Ci prepara un posto
Margherita del Castillo, in "La Nuova Bussola" - 16 Maggio 2021
Giotto di Bondone, Ascensione di Gesù, Padova - Cappella degli Scrovegni
"Il Signore Gesù, dopo avere parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio" (Mc 16,19)
Avvenne sul Monte degli Ulivi, presso Gerusalemme, l'Ascensione di Gesù, solennità tra le più importanti, insieme a Pasqua e a Pentecoste, che indica, contemporaneamente, la gloriosa fine della vita terrena di Cristo e l'inizio della missione degli Apostoli e, dunque, della Chiesa. Un evento straordinario con cui si sono confrontati, nei secoli, moltissimi artisti che hanno tradotto in immagini la salita al cielo di Gesù sotto lo sguardo degli Undici e di Maria, che è, qui, figura della Chiesa nascente.
Il primo modello iconografico prende forma in Oriente, ripetendosi nei manoscritti miniati e nelle icone bizantine, per poi diffondersi in tante cupole dell'Occidente cristiano. Lo schema prevede, nel registro superiore, Cristo assiso su un trono o circondato da una mandorla di luce, che dice della Sua gloria: al di sotto, Maria, ieratica e orante, accetta, ancora una volta, nel silenzio della preghiera, la volontà di Dio, circondata da angeli e Apostoli. Esempi meravigliosi si possono ammirare nel Duomo di Monreale e nella cupola centrale della Basilica di San Marco a Venezia (vedi foto).
E poi? Poi arriva il rivoluzionario Giotto che supera l'iconografia tradizionale, proponendoci la lettura di questo preciso momento del tempo in un contesto narrativo, all'interno del grande racconto della Storia della Salvezza apparso sulle pareti della Cappella degli Scrovegni a Padova tra il 1303 e il 1305. L'Ascensione, che dopo di lui sarà uno dei temi più rappresentati dalla pittura, è il penultimo riquadro del registro centrale inferiore della parete sinistra, quello lungo cui si dipanano gli episodi della Passione di Gesù.
"Ascende Dio fra le acclamazioni", recita il Salmo. Che Giotto sembra prendere alla lettera: Gesù è, infatti, accompagnato in cielo da schiere di angeli e da una moltitudine di personaggi, divisi sui due lati e disposti su doppie file, che assecondano il Suo moto ascensionale, confidanti nella promessa evangelica: "Vado a prepararvi un posto". La loro gestualità si riflette nelle mani congiunte in preghiera dei discepoli, inginocchiati, invece, sui pendii del monte, la cui brulla apparenza sottolinea la realtà e la concreta fisicità del luogo in cui si compie questo mistero.
Contemplano, gli Undici, la dipartita del loro Maestro, lo sguardo colmo di stupore, indirizzato verso l'alto dai due angeli che, anche in questa occasione, agevolano il dialogo tra la dimensione terrena e il divino, mentre la figura di Maria si fa garante della continuità della Presenza del Figlio nel mondo.
Sullo sfondo del profondo blu del cielo, Cristo, avvolto nella bianca veste della Resurrezione, si eleva su una nube, già simbolo nel Vecchio Testamento della trascendenza di Dio. È il centro esatto della scena, non più ieratico e frontale ma ripreso nello slancio verso il Padre, cui tende le braccia, rivelando la potenza dell'azione divina che lo attrae a Sé. Nulla Giotto ci svela del luogo verso cui Cristo è diretto: con un'intuizione geniale lascia a noi immaginare quell'oltre, quello spazio esterno alla cornice stessa del riquadro, l'approdo che, come Maria e gli Apostoli, aneliamo raggiungere. Certi che Gesù sta preparando un posto anche per noi.
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