III Domenica di Pasqua
In questa terza domenica di Pasqua la liturgia ci propone un bellissimo Vangelo: l'ultimo capitolo di Giovanni, che racconta un'apparizione di Gesù sulla riva del lago di Galilea. Questo Vangelo comprende tre scene: l'incontro con Gesù e la pesca miracolosa, il pasto con il Risorto; il dialogo tra Gesù e Simon Pietro che si conclude con "Seguimi".
Queste parole di Gesù sono inserite nel racconto della terza apparizione del Risorto presso le rive del mare di Tiberiade, che narra la pesca miracolosa. Dopo lo "scandalo" delle Croce, duro a passare, essi erano tornati alla loro terra e al loro lavoro di pescatori, cioè a quelle attività che svolgevano prima di incontrare e seguire Gesù. Erano tornati alla vita di prima come se tutto fosse finito e questo fa intendere il clima di dispersione e di smarrimento che regnava nella loro comunità (Mc 14,27; Mt 26,31). Anche dopo due apparizioni del Risorto era difficile per i discepoli, soprattutto per Pietro, comprendere ciò che era avvenuto. Ma, mentre tutto sembrava finito, di nuovo, come sulla riva di Emmaus, è ancora Gesù a venire verso i suoi amici, soprattutto verso Pietro. Stavolta li incontra sul mare, luogo che richiama alla mente le difficoltà e le tribolazioni della vita: li incontra sul far del mattino, dopo un'inutile fatica durata l'intera notte. La loro rete è vuota. In certo modo, ciò appare come il bilancio della loro esperienza con Gesù: lo avevano conosciuto, gli erano stati accanto, ed Egli aveva loro promesso tante cose. Eppure ora si ritrovavano con la rete vuota di pesci. Ma ecco che all'alba Gesù va loro incontro; essi però non lo riconoscono subito (v.4). L'"alba" nella Bibbia indica spesso il momento di interventi straordinari di Dio. Nel libero dell'Esodo, ad esempio, "alla veglia del mattino" il Signore interviene "dalla colonna di fuoco e di nube" per salvare il suo popolo in fuga dall'Egitto (Es 14,24). Ed ancora, è sul far del giorno che Maria Maddalena e le altre donne accorse al sepolcro incontrano il Signore risorto. Anche nel brano evangelico che stiamo meditando è ormai passata la notte e i discepoli provati dalla fatica, delusi per non aver pescato nulla, il Signore dice: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete!" (v. 6). Normalmente i pesci cadono nella rete durante la notte, quando è buio, e non di mattina, quando l'acqua è ormai trasparente. I discepoli però, senza rendersi conto, si fidarono di Gesù e il risultato fu una pesca miracolosamente abbondante, tanto che non riuscivano più a tirare su la rete per la grande quantità, 153, di pesci raccolti (v.6). A questo punto Giovanni, illuminato sempre dall'amore, si rivolge a Pietro e dice: "È il Signore!" (v. 7). Lo sguardo perspicace del discepolo che Gesù amava – icona di ogni credente, in questo momento di noi che lo ascoltiamo risorto, vivo, che ci parla – riconosce il Maestro presente sulla riva del lago. "È il Signore!": questa sua spontanea professione di fede è anche per noi un invito a proclamare che Cristo risorto è il Signore, vivo, qui presente, il datore di ogni bene. E la celebrazione dell'Eucaristia non è completa senza questo nostro contributo: non soltanto il prioritario da Gesù a noi, ma anche da noi a Gesù. E deve andare in questi due sensi non soltanto con sentimenti, ma anche con offerte reali di amore, che sono frutto della grazia del Signore e della nostra cooperazione docile e generosa ad essa.
Dopo questo pasto, Gesù si rivolge a Simon Pietro. È una scena commovente. Pietro aveva rinnegato Gesù tre volte; Gesù non parla con lui di questo, ma gli fa una domanda: "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?"
Questa domanda costituisce, in un certo senso, una prova per Pietro. Prima della passione di Gesù egli aveva preteso di amare il Signore più degli altri; Aveva detto a Gesù: "Anche se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai" (Mt 26,33; Mc 14,29); "Darò la mia vita per te!" (Gv 13,37). Pietro era pieno di sicurezza e di fiducia in sé stesso, e questa sua presunzione aveva avuto come risultato il suo triplice rinnegamento di Gesù.
Ma poi egli è stato trasformato dalla sua partecipazione in pianto alla passione di Gesù, dal suo rinnegamento e dal suo pentimento. Ora non risponde con presunzione alla domanda di Gesù, non dice: "Signore, ti amo più di costoro". È diventato umile, effetto positivo della colpa riconosciuta, perciò dice: "Signore, tu lo sai che ti voglio bene" e non dice pure che ti amo. Così fa riferimento alla conoscenza che Gesù ha di lui, non alla propria sicurezza; e non si confronta con gli altri. La sua risposta a Gesù è anche per noi una risposta esemplare.
Allora Gesù gli dice: "Pasci i miei agnelli". Gli affida il suo gregge. Così comprendiamo che la responsabilità che il Signore affida a Pietro è basata sull'amore di Pietro verso di lui. Non è possibile essere pastori, genitori, educatori nella Chiesa e nella società, se non c'è una relazione di amore forte verso il Signore.
Gesù ripete ancora la sua domanda, questa volta senza insinuare un confronto con gli altri: "Simone di Giovanni, mi ami?". E Pietro conferma la sua risposta: "Certo Signore, tu lo sai che ti voglio bene".
Poi, per la terza volta Gesù anziché mi ami: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?" Pietro rimane addolorato perché Gesù per la terza volta gli abbia chiesto se lo ama, e alla richiesta umile mi vuoi bene: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Pietro insiste ancora sulla conoscenza di Gesù, non sulla propria sicurezza.
Così, con tre rispose umili e allo stesso tempo generose, Pietro ripara il suo triplice rinnegamento. Il Signore gli ha offerto la grazia di riparare lo sbaglio che aveva fatto per l'eccessiva fiducia in sé stesso.
Ma questa terza volta Gesù gli dice qualcosa di più. Non si accontenta di dirgli. "Pasci le mie pecorelle", ma gli rivela anche la sorte dei pastori, dei genitori, degli educatori, dei politici veri: "In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio (alla casa di riposo a Negrar), tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi".
E l'evangelista spiega: "Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio". Si tratta di una morte certamente dolorosa, ma che ha un significato positivo: è una morte che glorifica Dio, come Gesù con la sua morte ha glorificato il Padre, ha amato tutti ed è stato glorificato da lui.
Gesù aggiunse: "Seguimi". Ma dopo la passione di Gesù e dopo la propria conversione per Pietro, per tutti i vescovi, per i sacerdoti, per i genitori, per gli educatori, i politici si apre la via della sequela; Gesù gli dice, a noi dice in questo momento: "Seguimi!"
Che la Regina della pace, che la Regina dell'amore, che la Madre del lungo cammino ci sostenga.
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