Una fede senza compromessi. Appunti per la Chiesa

Alberto Maria Careggio – Vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo "La Muova Bussola" 7 Aprile 2021

In vista del futuro Sinodo della Chiesa italiana s'incomincia a leggere alcuni articoli molto stimolanti su questo evento richiesto dal Santo Padre per rivitalizzare la Chiesa che è in Italia. Quelli letti di recente mi hanno spinto a riprendere la penna in mano, stante il fatto di essere ancora iscritto all'Albo dei Giornalisti della Valle d'Aosta e ordinato sacerdote nel 1966, pochi mesi dopo la fine del Concilio Vaticano II. Eravamo etichettati come i "preti del Concilio". Oggi sono un vescovo emerito.

 

Le attese e le speranze riposte nel prossimo Sinodo sono all'orizzonte di chi ama la Chiesa e la vorrebbe viva e santa. Si tratta di trovare la strada giusta, riferendosi al Convegno di Firenze, e non dimenticare la ricchezza dell'evento Conciliare, nel quale «la religione del Dio che si è fatto uomo s'è incontrata con la religione (perché tale è) dell'uomo che si fa Dio». La citazione, una magistrale sintesi dello stesso[1], è tratta dall'omelia di Paolo VI, fatta nella 9ᵃ sessione pubblica a conclusione del Concilio stesso.

 

A prescindere da tutte le tematiche che potranno essere discusse nel futuro Sinodo, sarebbe scoraggiante pensare che gl'incontri alla base dei lavori fossero, come spesso succede, una lunga serie d'interventi, con molte parole, e con risultati non adeguati alla gravità della Chiesa italiana, sempre più scristianizzata come la stessa Europa.

 

A mio modesto avviso, se si pensasse di rivitalizzare la Chiesa che è in Italia, ispirandosi a quella parte dei cattolici tedeschi (con non pochi vescovi), sempre più attratti dal modello liberale di Chiesa evangelica protestante, s'importerebbe un virus mortifero, che danneggerebbe la fede, tanto quanto il diabolico Covid-19 oggi distrugge i corpi. La Chiesa evangelica tedesca, con tutte le sue posizioni liberali, soprattutto in campo etico, è ridotta ad una frequenza di fedeli dal 3 al 5 per cento. Se fosse questo l'orientamento del nostro prossimo cammino sinodale, il rischio – secondo me – sarebbe quello di seminare vento per raccogliere tempesta, ma certo non le

 

Avendo insegnato per anni la Religione cattolica nelle scuole pubbliche, e vissuto anche molto con i giovani, mi pongo spesso questa domanda: perché, nel passato non remoto, nonostante tutto, la loro presenza era ancora "visibile" nelle nostre comunità parrocchiali e oggi si sono talmente diradati dallo scomparire quasi del tutto? Quando il sacerdote, oltre che a scuola, era disponibile per essere accanto a loro tanto nella scuola, quanto nell'oratorio e sulla piazza, i buoni risultati non mancavano, anche per buone vocazioni al sacerdozio.

 

Nel libro Gente di poca fede, l'autore, Franco Garelli, rileva come lo scenario religioso è in grande movimento in un paese (Italia) in cui crescono l'ateismo e l'agnosticismo tra i giovani. I dati da lui raccolti denunciano che la religiosità dei giovani dai 18 ai 29 anni è in vistoso ribasso. I non credenti, aumentati del 30%, sono un quarto della popolazione. I giovani increduli sono passati in pochi anni dal 23% del 2007 al 28% del 2015. Il 35 - 40 % di questi si dichiara "senza Dio", " senza preghiere", "senza una pratica culturale", "senza una vita spirituale". I giovani "credenti e attivi" sono ridotti ad una piccola minoranza del 10,5% [2].

 

Questi pochi dati sono eloquenti per evidenziare come la Chiesa non sia riuscita a trasmettere la ricchezza di fede e di speranza contenute nel Concilio: lo si è letto poco e quel poco è stato stravolto. Sarebbe necessario riprenderlo per recuperare quanto è stato distrutto dai facinorosi e faziosi avventurieri che, col "nuovo ad ogni costo", hanno distrutto tutto: Dio e l'uomo.

 

Se consideriamo che la nostra epoca è ritornata pagana, come i tempi apostolici, dovremmo forse riprendere i contenuti della predicazione di San Paolo, il quale non faceva sconti a nessuno: non ha tradito il Signore Gesù Cristo con i compromessi, di cui noi siamo maestri. La sua lettera ai Romani è chiara e coerente.

 

Mi auguro e sin d'ora prego perché il nuovo Sinodo porti buoni risultati. Da operaio siderurgico qual ero prima della mia entrata in seminario, posso dire in coscienza che chi lavora chiede giustizia sociale, ma dal prete e dalla Chiesa vuole sentir parlare soprattutto di Gesù Cristo, senza il quale non si può fare proprio "niente". Oggi, dovendo uscire di casa per fare la spesa, la gente mi vede e si ferma! Le persone che incontro sono sfiduciate, deluse e vivono di paure. Sono sature di problemi sociali e lo dicono apertamente. Sono ammirate dai buoni esempi dei laici  in campo caritativo, ma da noi, Preti e Vescovi, desiderano sentirsi parlare più di Dio.  Quando lo faccio, mi stanno  ad ascoltare con attenzione e mi ringraziano.

 

Spero molto che il Sinodo italiano incoraggi fortemente i sacerdoti a vivere con coerenza e gioia la purezza evangelica, come quella di Gesù, che era libero e non uxorato. Volendo preti sposati con una donna (e un domani – Dio non voglia! - "pastorelle-prete" in cerca di marito) si distruggerebbe un tesoro che, come mi disse un giorno un vescovo ortodosso, è una gemma preziosa della Chiesa cattolica. La gente, di "mezzi preti" o di "preti part-time", non sa che cosa farsene: anche questo sento dire per strada.

 

Se il Sinodo è sinceramente desiderato per riportare a Gesù Cristo i lontani, ben venga: lo Spirito Santo illuminerà i sinodali. Ma se ricercasse il plauso per eventuali accomodamenti e "indulgenze plenarie" sulla morale, la teologia, l'ecclesiologia, ed avere così un maggior seguito, avrei molte perplessità.

 

*Vescovo emerito di Ventimiglia - San Remo

 

[1] Omelia Hodie concilium, nella sessione IX del Concilio, 7 dicembre 1965, AAS 58 (1966).

 

[2] Franco Garelli, Gente di poca fede, Il Mulino, Bologna 2020

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