la letteratura della Russia sono alte pagine della civiltà europea. Giovanni Paolo II esprimeva questo concetto sostenendo che l'Europa andava considerata "dall'Atlantico agli Urali". La Russia è Occidente in senso "essenziale". Inoltre ha, nella sua millenaria storia, più volte svolto consapevolmente il ruolo di tutrice dei cristiani perseguitati o soggetti a un potere temporale non-cristiano: al tempo degli zar nei confronti degli armeni rispetto all'impero turco, verso i greci e i serbi promuovendone l'indipendenza nazionale dal sultano ottomano, di recente in Siria impedendo alle forze jihadiste del Califfato di instaurare un regime islamista, in Libano, in Egitto e in Artsakh a tutela dei cristiani armeni dalla violenza degli azeri islamici.
Inteso l'Occidente come civiltà cristiana non potrebbe non sorgere piuttosto un legittimo dubbio circa il protestantesimo di matrice luterana, data la sua rottura con la divina rivelazione (Sacra Scrittura e Sacra Tradizione affidate da Dio alla Santa Madre Chiesa), la sua radicale opzione anti-metafisica e anti-giuridica e, dunque, la sua inconciliabilità con l'eredità classica greco-romana. Il protestantesimo rifiuta alla radice la ragione speculativa, la conoscenza dell'essere, il realismo gnoseologico-metafisico, la concezione etico-finalistica della politica, il giusnaturalismo classico e cristiano dei giurisperiti romani, di Cicerone e di san Tommaso, l'antropologia classica. Se l'Occidente è la civiltà cristiana e il protestantesimo rende impossibile la civiltà cristiana, sarà necessario concludere che il protestantesimo non è Occidente e, anzi, è anti-Occidente.
Eppure chi oggi parla di Occidente fa riferimento a Paesi in massima parte protestanti almeno nella loro autocoscienza storica, anche se ormai atei nella realtà delle proprie élites, dei propri sistemi di potere e della propria cultura dominante.
Quanto abbiamo detto riguarda l'Occidente "essenziale", ma stando alla comprensione corrente del termine Occidente si può concludere che esso sia oggi considerato il sistema delle liberal-democrazie poste sotto l'egemonia politica e culturale dell'Anglosfera. Questa definizione corrente di Occidente differisce radicalmente dall'Occidente "essenziale" compreso nella sua identità storico-culturale come civiltà cristiana (in toto o come civiltà cristiana latina). Vi sono allora due idee d'Occidente: l'Occidente come Cristianità e l'Occidente come liberal-democrazia, l'Occidente come civiltà classico-cristiana e l'Occidente come modernità/postmodernità ideologica. Questi due Occidenti non solo sono distinti e non sovrapponibili ma, dottrinalmente, sono inconciliabili.
L'Occidente inteso nel secondo senso potrà allora comprendere popoli e Paesi cattolici, protestanti, ortodossi, islamici, ebrei, buddhisti e scintoisti purché relativizzino il proprio essere tali subordinandolo al dogma della modernità ideologica laico-liberale. Sarà Occidente la Turchia kemalista laico-massonica, lo Stato d'Israele, la Corea del Sud e il Giappone, l'Ucraina di Zelensky.
La dottrina e la storia ci dicono che queste due modalità di essere Occidente non possono essere composte a formarne uno solo "per la contraddizion che nol consente" (Inf. XXVII, 120) essendo il protestantesimo incompatibile con l'idea stessa di civiltà cristiana, essendo liberalismo e democraticismo ideologie condannate dal Magistero come inconciliabili con la Verità, essendo stata la massoneria condannata dalla Chiesa. Senza contare poi gli sviluppi più attuali nel campo dei cosiddetti "nuovi diritti" che rivelano sempre più il volto anticristiano dell'Occidente inteso come sistema del potere liberal a pretesa globale.
Utilizzare equivocamente il termine Occidente, facendo credere di intenderlo come civiltà cristiana per significare invece l'Occidente come sistema delle liberal-democrazie, è una operazione intellettualmente scorretta, di un vero e proprio trasbordo ideologico, spesso operato a danno dei cattolici, dalla cristianità alla modernità e post-modernità assiologica realizzato tramite l'uso equivoco e incantatorio del termine "Occidente".
Lungo la storia si sono avute molte prove della conflittualità tra le due concezioni di Occidente. Per esempio lo scontro epocale tra la Spagna cattolica di Filippo II e l'Inghilterra protestante di Elisabetta I; l'impegno costante dell'Inghilterra come potenza anti-cattolica e anti-papista, compreso il ruolo avuto nelle vicende che portarono alla fine dello Stato Pontificio e alla nascita dello Stato risorgimentale italiano; l'interventismo degli Stati Uniti nella guerra cristera in Messico; la politica degli stessi Stati Uniti in America Latina di contrasto dei rari e coraggiosi tentativi di instaurare regimi politici rispondenti all'idea di res publica christiana, l'impegno delle potenze "occidentali" a smembrare dopo la prima guerra mondiale l'Impero austriaco, ultimo Impero cristiano in Europa; la triste situazione dei cristiani dopo le recenti guerre in Kossovo, Libia, Iraq, Libia e Siria.
L'Occidente, inteso come civiltà cristiana, ha subito un lungo processo di secolarizzazione e di decomposizione al proprio interno, e questo è avvenuto sia nelle liberal-democrazie sia nella Russia. Un caso esemplare è rappresentato dal comunismo. Sulla base degli avvenimenti seguiti alla rivoluzione russa del 1917, si è abituati a contrapporre l'Occidente liberal-democratico e il comunismo sovietico della Russia. Però il comunismo è un prodotto dell'Occidente inteso come degenerazione della civiltà cristiana. Il Manifesto del partito comunista è stato scritto da un tedesco a Londra e Lenin è stato inviato dentro un vagone blindato dalla Svizzera alla Russia. Il marxismo rappresenta il compimento ideologico della modernità occidentale, facendo sintesi tra la gnosi tedesca (in radice luterana) di Hegel e il pensiero inglese ottocentesco (positivismo, evoluzionismo, economicismo). La guerra fredda tra liberal-democrazia e social-comunismo non è dunque stata uno scontro tra l'Occidente, inteso come civiltà cristiana, e un anti-Occidente marxista. È stata piuttosto una guerra civile tutta interna all'Occidente inteso come modernità ideologica. Il grande assente nella guerra fredda è stato proprio l'Occidente come civiltà cristiana ridotto a marginalità geopolitica e vivo ancora solo nel Magistero sociale di Pio XII … e poi, sotto certi aspetti, in quello di Giovanni Paolo II.
Il social-comunismo è tanto occidentale che oggi, ben più che nelle nostalgie sovietiche di una minoranza di russi e bielorussi, si ritrova potente e vincente nella social-democrazia nord-europea, nel social-capitalismo del controllo sociale dell'Unione Europea, in Canada, in Australia e in molti Paesi "occidentali", nel socialismo che si è infiltrato anche nella politica USA (con una potente accelerazione sotto la presidenza Obama), nel trotskismo e nel gramscismo così di moda tra l'accademia e l'intellighenzia anglosassone, nel marxismo culturale dei vari movimenti occidentali a sfondo razziale o di genere, come anche della cosiddetta Cancel culture.
L'Occidente come civiltà cristiana langue sia ad Est che ad Ovest, sia nelle liberal democrazie del relativismo nichilista sia nella Russia dopo il pesante effetto secolarizzante dei decenni del comunismo. Le due realtà fanno parte dello stesso Occidente, sia per le loro comuni origini nella civiltà cristiana, sia per la loro comune partecipazione, fatte naturalmente le debite differenze storico-culturali, al degrado di quella stessa civiltà cristiana. In ambedue i "mondi" si notano però anche fenomeni nuovi di insofferenza per l'Occidente della libertà priva di criteri e di un globalismo imposto e soffocante, per la società artificiale imposta dal potere come naturale. In ambedue i campi questi fenomeni spesso sono ancora ambigui. In Russia, per esempio, le contraddizioni e le ambiguità riguardano il passato sovietico, il fascino sociale esercitato da molti elementi laico-liberali degli anni '90, il riferimento al modello imperiale zarista e alla tradizione slava, con particolare attenzione alla dimensione religioso-spirituale rappresentata dall'Ortodossia. La Russia non esprime la cristianità latina, non è una potenza cattolica. Vuole essere, semmai, una potenza slava, imperiale bizantina (Terza Roma), ortodossa. Non può dunque rispondere alla necessità di una politica cattolica. Tuttavia i fenomeni di reazione consapevole al nuovo globalismo della vuota civiltà dell'Occidente nata dal rifiuto della civiltà cristiana, sono degni di attenzione sia quando avvengono ad Ovest sia quando avvengono ad Est dell'unico Occidente "essenziale".
In questo momento di crisi tutta interna all'Occidente e non tra Occidente e altro a sé contrapposto, è importante recuperare il senso dell'Occidente "essenziale", che non è l'Occidente che il pensiero dominante ci impone, rinnovare l'impegno per il vero Occidente ossia per la civiltà cristiana improntata al corretto rapporto tra ragione e fede, resistere e reagire alle contrapposizioni interessate, contribuire a sviluppare i germi di vera libertà dalle pretese globali dell'Occidente dall'anima vuota.
On the meaning of the West.
Taking a cue from the Ukrainian crisis
Note of the Observatory Card. Van Thuân
In light of the war now underway in Ukraine, it is of great importance to clarify the notion of 'the West', because the correct idea of the West can be very useful in pursuing the cause of peace. With this Note, it is not the Observatory's intention to address the current conflict in any detail, but to propose a horizon that strikes us as more suitable and appropriate than other ones prevailing today. Conceiving the current conflict as internal to the West, almost a "civil war in the West", or conceiving it as the clash between the West and something else opposed to it, are two very different visions. We believe that the former - which we intend to support here - is the most correct and, therefore, also the most suitable for helping to placate tension insofar as indicating a common origin and matrix.
The West certainly cannot be understood in geographical terms alone , not only because, given the earth's spherical form, no one is in the West without, in its turn, being Eastward of a West, but above all because what is considered West is not limited to geographical criteria: for example, Australia and New Zealand are considered West.
It could then be said that the West is nothing other than Magna Europa, in other words, Europe and its extra-European projections (the Americas, Oceania, the Philippines and Christian Africa). Europe, understood as the West, is a civilization and not a geographical ambit. Geographically speaking, part of Turkey, the Turkish Republic of Northern Cyprus, Islamic Kosovo, Muslim Bosnia and Albania are certainly Europe; are they also Europa in the sense of European civilization? Just as there is a Europa understood as a civilization outside of geographical Europe, there are also civilizations or aspects of civilization within geographical Europe that do not conform to European civilization.
The West and Europe are thus a civilization. It is the civilization born of the providential synthesis of Divine Revelation, Greek philosophy, and Roman law, that is to say, Christian civilization. Christianity, Europe and the West are potentially overlapping concepts. The essential and non-geographical meaning of the West is the Christian civilization born from the encounter between Greco-Roman classicism and the Gospel. An encounter favored in an extraordinary way by monasticism, which brought the Gospel, latinitas and germanitas to a synthesis in a single peculiar historical reality. The civilization that arose from this synthesis transcends geographical boundaries, because its center is divine (Jesus Christ) and not geometric. The very distinction, within Christianity, between Eastern and Western monasticism is ephemeral and insubstantial: it is one and the same monasticism, different from expressions of non-Christian monasticism and embodied in many popular traditions. This makes the West (understood as Christianity) a civilization essentially different and other-than the Islamic world and the civilizations of India, China, Japan, etc.
Understood in this way, the West will certainly be Europe and its extra-European projections, but will also be understood as inseparable from those millenary Christianities external to the Greco-Roman ecumene such as, for example, the Ethiopian or Armenian ones. A West understood in this way will consider the Christian civilization as embodied in minorities in non-Christian countries to be indissolubly united to itself (e.g. the Copts of Egypt, the Syriacs and Maronites of Asia Minor, the Chaldeans of Mesopotamia, the Christians of St. Thomas in India, etc.), it will cultivate close relations with them, defend their rights, and support their causes.
One could also understand the West not as Christian civilization, Europe or Magna Europa in their entirety, but only in the western part to highlight the ancient division between the Western Roman Empire and the Eastern Roman Empire, the Latin world and the Greek world, Rome and Constantinople. Even in this case, however, there seems to be something amiss. In fact, the division Rome/Byzantium would expect to consider that Greece, Romania, Bulgaria ... and Ukraine itself, are the East. If Orthodox Russians are schismatic, also schismatic are Ukrainians, most of whom are Orthodox too. Belonging to the Byzantine-Slavic universe are Orthodox Russia and also, to a very large majority, both Orthodox and Uniate Ukraine. If Russia is the East (and not the West) so is Ukraine, with the possible exception of the former Habsburg East Galicia. If Greece, Romania, Bulgaria and Ukraine are the West, then it is evident that the border of the West is not the ancient border with the Byzantine world and that the criterion is not the schism of 1054.
Understanding the West and Europe in this way, it must be said that Russia is geographically Europe up to the Urals and part of European civilization. The spiritual and liturgical tradition, the sacred and profane figurative arts, the music, the theater, and the literature of Russia are lofty expressions of European civilization. John Paul II expressed this concept when he said that Europe should be considered "from the Atlantic to the Urals". Russia is the West in an "essential" sense. Moreover, in its millennial history it has more than once consciously played the role of the guardian of Christians who were persecuted or subject to a non-Christian temporal power: at the time of the Tsars with the Armenians in relation to the Turkish empire, with regard to the Greeks and Serbs by promoting their national independence from the Ottoman sultan, recently in Syria by preventing the jihadist forces of the Caliphate from establishing an Islamist regime, in Lebanon, in Egypt, and in Artsakh to protect Armenian Christians from the violence of Islamic Azeris.
Coming to the surface when the West is understood as a Christian civilization could well be legitimate doubts about Lutheran Protestanism in light of its rupture with divine revelation (Sacred Scripture and Sacred Tradition entrusted by God to Holy Mother Church), its radical anti-metaphysical and anti-juridical option and, therefore, its irreconcilability with the classical Greco-Roman heritage. At the very root Protestantism rejects speculative reason, knowledge of being, gnoseological-metaphysical realism, the ethical-finalistic conception of politics, the classical and Christian natural law of Roman jurists, Cicero and St. Thomas, and classical anthropology. If the West is Christian civilization and Protestantism makes Christian civilization impossible, it will be necessary to conclude that Protestantism is not the West and, indeed, is anti-West.
Those who speak of the West today, however, are referring to countries that are Protestant for the most part, at least in their historical self-consciousness, even if they are now atheist as regards their own elites, their own systems of power and their own dominant culture.
What we have said concerns the "essential" West, but according to the current understanding of the term "West", we can conclude that today it is considered the system of liberal-democracies placed under the political and cultural hegemony of the Anglo-sphere. This current definition of the West differs radically from the "essential" West understood in its historical-cultural identity as Christian civilization (in toto or as Latin Christian civilization). There are then two ideas of the West: the West as Christianity and the West as liberal-democracy, the West as classical-Christian civilization and the West as ideological modernity/post-modernity. These two 'Wests' are not only distinct and non-overlapping but, doctrinally speaking, are irreconcilable.
The West understood in the second sense can then include Catholic, Protestant, Orthodox, Islamic, Jewish, Buddhist and Shinto peoples and countries as long as they relativize their being such by subordinating it to the dogma of secular-liberal ideological modernity. The West will be secular-Masonic Kemalist Turkey, the State of Israel, South Korea, Japan, and Zelensky's Ukraine.
Doctrine and history tell us that these two ways of being the West cannot be combined to form a single modus "because of the contradiction that does not allow it" (Inf. XXVII, 120), since Protestantism is incompatible with the very idea of Christian civilization, liberalism and democratism are ideologies condemned by the Magisterium as irreconcilable with the Truth, and Freemasonry had also been condemned by the Church. Not to mention the most recent developments in the field of the so-called "new rights" that increasingly reveal the anti-Christian face of the West understood as a liberal power system driven by global pretences.
To equivocally use the term "West" making people believe it is meant as Christian civilization in order to conversely signify the West as a system of liberal democracies, is an intellectually incorrect operation, a true ideological transfer, often to the detriment of Catholics, from Christianity to modernity and axiological post-modernity, achieved through the equivocal and enchanting use of the term "West".
Throughout history there has been considerable evidence of the conflict between the two conceptions of the West. For example, the epochal clash between the Catholic Spain of Philip II and the Protestant England of Elizabeth I; the constant commitment of England as an anti-Catholic and anti-Papist power, including the role it played in the events that led to the end of the Papal States and the birth of the Italian Risorgimento; the interventionism of the United States in the Christian war in Mexico; the policy of the United States in Latin America when it mounted opposition against the rare and courageous attempts to establish political regimes responding to the idea of res publica christiana; the commitment of the "western" powers after the First World War to dismember the Austrian Empire, the last Christian Empire in Europe; the sad situation of Christians after the recent wars in Kosovo, Libya, Iraq and Syria.
Understood as Christian civilization, the West has undergone a lenghty process of secularization and decomposition within itself, and this has happened both in liberal-democracies and in Russia. An exemplary case is represented by communism. On the basis of the events that followed the Russian revolution of 1917, we are accustomed to set the liberal-democratic West and the Soviet communism of Russia against one another. But communism is a product of the West understood as a degeneration of Christian civilization. The Manifesto of the Communist Party was written by a German in London and Lenin was sent in an armored car from Switzerland to Russia. Marxism represents the ideological fulfillment of Western modernity, projecting a synthesis between the German gnosis (in the Lutheran root sense) of Hegel and nineteenth-century English thought (positivism, evolutionism, economism). The Cold War between liberal-democracy and social-communism was therefore not a clash between the West understood as Christian civilization and a Marxist anti-West. It was rather a civil war entirely internal to the West understood as ideological modernity. The great absentee in the Cold War was precisely the West as a Christian civilization reduced to geopolitical marginality and still alive only in the social Magisterium of Pius XII ... and then, in some respects, in that of John Paul II.
Social-communism is so Western that today, far more than in the Soviet nostalgia of a minority of Russians and Belarusians, it has proved to be powerful and victorious in northern European social-democracy, in the social-capitalism of social control in the European Union, Canada, Australia and many "Western" countries, in the socialism that has also infiltrated politics in the USA (with a powerful thrust under the Obama presidency), in the Trotskyism and Gramscism so fashionable among the Anglo-Saxon academia and intelligentsia, in the cultural Marxism of the various racially or gender based Western movements, as well as in the so-called Cancel culture.
The West as a Christian civilization is languishing in both East and West, whether in the liberal democracies of nihilistic relativism or in Russia after the blanket secularizing effect of the decades of communism. These two realities are part of the same West, both because of their common origins in Christian civilization, and because of their common participation, naturally with due historical-cultural differences, in the degradation of that same Christian civilization. Also evident In both "worlds", however, are new phenomena of intolerance for the 'West of freedom' bereft of criteria and an imposed and suffocating globalism, for the artificial society imposed by power brokers as something natural. In both fields these phenomena are often still ambiguous. In Russia, for example, the contradictions and ambiguities concern the Soviet past, the social fascination exercised by many secular-liberal elements of the 1990s, the reference to the Tsarist imperial model and the Slavic tradition, with particular attention to the religious-spiritual dimension represented by Orthodoxy. Russia does not express Latin Christianity, it is not a Catholic power. If anything, It wants to be a Slavic power, imperial Byzantine (Third Rome), and Orthodox. Therefore, it cannot respond to the need for a Catholic policy. Nonetheless, the phenomena of conscious reaction to the new globalism of the civilization-vacuum of the West as a direct result of the rejection of Christian civilization, are worthy of attention both when they occur in the West and when they occur in the East of the one and only "essential" West.
In this moment of crisis entirely internal to the West, and not between the West and something else opposed to it, it is important to recover the sense of the "essential" West which is other than the West that dominant thought imposes upon us. The aim is to renew the commitment to the true West, that is to say to Christian civilization based on the correct relationship between reason and faith, to resist and react against forms of active opposition, and to contribute to developing the germs of true freedom from the global pretenses of the West with an empty soul.
Sobre el significado de Occidente.
A partir del caso de la crisis ucraniana
Nota del Observatorio Cardenal Van Thuân
Aclarar la noción de Occidente es de gran importancia, sobre todo hoy en día al reflexionar sobre la guerra en Ucrania. La idea correcta de Occidente puede ser muy útil para la causa de la paz. Con esta Nota, el Observatorio no interviene específicamente en el conflicto actual, sino que propone un horizonte que parece más adecuado que los que hoy prevalecen. Concebir el conflicto actual como interno en Occidente, casi una "guerra civil en Occidente", o concebirlo como un choque entre Occidente y algo opuesto a él, son visiones muy diferentes. Creemos que la primera -que pretendemos apoyar aquí- es la más correcta y, por tanto, también la más adecuada para ayudar a superar la tensión, ya que indica un origen y una matriz de procedencia comunes.
Por supuesto, Occidente no puede entenderse en un sentido geográfico, no solo porque, dada la esfericidad de la tierra, nadie está en Occidente sin estar a su vez al Este de un Occidente, sino sobre todo porque lo que se considera Occidente tiene una amplia libertad geográfica: por ejemplo, Australia y Nueva Zelanda se consideran Occidente.
Se podría decir entonces que Occidente no es más que la Magna Europa, es decir, Europa y sus proyecciones extraeuropeas (América, Oceanía, Filipinas, África cristiana). Europa, entendida como Occidente, no es entonces un lugar geográfico sino una civilización. Geográficamente, Turquía (en parte), la República Turca del Norte de Chipre, el Kosovo islámico, la Bosnia musulmana y Albania son ciertamente Europa; ¿lo son también en el sentido de civilización europea? Al igual que existe una Europa entendida como civilización fuera de la Europa geográfica, existen civilizaciones o aspectos de la civilización dentro de la Europa geográfica que no se ajustan a la civilización europea.
Por tanto, Occidente y Europa son una civilización. Es la civilización nacida de la síntesis providencial de la revelación divina, la filosofía griega y el derecho romano, es decir, la civilización cristiana. El cristianismo, Europa y Occidente son conceptos que se superponen. El significado esencial y no geográfico de Occidente es la civilización cristiana nacida del encuentro entre el clasicismo grecorromano y el Evangelio. Un encuentro favorecido, de forma extraordinaria, por el monaquismo, que sintetizó el Evangelio, la latinitas y la germanitas en una única y distintiva realidad histórica. La civilización surgida de esta síntesis trasciende las fronteras geográficas, porque su centro no es geométrico, sino divino (Jesucristo). La propia distinción, dentro del cristianismo, entre el monacato oriental y el occidental es efímera e insustancial: se trata de un mismo monacato, diferente del monacato no cristiano y encarnado en las múltiples tradiciones populares. Esto hace que Occidente (entendido como cristianismo) sea una civilización esencialmente diferente del mundo islámico y de las civilizaciones de la India, China, Japón, etc.
Entendido así, Occidente será ciertamente Europa y sus proyecciones extraeuropeas, pero también se entenderá como inseparable de aquellos cristianismos milenarios fuera de la ecúmene grecorromana como, por ejemplo, el etíope o el armenio. Un Occidente así entendido considerará a las civilizaciones cristianas situadas como minorías en países no cristianos (por ejemplo, los coptos de Egipto, los siriacos y maronitas de Asia Menor, los caldeos de Mesopotamia, los cristianos de santo Tomás en la India, etc.) como indisolublemente unidas a él, y cultivará unas estrechas relaciones con ellas, defenderá sus derechos y apoyará sus causas.
También se podría entender Occidente no como civilización cristiana, no como Europa y Magna Europa en su totalidad, sino solo en su parte occidental, siguiendo la antigua división entre el Imperio romano de Occidente y el Imperio romano de Oriente, entre el mundo latino y el mundo griego, entre Roma y Constantinopla. Sin embargo, incluso en este caso, las cuentas no cuadran; de hecho, la división Roma/Bizancio presupondría considerar también a Grecia, Rumanía, Bulgaria... y la misma Ucrania, como Oriente. Si los rusos ortodoxos son cismáticos, también lo son los ucranianos, que en su mayoría son también ortodoxos. Al universo bizantino-eslavo pertenecen la Rusia ortodoxa y también, en una muy amplia mayoría, Ucrania, tanto ortodoxa como uniata. Si Rusia es el Este (y no el Oeste), también lo es Ucrania, con la posible excepción de la antigua Galitzia Oriental de los Habsburgo. Si Grecia, Rumanía, Bulgaria y Ucrania son Occidente, está claro que la frontera de Occidente no es la antigua frontera con el mundo bizantino y que el criterio no es el cisma de 1054.
Entendidos así Occidente y Europa, hay que decir que Rusia es geográficamente Europa hasta los Urales y forma parte de la civilización europea. La tradición espiritual y litúrgica de Rusia, el arte figurativo sagrado y profano, la música, el teatro y la literatura son puntos culminantes de la civilización europea. Juan Pablo II expresó este concepto cuando dijo que Europa debía considerarse "desde el Atlántico hasta los Urales". Rusia es Occidente en un sentido "esencial". Además, en su historia milenaria, ha desempeñado conscientemente en varias ocasiones el papel de guardián de los cristianos perseguidos o sometidos a un poder temporal no cristiano: en la época de los zares con los armenios frente al Imperio turco, con respecto a los griegos y los serbios promoviendo su independencia nacional frente al sultán otomano, recientemente en Siria impidiendo que las fuerzas yihadistas del califato establecieran un régimen islamista, en el Líbano, Egipto y Artsaj protegiendo a los cristianos armenios de la violencia de los azeríes islámicos.
Considerando a Occidente como civilización cristiana, no se puede dejar de tener legítimas dudas sobre el protestantismo luterano, dada su ruptura con la revelación divina (Sagrada Escritura y Sagrada Tradición confiada por Dios a la Santa Madre Iglesia), su radical opción antimetafísica y antijurídica y, por tanto, su imposibilidad de reconciliarse con la herencia clásica grecorromana. El protestantismo rechaza de raíz la razón especulativa, el conocimiento del ser, el realismo gnoseológico-metafísico, la concepción ético-finalista de la política, el naturalismo clásico y cristiano de los juristas romanos, de Cicerón y santo Tomás y la antropología clásica. Si Occidente es la civilización cristiana y el protestantismo hace que sea imposible la civilización cristiana, habrá que concluir que el protestantismo no es Occidente y, de hecho, es antioccidental.
Sin embargo, quienes hablan hoy de Occidente se refieren a países que son en su mayoría protestantes, al menos en su autoconciencia histórica, aunque ahora sean ateos en la realidad de sus élites, sus sistemas de poder y su cultura dominante.
Lo que hemos dicho se refiere al Occidente "esencial", pero según la comprensión actual del término "Occidente" podemos concluir que hoy se considera el sistema de democracias liberales situado bajo la hegemonía política y cultural de la angloesfera. Esta definición actual de Occidente difiere radicalmente del Occidente "esencial" entendido en su identidad cultural-histórica como civilización cristiana (ya sea en su totalidad o como civilización cristiana latina). Existen entonces dos ideas de Occidente: Occidente como cristianismo y Occidente como democracia liberal, Occidente como civilización clásica-cristiana y Occidente como modernidad/posmodernidad ideológica. Estos dos Occidentes no solo son distintos ni se pueden superponer, sino que son doctrinalmente irreconciliables.
Occidente, entendido en el segundo sentido, podrá entonces incluir a los pueblos y países católicos, protestantes, ortodoxos, islámicos, judíos, budistas y sintoístas, siempre que relativicen su condición de tales subordinándola al dogma de la modernidad ideológica laico-liberal. Occidente será la Turquía laica kemalista, el Estado de Israel, Corea del Sur y Japón, la Ucrania de Zelensky.
La doctrina y la historia nos dicen que estos dos modos de ser de Occidente no pueden combinarse para formar uno solo "por la contradicción que no lo permite" (Inf. XXVII, 120), al ser el protestantismo incompatible con la idea misma de civilización cristiana, el liberalismo y el democratismo unas ideologías condenadas por el Magisterio como irreconciliables con la Verdad, y al estar la masonería condenada por la Iglesia. Por no hablar del desarrollo actual en el ámbito de los llamados "nuevos derechos" que revelan cada vez más el rostro anticristiano de Occidente como sistema de poder progresista con pretensiones globales.
Utilizar el término "Occidente" de forma equívoca, haciendo creer que se entiende por civilización cristiana para significar, en cambio, Occidente como sistema de democracias liberales, es una operación intelectualmente incorrecta, de una verdadera transferencia ideológica, realizada a menudo en detrimento de los católicos, del cristianismo a la modernidad y la posmodernidad, lograda mediante el uso equívoco y cautivador del término "Occidente".
A lo largo de la historia ha habido muchas pruebas del conflicto entre las dos concepciones de Occidente. Por ejemplo, el choque histórico entre la España católica de Felipe II y la Inglaterra protestante de Isabel I; el empeño constante de Inglaterra como potencia anticatólica y antipapista, incluido el papel que desempeñó en los acontecimientos que condujeron al fin de los Estados Pontificios y al nacimiento del Risorgimento italiano; el intervencionismo de Estados Unidos en la guerra cristera de Méjico; la política de los propios Estados Unidos en América Latina de oponerse a los pocos y valientes intentos de establecer regímenes políticos que respondieran a la idea de res publica christiana; el empeño de las potencias "occidentales" de desmembrar tras la Primera Guerra Mundial el Imperio austriaco, el último Imperio cristiano en Europa; la triste situación de los cristianos tras las recientes guerras en Kosovo, Libia, Iraq y Siria.
Occidente, entendido como civilización cristiana, ha sufrido un largo proceso de secularización y descomposición interna, y esto ha ocurrido tanto en las democracias liberales como en Rusia. Un ejemplo es el comunismo. A partir de los acontecimientos que siguieron a la Revolución rusa de 1917, es habitual contraponer el Occidente liberal-democrático al comunismo soviético de Rusia. Sin embargo, el comunismo es un producto de Occidente como degeneración de la civilización cristiana. El Manifiesto del Partido Comunista fue escrito por un alemán en Londres y Lenin fue enviado en un vagón blindado desde Suiza a Rusia. El marxismo representa la realización ideológica de la modernidad occidental, pues sintetiza la gnosis alemana (de raíces luteranas) de Hegel y el pensamiento inglés del siglo XIX (positivismo, evolucionismo, economismo). La guerra fría entre la democracia liberal y el social-comunismo no fue, por tanto, un enfrentamiento entre Occidente, entendido como civilización cristiana, y un anti-Occidente marxista. Se trata más bien de una guerra civil interna de Occidente entendido como modernidad ideológica. El gran ausente en la guerra fría fue precisamente Occidente como civilización cristiana, reducido a la marginalidad geopolítica y que solo sigue vivo en el magisterio social de Pío XII... y luego, en algunos aspectos, en el de Juan Pablo II.
El social-comunismo es tan occidental que hoy, mucho más que en la nostalgia soviética de una minoría de rusos y bielorrusos, se encuentra poderosa y vencedora en la socialdemocracia del norte de Europa, en el social-capitalismo de control social de la Unión Europea, en Canadá, Australia y en muchos países "occidentales", en el socialismo que también se ha infiltrado en la política estadounidense (con una poderosa aceleración bajo la presidencia de Obama), en el trotskismo y el gramscismo tan de moda entre académicos e intelectuales anglosajones, en el marxismo cultural de los diversos movimientos occidentales de carácter racial o de género, así como en la llamada cultura de la cancelación.
Occidente como civilización cristiana languidece tanto en Oriente como en Occidente, tanto en las democracias liberales del relativismo nihilista como en Rusia tras el fuerte efecto secularizador de las décadas de comunismo. Las dos realidades forman parte del mismo Occidente, tanto por su origen común en la civilización cristiana, como por su participación común, naturalmente con las debidas diferencias históricas y culturales, en la degradación de esa misma civilización cristiana. En ambos "mundos", sin embargo, se advierten también nuevos fenómenos de rechazo al Occidente de la libertad sin criterio y de un globalismo impuesto y asfixiante, a la sociedad artificial impuesta por el poder como algo natural. En ambos campos, estos fenómenos suelen ser todavía ambiguos. En Rusia, por ejemplo, las contradicciones y ambigüedades se refieren al pasado soviético, a la fascinación social ejercida por muchos elementos laico-liberales de los años 90, a la referencia al modelo imperial zarista y a la tradición eslava, con especial atención a la dimensión religioso-espiritual representada por la ortodoxia. Rusia no expresa el cristianismo latino, no es una potencia católica. En todo caso, quiere ser una potencia eslava, imperial, bizantina (Tercera Roma) y ortodoxa. Por lo tanto, no puede responder a la necesidad de una política católica. Sin embargo, los fenómenos de reacción consciente al nuevo globalismo de la civilización vacía de Occidente, nacida del rechazo de la civilización cristiana, son dignos de atención tanto cuando se producen en el Oeste como cuando se producen en el Este del único Occidente "esencial".
En este momento de crisis totalmente interna de Occidente y no entre Occidente y algo contrapuesto a él, es importante recuperar el sentido del Occidente "esencial" -que no es el Occidente que nos impone el pensamiento dominante-, renovar el compromiso con el verdadero Occidente, es decir, con la civilización cristiana basada en la correcta relación entre la razón y la fe, resistir y reaccionar ante las oposiciones interesadas, y contribuir a desarrollar el germen de la verdadera libertad frente a las pretensiones globales de un Occidente con el alma vacía.
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