Il Dogma dell'Asssunzione nella Tradizione della Chiesa
Il dogma dell'Assunzione, espressione della Tradizione della Chiesa
Cristina Siccardi, in "Corrispondenza Romana" – 11 Agosto 2021
«Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio», così dichiara il padre della Chiesa san Giovanni Damasceno (dopo il 650-750). Era necessario… la Fede cattolica è sempre una religione di logica, una religione di ragione, non di sentimentalismi. Tuttavia, l'uomo credente, in terra, non giungerà mai alla "perfetta scientificità" della Fede, essendo solo il Creatore Onnisciente e rimarrà sempre, per lui, una porzione di Mistero. Altrimenti che Fede sarebbe?
Gesù disse all'incredulo san Tommaso: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Gv 20, 29). Il Giudice misericordioso premierà chi è rimasto fiducioso e fedele agli insegnamenti del Verbo incarnato senza aver toccato con mano. Infatti, nell'altra vita, Fede e Speranza spariranno in quanto non saranno più necessarie queste virtù teologali, essendo state risolte nella perfetta compiutezza di sé in Cristo. Rimarrà solo più la Carità. Ecco che credere nella Tradizione della Chiesa è un fatto sia logico che indispensabile, altrimenti non è autentica Fede cattolica.
Papa Pio XII, nella sua Costituzione apostolica Muneficentissimus Deus, del 1° novembre dell'Anno Santo 1950, dove egli porta a dogma di Fede la glorificazione di Maria Santissima con la sua Assunzione al Cielo in anima e corpo, s'incunea perfettamente nella linea aurea della Tradizione della Chiesa, quella in grado di resistere ai marosi della storia umana. La storia della Salvezza conduce un percorso molto diverso dalle correnti umane, il più delle volte pronte ad agire contro la volontà di Dio; ma l'intervento della Provvidenza divina irrompe, nonostante tutto, nella stessa storia umana, essendo più forte delle tenebre demoniache, che costantemente insidiano, come leoni ruggenti e lupi che si travestono da pecore, il corso della vita individuale e collettiva. Lo stesso Pontefice apre in questi termini la Costituzione mariana: «Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d'amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8, 28)».
Con parole che rimandano a considerazioni perfettamente allineate con i nostri tempi presenti, dove si manifestano «gravissime calamità e l'aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù», il Papa stabilisce una perfetta connessione fra il dogma dell'Immacolata Concezione e quello della sua Assunzione: Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull'uno e sull'altra ha trionfato vittoriosamente e riporta vittoria anche chi, in virtù di Cristo, è stato rigenerato soprannaturalmente con il battesimo. «Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell'ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò, non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo».
Oltre ai Padri e Dottori della Chiesa, papa Pacelli include anche, come fondamento del dogma dell'Assunzione, la Liturgia. Tema decisamente scottante nei nostri giorni, in cui la rivoluzione in tal senso ha compiuto un'opera drammatica nel contribuire a scardinare la dottrina. Pio XII cita (non bisogna dimenticare che egli scrive nel 1950) come fonte, per avvalorare il credo dell'Assunzione, sia la Liturgia d'oriente che quella d'occidente e mentre la prima continua a non subire variazioni, quella d'occidente è stata rivoltata e avvelenata al termine degli anni Sessanta del Novecento.
Attingere alla fonte della Sacra Liturgia è vitalità irresistibile della veridicità della dottrina creduta e praticata, «essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana» (Mediator Dei: AAS 39 (1947), p. 541; EE 6/475).
Nella Liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l'assunzione corporea di Maria Santissima non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno celeste: «A te Dio, re dell'universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò» (Menaei totius anni).
A differenza di molteplici e prolissi documenti della Chiesa contemporanea, che affermano, attraverso meccanismi dialettici, talvolta ambigui e talaltra di manifesto errore, e con opinioni evidentemente slegate dalla sua Tradizione, il magistero preconciliare ha sempre utilizzato, sull'esempio della docenza di Gesù e dei Vangeli, un linguaggio snello, aderente alla logicità, alla chiarezza e alla nettezza. Anche in questo caso, nella Muneficentissimus Deus, l'autore sostiene con determinazione che «la liturgia della Chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall'albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l'oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l'incorruzione del corpo esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste "glorificazione", a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo».
La meraviglia dell'unica religione vera al mondo – Extra Ecclesiam nulla salus, espressione che rimanda a ciò che disse Cristo stesso: Chi non è con me è contro di me (Mt 12, 30), Chi non è contro di noi è per noi (Mc 9, 40) e a ciò che affermò il primo Papa: «Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (Atti 4, 11-12) – sta proprio nella chiarezza dei suoi principi, ma anche alla sua Tradizione, senza la quale è inquietudine, infelicità e distruzione.
In questa Tradizione s'incastona perfettamente il dogma dell'Assunzione, a cui venne data risposta teologica dai Dottori della Chiesa, come sant'Alberto Magno, maestro di san Tommaso d'Aquino, il quale, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla Sacra Scrittura, sui Padri della Chiesa e sulla Sacra Liturgia, conclude: «Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero» (Mariale sive quaestiones super Evang. "Missus est", q. 132.); inoltre, in un discorso tenuto il giorno dell'Annunciazione di Maria, spiegando il saluto dell'angelo Gabriele: «Ave, o piena di grazia …», il dottore universale mette a confronto la Santissima Vergine con Eva, che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta.
Il grande gesuita e cardinale san Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l'arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l'alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi» (Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Mariae Virginis).
Sulla stessa linea san Francesco di Sales, che con il suo dolce modo domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in Paradiso?» (Oeuvres de St François de Sales, Sermon autographe pour la fete de l'Assomption).
Con lo stesso rigore logico, il vescovo sant'Alfonso Maria de' Liguori scrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito» (Le glorie di Maria, parte II, disc. 1. 28).
Mentre san Pietro Canisio non usa mezzi termini e va dritto nel contrastare il fallace pensiero di coloro che non credono nella glorificazione non solo dell'anima, ma anche del corpo della Madre di Dio: «Questa sentenza […] è issata talmente nell'anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico» (De Maria Virgine), come dimostrano i protestanti, i quali non credono né all'Immacolata Concezione, né alla sua perenne verginità, né alla sua Assunzione in Paradiso. Ma defraudare la Iánua cáeli di tali divini doni significa precludersi la sua materna, regale e potente intercessione, che non ha pari nel Cuore di Gesù.
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