Domenica XV

"Prese a mandarli" agendo personalmente da risorto attraverso di loro, apostoli per la comunità


Il termine "apostoli" significa […] "inviati" da chi risorto agisce personalmente attraverso di loro per chi giunge alla fede. La loro vocazione si realizzerà pienamente dopo la risurrezione di Cristo, che li preparerà in quaranta giorni al dono dello Spirito Santo a Pentecoste. Tuttavia, è molto importante che fin dall'inizio Gesù vuole coinvolgere i Dodici nella sua azione: è una specie tirocinio" in vista, con i loro successori della grande responsabilità ecclesiale che li attende. Il fatto che Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del suo amore: Cioè Egli che con l'Incarnazione punta ad incontrare personalmente tutte le persone umane di ogni luogo e di ogni tempo non disdegna l'aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi conferisce loro la dignità di essere suoi inviati, di agire con la loro persona. Gesù, per la loro fraternità, li manda a due a due e dà loro istruzioni, che l'Evangelista riassume in poche frasi. La prima riguarda lo spirito di distacco: gli apostoli non devono, con il celibato, essere attaccati ad affettività umane, tanto meno al denaro e alla comodità. Gesù poi avverte i discepoli che non riceveranno sempre un'accoglienza favorevole: talvolta, anche fedeli, saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve impressionare; essi devono parlare solo a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo. Successo in questo mondo, la più grande tentazione. Il successo lo lasciamo a Dio […] Il Papa, successore di Pietro e Vicario di Cristo, il Vescovo successore dell'apostolo, il Presbitero con il Vescovo non predica ciò che vogliono sentirsi dire i potenti. Il suo criterio è la verità rivelata e la giustizia divina anche se sta contro gli applausi e contro il potere umano. […] Gesù avverte i Dodici che potrà accadere che in qualche località vengano rifiutati. In tal caso dovranno andarsene altrove nel rispetto del libero-arbitrio necessario per amare. In tal caso dovranno andarsene altrove, dopo aver compiuto davanti alla gente il gesto di scuotere la polvere sotto i piedi, segno che esprime il distacco in deu sensi: distacco morale – come dire: l'annuncio vi è stato dato per essere responsabili, siete voi a rifiutarlo – e distacco materiale – non abbiamo voluto e non vogliamo nulla per noi (Mc 6,11) […] I Dodici non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l'esempio di Gesù, la cura dei malati. Cura dei malati corporale e spirituale. Parla delle guarigioni concrete delle malattie, parla anche dello scacciare i demoni cioè purificare la mente umana, pulire gli occhi dell'anima che sono oscurati dalle ideologie che non permettono di vedere Dio, non possono vedere la realtà cioè la verità e la giustizia. Quest duplice guarigione corporale e spirituale è sempre il mandato ai discepoli di Cristo, la loro paternità, la loro gioia Quindi la missione apostolica deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della Parola di Dio e di manifestazione della sua bontà con gesti di carità, di servizio e di dedizione.

Ci preparano al Vangelo le due letture. La prima ci presenta la stessa prospettiva, mostrandoci che gli inviati di Dio spesso non vengono accolti bene. Questo è il caso del profeta Amos, inviato da Dio a profetizzare nel santuario di Betel, un santuario del regno di Israele.

Amos predica con grande energia contro le ingiustizie. Ma quetso non piace ai potenti, né ai sacerdoti del santuario, perché le sue parole hanno l'effett negativo di allontanare la gente dal santuario. Perciò Amasia, sacerdote di betel, gli ordina: "Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno di Israele e di tutti quelli subordinati al re".

Amos risponde che non è stato lui a scegliere questa missione, ma questa missione gli è stata data dal Signore, che lo ha preso dietro al bestiame e gli ha detto: "Va, profetizza al mio popolo Israele". Perciò, sia che venga accolto bene sia che venga respinto, egli continuerà a profetizzare, obbedendo al Signore. Che chiarezza anche per l'oggi della gerarchia!

La seconda lettura ci mostra la fecondità della missione de Dodici e di chi succederà a loro, Papa, Vescovi, Sacerdoti. In questo brano della Lettera agli Efesini Paolo rende grazie a Dio perché "ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo". La missione dei Dodici e dei loro successori è stata l'inizio e la continuità di una missione molto più vasta, che è avvenuta e avviene dopo la risurrezione di Gesù, e di una predicazione più ricca, che ha fatto e fa prendere coscienza della continua generosità divina.

Il mistero di Cristo, infatti, manifesta l'amore infinito di io per ogni uomo, per ogni donna, per noi. E tutti quelli che hanno risposto e rispondono positivamente alla vera predicazione apostolica devono essere pieni di gratitudine verso Dio. La loro stessa vita dev'essere un inno di ringraziamento nell'Eucarestia almeno della Domenica, perché hanno ricevuto e ricevono tante ricchezze spirituali.

Dio non improvvisa e non costringe ai suoi doni, ma li prepara per tempo per il libero arbitrio cioè per l'amore di chi li accoglie potendo rifiutarli. Paolo ricorda che "in lui (= Cristo) Dio cioè la Trinità ci ha scelti prima della creazione del mondo". Il progetto originario di Dio (quando diciamo Dio diciamo la Trinità in Cristo) era quello di comunicare ad ogni uomo la sua grazia; per questo egli ha creato il mondo. La cosa più importante nel mondo sono le persone umane, che sono chiamate a diventare sante e immacolate al cospetto di Dio nell'amore vero.

Dio Padre, l'Amante nella Trinità, pieno di misericordia, ci ha creati per poterci comunicare il suo amore e per poterci far vivere nell'amore in unione con lui. La gloria  di Dio, infatti, è la gloria di amare; e la nostra esistenza, come dice Paolo, deve essere nell'Eucarestia "a lode e gloria della sua grazia", del suo amore gratuito, che egli ci ha offerto e ci offre nel suo Figlio, l'Amato nello Spirito santo, l'Amore nella Trinità.  

Questo amore gratuito di Dio ha procurato e procura la redenzione, la salvezza dei peccatori pentiti perdonati nella Confessione. Nel sangue di Cristo, attualizzato in ogni messa, otteniamo la remissione dei peccati, secondo la ricchezza del suo amore generoso, abbondantemente riversato continuamente su di noi "con ogni sapienza e intelligenza". Dio non si è accontentato e non si accontenta di riversare su di noi l'abbondanza del suo amore, ma ci ha comunicato e comunica alla nostra intelligenza la conoscenza per farci condividere più intimamente e pienamente la sua vita cui siamo destinati tutti.

La nostra esistenza cristiana è ricca di promesse, attraverso le croci, e di speranza, perché siamo stati fatti eredi, siamo predestinati a vivere pienamente ed eternamente nella comunione con Dio.

Alla fine Paolo spiega che i cristiani provenienti dal popolo d'Israele sono statiti liberamente primi beneficiari di questo immenso amore di Dio, ma che adesso anche tutti i pagani, attraverso il loro libero arbitrio necessario per amare, vengono raggiunti da questo progetto di Dio.

La missione degli apostoli, attraverso la memoria attualizzata nell'Eucarestia almeno domenicale, mette mei nostri cuori una grande spinta missionaria e una grande gioia, una grande fiducia e si spinge al rendimento eucaristico di grazie. L'atmosfera della nostra vita cristiana è quella di una immensa gratitudine a Dio attraverso Maria perché la sua grazia è stata sovrabbondante per noi, per ciascuno di noi.

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