Van Thuan, riparte la scuola

Giuseppe Tires, in "La Nuova Bussola" – 11 Marzo 2022

Forse ogni momento della storia è stato difficile come quello di adesso. Però noi viviamo dentro a questo momento e ci sembra che in esso si concentri una quantità di problemi e sfide particolarmente acute. È iniziata una nuova guerra in Europa. La gestione della pandemia ha abolito molte libertà in cambio di una presunta sicurezza stabilita dal potere politico. Si è accentuato il sistema del controllo sociale e ognuno di noi viene sempre più tracciato, profilato, controllato. Si preme per delle transizioni – quella ecologica e quella digitale – che hanno tutta l'aria di essere volute e gestite dai grandi centri di potere globali. Le democrazie sono diventate delle oligarchie. C'è in tutto il mondo un ritorno del socialismo e del comunismo. Si pensa di costruire una società di non-proprietari fruitori di servizi condivisi (ma chi fornirà questi servizi?). Lo scacchiere mondiale è in subbuglio e nascono nuove potenze planetarie.

 

Davanti a questi scenari l'Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa ripropone la sua tradizionale Scuola di Dottrina sociale della Chiesa che partirà oggi. La Bussola ha chiesto al direttore Stefano Fontana di presentare l'edizione di quest'anno.

 

Direttore, non è per caso questo un tirarsi fuori dalle impellenze della storia e un nascondersi dietro la formazione ai principi…

Il nostro Osservatorio studia e si pronuncia anche sulle dinamiche in atto nella nostra società di oggi. Il suo ultimo Rapporto, per esempio, ha trattato del "Modello cinese", ossia della convivenza tra capitalismo e controllo sociale che si sta facendo strada anche qui da noi e non solo a Pechino. Il prossimo numero della nostra rivista – il "Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa" – parlerà della "Cancel culture" contrapponendole il significato vero della evangelizzazione delle Americhe. Non ci nascondiamo, quindi. Però pensiamo che sia importante, anzi sempre più importante, che le menti acquisiscano il quadro dei principi di riflessione e dei criteri di giudizio per poter inquadrare bene poi le direttive di azione. Non bisogna appiattirsi sui fatti, bisogna vederli tramite un grandangolo per contestualizzarli e valutarli adeguatamente. Da anni il nostro Osservatorio organizza Scuole di Dottrina sociale della Chiesa, sia sul territorio (quando era ancora possibile) sia a distanza. In questa primavera di guerra abbiamo ritenuto di non cambiare direzione. Stiamo infatti lavorando sui tempi lunghi.

 

Per esempio, nella situazione di oggi quali possono essere i principi della Dottrina sociale della Chiesa da recuperare?

Pensiamo per esempio al principio di sovranità, da intendersi però in modo corretto. Oppure al ruolo dello Stato che, purtroppo nei suoi aspetti negativi è riprodotto sia a livello locale sia al di sopra nella comunità internazionale. Possiamo fare riferimento al concetto di nazione nei suoi rapporti con la dimensione politica-statale e quella della comunità sovrastatale. Oppure al principio della tutela delle minoranze, o del diritto di guerra che si fonda sul cosiddetto diritto delle genti, un principio di ordine naturale che la Chiesa ha sempre difeso. Ho fatto questi esempi in relazione alla attuale situazione di conflitto in Europa, ma i principi della Dottrina sociale della Chiesa riguardano tutti i campi della convivenza. Il nostro Osservatorio dedicherà il suo prossimo Rapporto al principio della proprietà privata, che è anche esso di ordine naturale ma che oggi viene non solo inteso male ma anche programmaticamente negato.

 

Questi principi, ed altri simili, sono solo per i cattolici o per tutti?

Nella misura in cui valorizzano i principi del diritto naturale e del buon senso comune valgono per tutti, dato che, almeno in astratto, ogni uomo può arrivarvi tramite l'uso corretto della sua ragione. Di fatto però, senza l'aiuto della rivelazione e della fede cristiane, anche la ragione rischia di perdersi per strada e la volontà non riesce sempre a superare le ragioni degli interessi di parte. Ecco perché serve la Dottrina sociale della Chiesa: la ragione non basta a sé stessa, ma deve esser confermata e purificata dalla fede. Come scriveva Chesterton nel suo libro Ortodossia, "Solo il soprannaturale ha una visione assennata dalla natura".

 

Mi spieghi una cosa: se leggo la Rerum novarum di Leone XIII non trovo mai l'espressione Dottrina sociale della Chiesa. Perché?...

Perché Leone XIII non aveva bisogno di definirla, né di precisarne il contenuto. Egli doveva solo riproporre la "società cristiana" che ognuno, allora, sapeva cosa fosse. Il progetto di Leone XIII era sì umanistico, nel senso di realizzare la giustizia, l'ordine naturale e il bene comune, ma era principalmente religioso: ripristinare, come era nella società cristiana, il primato di Dio e della Chiesa nella società. Egli non si inventò molto di nuovo, ripropose i principi tradizionali. La necessità di definire la Dottrina sociale della Chiesa nacque più tardi, quando né i laici né i cattolici sapevano più cosa fosse una società cristiana. Qui vennero le fondamentali definizioni di Giovanni Paolo II, rese necessarie dal fatto che ormai anche dentro la Chiesa molti negavano la sua Dottrina sociale. La Chiesa definisce quando qualcuno nega ciò che fino ad allora si era creduto. Non prima.

 

Torniamo alla Scuola di prossima partenza … Di cosa si tratta?

Si tratta di 10 lezioni a distanza che inizieranno venerdì 11 marzo alle ore 21,00 e che proseguiranno settimanalmente sempre al venerdì e sempre alla stessa ora.  La caratteristica di questa edizione della Scuola è di parlare degli argomenti sullo sfondo di una particolare enciclica sociale. Per esempio, il diritto di proprietà privata nella Rerum novarum, oppure il lavoro nella Laborem exercens… e così via. Il recupero dei testi è molto importante perché le parole del Magistero hanno eco anche oggi

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