Verifica Traditionis custodes

Verifica Traditionis custodes


La falce di Francesco e la resistenza necessaria

Saved in: Blog by Aldo Maria Valli

di don Leonardo Sacco


Ci sono date che hanno fatto storia, e che possono essere considerate, senza dubbio, degli spartiacque fra periodi più o meno differenti tra loro. Basti pensare ad esempio a quando l'uomo scoprì il fuoco o la ruota, o al giorno della scoperta dell'America, data che, come sappiamo, viene identificata come spartiacque fra il Medioevo e l'Età Moderna. Oppure, tornando indietro di qualche decennio, quando Gutenberg intorno al 1450 stampò la prima bibbia utilizzando il sistema dei caratteri mobili. Un'altra data che certamente può essere considerata una data spartiacque, è senza dubbio quella in cui Lutero nel 1521 affisse le 95 tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittemberg, e con cui incominciò la riforma luterana. Anche nel nostro mondo moderno ci sono date storiche che possono essere considerate date spartiacque, in cui gli avvenimenti accaduti hanno cambiato radicalmente il modo di vedere e di vivere il mondo. L'elenco sarebbe molto lungo ma per il nostro ragionamento pensiamo ad esempio al giorno della conclusione del Concilio Vaticano II o similmente al giorno in cui furono imposte le norme liturgiche del messale di Paolo VI. O ancora al giorno in cui mons. Lefebvre ha consacrato i 4 vescovi senza mandato pontificio.


Queste date e questi eventi hanno creato un vero e proprio spartiacque fra ciò che c'era prima e ciò che è avvenuto successivamente. Nel lungo elenco di date storiche entra senza dubbio anche la data del 16 luglio 2021, nella quale Papa Francesco attraverso il motu proprio "Traditionis Custodes" da una vera e propria falciata al mondo legato alla tradizione e in particolare alla Santa Messa tradizionale di san Pio V.


Una data che a buon titolo può essere definita uno spartiacque storico fra ciò che c'era prima e ciò che ci sarà dopo. Eh sì, perché purtroppo le cose non saranno più come prima, sia che si obbedisca, sia che si disobbedisca a questo documento.


Non sarà più possibile per un parroco celebrare liberamente nella sua parrocchia la vera Messa, e non sarà più possibile per i fedeli riunirsi e formare nuovi gruppi o associazioni con lo scopo di assistere e ricevere i sacramenti secondo le norme preconciliari. Stando ad una certa interpretazione del documento, non sarà più possibile per i chierici recitare il breviario precedente alla riforma liturgica o per i sacerdoti e i vescovi utilizzare il "rituale romanum" o il "pontificale romanum" in uso prima del concilio. Gli istituti nati sotto la competenza della Commissione Ecclesia Dei passeranno sotto la competenza della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, con conseguenze alquanto immaginabili. [1]


In poche parole la falce di Papa Francesco si abbatte nella vita della tradizione e va a tagliare a rasoterra tutto quello che era nato e stava crescendo dopo la promulgazione del motu proprio Summorum pontificum.


Ma sarà realmente così?


Ovvio che nei prossimi giorni o meglio nei prossimi mesi avremo la conferma o la smentita di tutto questo, ma per il momento possiamo fare alcune previsioni che necessitano però di una premessa importante.


Nella bolla di promulgazione del Messale Romano intitolata Quo primum tempore, il santo papa Pio V, al capoverso VII, dice espressamente: " […] Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l'Indulto perpetuo [2]  di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente: cosí che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né, d'altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale." [3]


Questo indulto, per utilizzare lo stesso termine usato dal papa, è come quella chiave di volta che permette all'arco di rimanere in piedi; con il tempo e le intemperie possono crollare le travi del tetto possono crollare le pareti e i soffitti, ma la chiave di volta mantiene in piedi la struttura. Gli antichi romani lo sapevano benissimo, e infatti guardando il Colosseo o i lunghi acquedotti che sono stati costruiti quasi esclusivamente da archi, ci rendiamo conto di quanto questa similitudine sia vera. Più una struttura è fatta di archi e più resiste. Perché la pietra sommitale chiamata appunto chiave di volta ha la capacità di bloccare tutto e di non far crollare nulla neanche dopo 2000 anni di storia. Se questo è vero per le cose materiali costruite dall'uomo, quanto più è vero per le cose ispirate da Dio! questo indulto per noi oggi assume la forma di questa chiave di volta che non permette il crollo della struttura.


Papa san Pio V era appunto un santo, e la sua santità lo ha portato a scrivere un indulto che ha validità ancora oggi, e molti furono i sacerdoti che si avvalsero di questo indulto all'indomani della riforma liturgica conciliare. Alla luce di tutto questo si può affermare che il motu proprio Summorum pontificum di Benedetto XVI ha portato senza alcun dubbio dei vantaggi sul piano pratico, ma sul piano dei principi non sarebbe stato necessario, il fatto che oggi venga abolito se da un lato pone dei problemi, dall'altro non dovrebbe cambiar nulla. C'è da aggiungere che il motu proprio di papa Francesco stabilisce che i sacerdoti che già si avvalgono della facoltà data da Benedetto XVI potranno continuare a celebrare a patto che chiedano l'autorizzazione al proprio vescovo, e che i nuovi sacerdoti oltre a chiedere formale autorizzazione, debbano attendere una risposta ulteriore da Roma. Tutto questo alla luce dell'indulto su citato, è chiaramente illegittimo ed evidenzia ancora di più quanto questo atto di papa Francesco sia del tutto inaccettabile e da rigettare senza "se" e senza "ma".


Ritornando quindi alle "previsioni" su cosa potrebbe accadere in seguito a queste disposizioni, proviamo a rispondere.


Cosa cambia oggi?


È ovvio che a questa domanda risponde già il documento di papa Francesco, ciò che mi domanderei piuttosto è cosa dovrebbe cambiare.


Innanzitutto l'atteggiamento del clero; i sacerdoti che fino alla mattina del 16 luglio celebravano la Santa Messa di sempre dovrebbero continuare a celebrare ed assicurare assistenza dei fedeli come hanno fatto fino ad ora invocando l'indulto perpetuo di san Pio V. La chiesa della "misericordia" e della "carità" di papa Francesco non può pensare che questi fedeli siano dei rifiuti radioattivi di cui bisogna sbarazzarsi il prima possibile, sono spesso persone di elevata statura morale e intellettuale che meritano rispetto, attenzione e comprensione che non meritano di essere abbandonate da un giorno all'altro come se fossero cani scomodi da lasciare in una piazzola di un autostrada prima delle vacanze! Molti giovani ragazzi  si sono formati in questi 14 anni attraverso la liturgia antica e non li si può privare in questo modo barbaro dei sacramenti con cui si sono nutriti in questi anni.


Bisognerà assumere inevitabilmente un atteggiamento di resistenza di fronte a questo atto di violenza, e lasciatemelo dire, di odio nei confronti della Santa Messa cattolica. Non è più il tempo di stare a cincischiare, o a guardare come spettatori muti, bisogna decidere da quale parte stare: se dalla parte della tradizione bimillenaria della Chiesa, o se dalla parte di chi, ammantato di pelle di agnello, la Chiesa la vuole distruggere.


L'obbedienza è una cosa santa, e conduce alla santità, ma quando l'obbedienza viene utilizzata contro la fede come in questo caso, non solo si può, ma si è tenuti a disobbedire! L'obbedienza non è a senso unico, è per tutti, anche per il papa nei confronti della tradizione, e della Sacra Scrittura, ricordiamo infatti che il papa non è il capo supremo della Chiesa, bensì il vicario di Cristo. Se il papa disobbedisce alla fede alla tradizione e all'insegnamento perenne della Chiesa, e di conseguenza a Cristo, egli stesso non è degno di obbedienza alcuna! Questo concetto del resto, è stato già ben studiato della teologia cattolica e in particolare da san Tommaso D'Aquino nella Summa teologica. [4]  Il sommo teologo infatti specifica in maniera chiara che nelle cose che vanno contro Dio e aggiungo quindi anche contro la Fede, si è obbligati a non obbedire, come anche si è obbligati a non obbedire alle cose illecite, soprattutto se ledono la fede e offendono Dio.


Ecco allora cosa cambia: quei sacerdoti, sperando siano tanti, che invocheranno l'indulto perpetuo di san Pio V e che continueranno a celebrare secondo il Messale Tridentino, […].


Ricordiamoci la grande figura di sant'Atanasio d'Alessandria, che in un tempo in cui tutti i vescovi erano caduti nell'eresia ariana, difese strenuamente la Divinità di Nostro Signore contro tutto e tutti, usando spesso anche linguaggi polemici contro coloro che difendevano l'eresia e in più occasioni si scagliò senza paura contro chi accettava il compromesso. Nel 335 a Tiro, in Palestina, fu convocato un sinodo per dirimere la controversia e dunque per decidere quale atteggiamento avere nei confronti di ciò che affermava sant'Atanasio. Il concilio definì il Vescovo di Alessandria con questi termini: "arrogante", "superbo" e "uomo che vuole la discordia". Venne attaccato politicamente ed esiliato per ben 5 volte, e molto altro dovette subire per essere rimasto fedele alla verità. Fu solo lui insieme a pochi vescovi dell'Egitto e della Libia a mantenere viva la vera fede, eppure nonostante tutto il nuovo imperatore Valente, così come il nuovo papa Damaso, capirono che sant'Atanasio aveva ragione e lo riabilitarono. L'intrepido difensore della Fede cattolica morì il 2 maggio del 373. [5] Le sue parole pronunciate secoli fa hanno un'attualità disarmante: "Volete essere figli della luce, ma non rinunciate ad essere figli del mondo. Dovreste credere alla penitenza, ma voi credete alla felicità dei tempi nuovi. Dovreste parlare della grazia, ma voi preferite parlare del progresso umano. Dovreste annunciare Dio, ma preferite predicare l'uomo e l'umanità. Portare il nome di Cristo, ma sarebbe più giusto se portaste il nome di Pilato. Siete la grande corruzione, perché state nel mezzo. Volete stare nel mezzo tra la luce e il mondo. Siete maestri del compromesso e marciate col mondo. Io vi dico: fareste meglio ad andarvene col mondo ed abbandonare il Maestro, il cui regno non è di questo mondo". [6]


Un ultima considerazione mi sento di dover fare.


Questo documento di papa Francesco è uscito in un giorno molto caro alla sensibilità e alla fede di moltissimi fedeli: il giorno in cui la Chiesa commemora la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Quale grande affronto si è perpetuato verso la nostra amorosissima Madre Celeste! Oserei dire l'ennesimo da parte di papa Bergoglio. Non è più il tempo di stare a guardare, non possiamo aspettare a braccia conserte sperando in un nuovo Papa che rimetta le cose apposto, potrebbe anche accadere e se accade Deo gratias! Ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra e fare la nostra parte qui e ora, perché i tempi del ritorno di Nostro Signore si avvicinano sempre di più e noi non saremo giudicati su una speranza riposta nelle capacità umane, ma sulla fiducia che abbiamo riposto in Dio e sulla carità che abbiamo messo in atto per salvare la fede, la Chiesa e il nostro prossimo bisognoso di conoscere e amare Dio, una carità che ci porta a collaborare con Dio alla salvezza delle anime.


Non possiamo più pensare di scendere a "sentir Messa" nella parrocchia all'angolo, bisognerà fare chilometri su chilometri per raggiungere i sacerdoti che a loro volta dovranno fare chilometri su chilometri per portare la Santa Messa e i sacramenti alle anime. Bisognerà stare attenti a non cadere in peccati gravi perché non sarà più possibile raggiungere facilmente un sacerdote che confessi in maniera decente e che non dia suggerimenti fuorvianti. Bisognerà sostenere economicamente quei sacerdoti che si prodigano per portare Cristo alle anime. In poche parole c'è da rimboccarsi le maniche! Ma la Provvidenza di Dio non si farà attendere!


Maria ci è accanto, piange e prega con noi e continuerà a starci vicino in questa battaglia, imbracciamo le armi della fede: la Sacra Scrittura unita alla formazione teologica, e quindi alla dottrina, accompagnata dal rosario e devozioni personali. Queste armi rafforzano il nostro spirito e il nostro intelletto e ci preparano a combattere per poter trionfare anche noi insieme al cuore immacolato di Maria Santissima!


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[1] Cfr. PP. Francesco, motu proprio Traditionis custodes, art. 1, art. 3§6, artt. 4 – 5 – 6.


[2] Grassetto e sottolineature sono nostre.


[3] PP. san Pio V, Costituzione apostolica Quo primum tempore, n. 7


[4] A Dio l'uomo è soggetto in modo assoluto e in tutte le cose, (…) Ma i sudditi non sono soggetti in tutto ai loro superiori, bensì in alcune cose determinate. E solo in rapporto a queste essi sono intermediari tra Dio e i sudditi. Invece per tutte le altre cose sono sottoposti a Dio, il quale li guida con la legge naturale, o con quella scritta. (IIª-IIae q. 104 a. 5 ad 2) I religiosi professano obbedienza per quel che riguarda la vita regolare, in cui sono soggetti ai loro superiori. Perciò essi son tenuti a ubbidire soltanto nelle cose che possono riguardare codesta vita. E questa obbedienza è sufficiente per salvarsi. Se poi essi vogliono ubbidire anche in altre cose, questo contribuisce a una maggiore perfezione: purché non si tratti di cose contro Dio, o contro la regola; poiché tale obbedienza sarebbe illecita. Si possono così distinguere tre tipi di obbedienza: la prima, sufficiente per salvarsi, si ferma a ubbidire nelle cose d'obbligo; la seconda, perfetta, ubbidisce in tutte le cose lecite; la terza, disordinata, ubbidisce anche nelle cose illecite. (IIª-IIae q. 104 a. 5 ad 3)


[5] Corrado Gnerre, Sant'Atanasio… un Santo che visse una crisi della Chiesa molto simile a quella attuale, itresentieri.it


[6] Cf K. Flam, Atanasio viene nella metropoli, in una fossa di belve, Breslavia 1930, p 84.

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