Ascolta i fedeli, ma la Chiesa non segue i sondaggi
Nico Spuntoni, in "La Nuova Bussola" – 3 Ottobre 2021
Alla vigilia dell'inizio del processo del Sinodo dei Vescovi, che durerà due anni la Bussola intervista il cardnale Cordes: «L'autentico "senso di fede del popolo di Dio" non deve essere colto plebiscitariamente. Sondaggi e referendum sono all'ordine del giorno, ma anche se questa tendenza influenza la comunità religiosa, la Parola di Dio sposta lo sguardo dall'opinione diffusa della Chiesa all'affidabilità rivelata».
Il cammino verso la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si aprirà il 9 e 10 ottobre in Vaticano ed in ciascuna diocesi e si articolerà in tre fasi: la prima diocesana, la seconda continentale e la terza universale. "Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione", questo il tema su cui Papa Francesco ha invitato la Chiesa ad interrogarsi. Nel documento preparatorio, pubblicato a settembre, è stato scritto che "anche nel secondo millennio, quando la Chiesa ha maggiormente sottolineato la funzione gerarchica, (...) quando si è trattato di definire delle verità dogmatiche i papi hanno voluto consultare i Vescovi per conoscere la fede di tutta la Chiesa, facendo ricorso all'autorità del sensus fidei di tutto il Popolo di Dio, che è «infallibile in credendo»". In questa conversazione con la Nuova Bussola Quotidiana, il cardinale Paul Josef Cordes ha precisato il concetto teologico di infallibilità del sensus fidei dei fedeli così com'è delineato nella costituzione dogmatica Lumen Gentium ed ha invocato più spazio al mistero trinitario come impulso al culto e alla felicità.
Eminenza, nel documento preparatorio della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si fa risalire l'origine dello scandalo pedofilia nella Chiesa alla "cultura impregnata di clericalismo" e a "forme di esercizio dell'autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso". Una diagnosi diversa da quella di Joseph Ratzinger che nei famosi appunti del 2019 aveva esortato a concentrarsi sull'assenza di Dio.
Ai nostri giorni, gli scandali e la pedofilia dei consacrati stanno offuscando in modo terrificante il nome della Chiesa. Quindi è meraviglioso che pastori e laici si preoccupino per un nuovo inizio della missione ecclesiale! Tuttavia, nel documento preparatorio l'"ascolto dello Spirito Santo" sembra essere assicurato senza problemi. Ma oltre alla pedofilia, alla pandemia e all'abuso di potere, lo "spirito mondiale" antireligioso distrugge la dimensione della trascendenza e la dignità degli esseri umani. "Senza Dio", come sosteneva Henri de Lubac, il tanto agognato "umanesimo" degenera in tragedia. La parola redentrice di Dio non trova in noi destinatari un'eco autentica: il nostro peccato la distorce e la adultera. Lo spazio di risonanza umana non è semplicemente uno specchio cristallino della rivelazione divina. Persino i rispettabili messaggeri la annebbiano. La storia mostra, non solo a partire dallo scandalo pedofilia, che la Chiesa è sempre stata distorta dal peccato e permeata dalle eresie.
In vista dell'inizio del cammino sinodale si è insistito molto nel ricordare che "il popolo di Dio è infallibile 'in credendo'". Vogliamo precisare in che misura?
La teologia più attenta non ha generalmente affermato un'auspicabile "infallibilità di tutto il popolo di Dio in credendo", ma l'ha specificata più precisamente. Penso, ad esempio, al documento del 2014 della Commissione Teologica Internazionale dove si distingue tra senso della fede e senso dei fedeli. Lì si afferma che ciò che diventa tangibile nelle credenze del popolo di Dio non è, solo per questo motivo, una fede vincolante nella Chiesa: spetta al magistero ecclesiastico proclamarlo.
In quel documento a cui fa riferimento, veniva sottolineata la necessità di "distinguere il sensus fidei autentico da semplici espressioni di opinione popolare, di interessi particolari o dello spirito del tempo". Come riuscirci?
Plebisciti, sondaggi e referendum sono all'ordine del giorno. Un gran numero di istituti conducono sondaggi. Questa tendenza influenza anche la comunità religiosa e la sua autocomprensione. Di conseguenza, il "camminare insieme" del prossimo sinodo prevede un processo ecclesiale "da cui nessuno è escluso". È ovvio che un processo così illimitato suscita interesse per la missione ecclesiastica nel popolo di Dio e ben oltre. Ma l'autentico "senso di fede del popolo di Dio" non deve naturalmente essere colto plebiscitariamente. Affinché le risposte sollevate siano utili al fondamento della fede, hanno bisogno della luce della rivelazione. In questa prospettiva l'angolo di visuale cambia radicalmente: la Parola di Dio sposta lo sguardo dall'opinione diffusa della Chiesa all'affidabilità rivelata. Un tale cambiamento di prospettiva è tanto inevitabile quanto affascinante. A un certo punto si scopre che Dio stesso vuole evidentemente che l'umanità sia omogenea e armoniosa. Solo allontanandosi dalla sua capacità di attrarre sono sorte tra noi umani la distanza, la discordia e l'opposizione.
Affrancarsi da questa prospettiva dove conduce l'uomo?
Lo vediamo nella Bibbia: il brano della "Torre di Babele" avverte sul pericolo della disgregazione della comunità umana a causa del disprezzo di Dio. Si lega alla capacità del linguaggio umano. Si crede che il progetto potesse dare autonomia all'umanità che vuole scrollarsi di dosso la sua subordinazione creaturale e "costruire una torre con la punta al cielo". Gli uomini hanno intenzione di "farsi un nome". Ma Dio frena la loro arroganza e smarrisce "la loro lingua perché non capiscano più la lingua dell'altro". Attraverso un linguaggio incomprensibile, la comunità si scompone nell'incomprensione e nella diffidenza reciproca.
La sfida dell'uomo alla sovranità del Creatore porta alla divisione. Cosa conduce, invece, a "camminare insieme"?
La Scrittura non si limita ad avvertire noi umani contro la divisione. Piuttosto, rivela la fonte primaria di ogni unità; perché ci dona l'autoritratto del Dio Uno e Trino. E poiché è l'unanimità nella sua forma più pura, il popolo di Dio trova comunione proprio nella misura in cui si avvicina a Dio. Soprattutto, la teologia giovannea assicura la comunanza ai credenti, una koinonia/comunione che viene da Dio. Perché chi crede è ricompensato con la partecipazione alla vita di Dio. Gli obblighi etici, l'osservanza dei comandamenti, la confessione a Gesù Cristo e il rimanere nell'amore fanno parte di tale koinonia con Dio. A differenza dell'eresia gnostica, che disprezzava la materia e cercava l'unità con Dio in una sfera di luce senza mondo, la prima lettera di Giovanni fissa questa koinonia nell'uomo storico. L'Eterno e Onnipotente Creatore si lega alla sua creatura. Siamo in Dio e Lui è in noi. La Sacra Scrittura proclama più e più volte la reciprocità di questo rapporto.
Lei indica la Trinità come sorgente e meta della comunione.
Deve essere Dio stesso che opera per abolire la discordia e la separazione tra gli uomini; poiché ciò che i primi Padri della Chiesa hanno faticato a decifrare del suo segreto dimostra Dio stesso come un "prototipo" di molteplicità unita e di unità multipla: "Trina unitas et unita Trinitas - triplice unità e trinità unificata" è così che lo chiama il vescovo Quodvultdeus. E a proposito della visita dei tre angeli ad Abramo, la Bibbia dice: "Vide le tre (persone) e ne adorò una e una sola". Quodvultdeus e altri padri della chiesa mostrano la Trinità come archetipo della comunione: nella sua trinità essa diventa la sorgente da cui nasce la comunione; è anche la meta in cui si realizza finalmente la comunione per la Chiesa e per l'umanità. Le spiegazioni di questo Mistero, quindi, non forniscono solo dati teologici chiave, ma incoraggiano anche le persone a non perdere di vista Dio nella ricerca della comunità da parte della Chiesa, ma piuttosto a sperarla da lui.
Alla luce di ciò, cosa spera in vista dell'apertura di questo cammino sinodale?
Non si dovrebbe mai dare per scontato che i credenti abbiano consapevolezza del Dio Uno e Trino. Il suo volto va cercato incessantemente. Quando è considerato e predicato, rende felici con il suo amore coloro che ascoltano. Giovanni insegna non solo un'appartenenza fattuale a Dio, ma che la comunione con lui ha anche una dimensione di conoscenza. Dice Hans Urs von Balthasar: "Dio non presuppone, ma propone". Purtroppo questa conoscenza di Dio è stato un punto assente nel documento preparatorio dal momento che ci si interessa a Lui solo a proposito di volontà ed azioni. Ciò che Dio rivela di sé passa inosservato. I primi padri della Chiesa sono oggi dimenticati. L'autorivelazione di Dio è stata preziosa per loro e hanno cercato di tradurre in parole il mistero della Trinità. L'espressione "volto" o "persona" appare loro come un aiuto. I "volti" divini ottengono contorni calorosi ed affascinanti perché descrivono il rapporto tra le persone. I padri non volevano solo difendere la verità della retta fede, ma anche penetrare nell'intimità della vita trinitaria affinché lo stupore e il mistero scaldassero ed attirassero l'amato. Spero che questo grande sinodo mondiale possa cambiare prospettiva e cominciare a dare molto spazio al Dio trinitario oltre alle persone di oggi.
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Alla vigilia dell'inizio del processo del Sinodo dei Vescovi, che durerà due anni la Bussola intervista il cardnale Cordes: «L'autentico "senso di fede del popolo di Dio" non deve essere colto plebiscitariamente. Sondaggi e referendum sono all'ordine del giorno, ma anche se questa tendenza influenza la comunità religiosa, la Parola di Dio sposta lo sguardo dall'opinione diffusa della Chiesa all'affidabilità rivelata».
Il cammino verso la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si aprirà il 9 e 10 ottobre in Vaticano ed in ciascuna diocesi e si articolerà in tre fasi: la prima diocesana, la seconda continentale e la terza universale. "Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione", questo il tema su cui Papa Francesco ha invitato la Chiesa ad interrogarsi. Nel documento preparatorio, pubblicato a settembre, è stato scritto che "anche nel secondo millennio, quando la Chiesa ha maggiormente sottolineato la funzione gerarchica, (...) quando si è trattato di definire delle verità dogmatiche i papi hanno voluto consultare i Vescovi per conoscere la fede di tutta la Chiesa, facendo ricorso all'autorità del sensus fidei di tutto il Popolo di Dio, che è «infallibile in credendo»". In questa conversazione con la Nuova Bussola Quotidiana, il cardinale Paul Josef Cordes ha precisato il concetto teologico di infallibilità del sensus fidei dei fedeli così com'è delineato nella costituzione dogmatica Lumen Gentium ed ha invocato più spazio al mistero trinitario come impulso al culto e alla felicità.
Eminenza, nel documento preparatorio della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si fa risalire l'origine dello scandalo pedofilia nella Chiesa alla "cultura impregnata di clericalismo" e a "forme di esercizio dell'autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso". Una diagnosi diversa da quella di Joseph Ratzinger che nei famosi appunti del 2019 aveva esortato a concentrarsi sull'assenza di Dio.
Ai nostri giorni, gli scandali e la pedofilia dei consacrati stanno offuscando in modo terrificante il nome della Chiesa. Quindi è meraviglioso che pastori e laici si preoccupino per un nuovo inizio della missione ecclesiale! Tuttavia, nel documento preparatorio l'"ascolto dello Spirito Santo" sembra essere assicurato senza problemi. Ma oltre alla pedofilia, alla pandemia e all'abuso di potere, lo "spirito mondiale" antireligioso distrugge la dimensione della trascendenza e la dignità degli esseri umani. "Senza Dio", come sosteneva Henri de Lubac, il tanto agognato "umanesimo" degenera in tragedia. La parola redentrice di Dio non trova in noi destinatari un'eco autentica: il nostro peccato la distorce e la adultera. Lo spazio di risonanza umana non è semplicemente uno specchio cristallino della rivelazione divina. Persino i rispettabili messaggeri la annebbiano. La storia mostra, non solo a partire dallo scandalo pedofilia, che la Chiesa è sempre stata distorta dal peccato e permeata dalle eresie.
In vista dell'inizio del cammino sinodale si è insistito molto nel ricordare che "il popolo di Dio è infallibile 'in credendo'". Vogliamo precisare in che misura?
La teologia più attenta non ha generalmente affermato un'auspicabile "infallibilità di tutto il popolo di Dio in credendo", ma l'ha specificata più precisamente. Penso, ad esempio, al documento del 2014 della Commissione Teologica Internazionale dove si distingue tra senso della fede e senso dei fedeli. Lì si afferma che ciò che diventa tangibile nelle credenze del popolo di Dio non è, solo per questo motivo, una fede vincolante nella Chiesa: spetta al magistero ecclesiastico proclamarlo.
In quel documento a cui fa riferimento, veniva sottolineata la necessità di "distinguere il sensus fidei autentico da semplici espressioni di opinione popolare, di interessi particolari o dello spirito del tempo". Come riuscirci?
Plebisciti, sondaggi e referendum sono all'ordine del giorno. Un gran numero di istituti conducono sondaggi. Questa tendenza influenza anche la comunità religiosa e la sua autocomprensione. Di conseguenza, il "camminare insieme" del prossimo sinodo prevede un processo ecclesiale "da cui nessuno è escluso". È ovvio che un processo così illimitato suscita interesse per la missione ecclesiastica nel popolo di Dio e ben oltre. Ma l'autentico "senso di fede del popolo di Dio" non deve naturalmente essere colto plebiscitariamente. Affinché le risposte sollevate siano utili al fondamento della fede, hanno bisogno della luce della rivelazione. In questa prospettiva l'angolo di visuale cambia radicalmente: la Parola di Dio sposta lo sguardo dall'opinione diffusa della Chiesa all'affidabilità rivelata. Un tale cambiamento di prospettiva è tanto inevitabile quanto affascinante. A un certo punto si scopre che Dio stesso vuole evidentemente che l'umanità sia omogenea e armoniosa. Solo allontanandosi dalla sua capacità di attrarre sono sorte tra noi umani la distanza, la discordia e l'opposizione.
Affrancarsi da questa prospettiva dove conduce l'uomo?
Lo vediamo nella Bibbia: il brano della "Torre di Babele" avverte sul pericolo della disgregazione della comunità umana a causa del disprezzo di Dio. Si lega alla capacità del linguaggio umano. Si crede che il progetto potesse dare autonomia all'umanità che vuole scrollarsi di dosso la sua subordinazione creaturale e "costruire una torre con la punta al cielo". Gli uomini hanno intenzione di "farsi un nome". Ma Dio frena la loro arroganza e smarrisce "la loro lingua perché non capiscano più la lingua dell'altro". Attraverso un linguaggio incomprensibile, la comunità si scompone nell'incomprensione e nella diffidenza reciproca.
La sfida dell'uomo alla sovranità del Creatore porta alla divisione. Cosa conduce, invece, a "camminare insieme"?
La Scrittura non si limita ad avvertire noi umani contro la divisione. Piuttosto, rivela la fonte primaria di ogni unità; perché ci dona l'autoritratto del Dio Uno e Trino. E poiché è l'unanimità nella sua forma più pura, il popolo di Dio trova comunione proprio nella misura in cui si avvicina a Dio. Soprattutto, la teologia giovannea assicura la comunanza ai credenti, una koinonia/comunione che viene da Dio. Perché chi crede è ricompensato con la partecipazione alla vita di Dio. Gli obblighi etici, l'osservanza dei comandamenti, la confessione a Gesù Cristo e il rimanere nell'amore fanno parte di tale koinonia con Dio. A differenza dell'eresia gnostica, che disprezzava la materia e cercava l'unità con Dio in una sfera di luce senza mondo, la prima lettera di Giovanni fissa questa koinonia nell'uomo storico. L'Eterno e Onnipotente Creatore si lega alla sua creatura. Siamo in Dio e Lui è in noi. La Sacra Scrittura proclama più e più volte la reciprocità di questo rapporto.
Lei indica la Trinità come sorgente e meta della comunione.
Deve essere Dio stesso che opera per abolire la discordia e la separazione tra gli uomini; poiché ciò che i primi Padri della Chiesa hanno faticato a decifrare del suo segreto dimostra Dio stesso come un "prototipo" di molteplicità unita e di unità multipla: "Trina unitas et unita Trinitas - triplice unità e trinità unificata" è così che lo chiama il vescovo Quodvultdeus. E a proposito della visita dei tre angeli ad Abramo, la Bibbia dice: "Vide le tre (persone) e ne adorò una e una sola". Quodvultdeus e altri padri della chiesa mostrano la Trinità come archetipo della comunione: nella sua trinità essa diventa la sorgente da cui nasce la comunione; è anche la meta in cui si realizza finalmente la comunione per la Chiesa e per l'umanità. Le spiegazioni di questo Mistero, quindi, non forniscono solo dati teologici chiave, ma incoraggiano anche le persone a non perdere di vista Dio nella ricerca della comunità da parte della Chiesa, ma piuttosto a sperarla da lui.
Alla luce di ciò, cosa spera in vista dell'apertura di questo cammino sinodale?
Non si dovrebbe mai dare per scontato che i credenti abbiano consapevolezza del Dio Uno e Trino. Il suo volto va cercato incessantemente. Quando è considerato e predicato, rende felici con il suo amore coloro che ascoltano. Giovanni insegna non solo un'appartenenza fattuale a Dio, ma che la comunione con lui ha anche una dimensione di conoscenza. Dice Hans Urs von Balthasar: "Dio non presuppone, ma propone". Purtroppo questa conoscenza di Dio è stato un punto assente nel documento preparatorio dal momento che ci si interessa a Lui solo a proposito di volontà ed azioni. Ciò che Dio rivela di sé passa inosservato. I primi padri della Chiesa sono oggi dimenticati. L'autorivelazione di Dio è stata preziosa per loro e hanno cercato di tradurre in parole il mistero della Trinità. L'espressione "volto" o "persona" appare loro come un aiuto. I "volti" divini ottengono contorni calorosi ed affascinanti perché descrivono il rapporto tra le persone. I padri non volevano solo difendere la verità della retta fede, ma anche penetrare nell'intimità della vita trinitaria affinché lo stupore e il mistero scaldassero ed attirassero l'amato. Spero che questo grande sinodo mondiale possa cambiare prospettiva e cominciare a dare molto spazio al Dio trinitario oltre alle persone di oggi.
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