La storia sono loro
Antonio Socci, "Lo Straniero" – 20 Aprile 2021
Siamo al 25 aprile e "Repubblica" (11/4) intervista lo storico Giovanni De Luna, autore di una storia del Partito d'Azione. Nel titolo esalta quella formazione politica la cui classe dirigente – dice il quotidiano – fu "capace di ricostruire il Paese". Il sommario ribadisce che "furono capaci di risuscitare una nazione in macerie". Le precise parole dello storico sono queste: "Seppero trasformarsi da intellettuali a combattenti e poi furono capaci di guidare la ricostruzione".
Ma è davvero così? Il Partito d'Azione ebbe la presidenza del Consiglio con Parri per soli 5 mesi (dal 21 giugno 1945 al 10 dicembre 1945) in un governo largamente dominato dai grandi partiti popolari: Dc, Pci e Psi.
Il PdA fu del tutto marginale nel Paese e visse lo spazio di un mattino: alle elezioni del 1946 prese l'1,45 per cento. Nel 1947 si sciolse e alle decisive elezioni del 18 aprile 1948 non c'era già più, né è mai rinato.
Fu certamente significativo il contributo dell'azionismo alla Resistenza. Questo va giustamente valorizzato. Ma dire che guidò la ricostruzione, che fu "capace di ricostruire il Paese", è obiettivamente surreale.
ROGHI
Il ministro Franceschini annuncia la fine della censura cinematografica, che però era già una cosa del passato.
Giulio Meotti osserva: "Via la censura di stato. Ora ci sono la censura e l'autodafé politicamente corretti. Il ministro Franceschini dice che 'l'arte torna libera'. Ma in tutta la cultura occidentale si è imposto un vero regime su quel che si può dire o scrivere. Tolgono persino Peter Pan dalle biblioteche pubbliche".
Peraltro viene da chiedersi quanti, fra coloro che hanno esultato per l'annuncio di Franceschini, hanno protestato per la censura di Trump da parte dei social in gennaio e quanti l'hanno invece giustificata o applaudita.
LA SUORA MISTERIOSA
A 40 anni esatti dall'attentato a Giovanni Paolo II si torna a parlare di un enigma relativo a quel 13 maggio 1981. Alì Agca, che era un professionista e da breve distanza non poteva fallire, spiegò al giudice Ilario Martella che aveva sparato solo due colpi perché "accanto a me c'era una suora che ad un certo momento mi ha preso il braccio destro, per cui non ho potuto continuare a sparare. Altrimenti avrei ucciso il Papa".
Antonio Preziosi ha appena pubblicato il libro "Il Papa doveva morire" (San Paolo) e anche lui ha verificato che questa suora non era quella suor Letizia Giudici che in seguito sbarrò la strada all'attentatore in fuga, perché stava molti metri indietro: "Non sono stata io ad abbassargli il braccio".
Preziosi conclude: "Quel giorno in piazza San Pietro dovevano esserci due suore. Una è certamente suor Letizia Giudici. L'altra non si sa: frutto della fervida fantasia di Alì Agca? O forse c'era davvero una seconda suora? La risposta non la sapremo mai".
In realtà da molti anni si parla della religiosa in questione che risulta essere suor Rita Montella (al secolo Cristina Montella), agostiniana morta in fama di santità il 26 novembre 1992 nel monastero di clausura di Santa Croce sull'Arno, in Toscana. Suor Cristina, che era legata a padre Pio, aveva grandi doni mistici e la Chiesa sta oggi valutando l'apertura del processo di beatificazione. Fu un caso di bilocazione. Così fu sventato l'attentato che avrebbe cambiato la storia della Chiesa e del mondo.
La testimonianza diretta di suor Cristina su questa vicenda è stata riportata dal suo biografo, il padre passionista Franco D'Anastasio, e poi in altre pubblicazioni (di Arcangelo Aurino, di Cristina Siccardi e anche dell'autore di questa rubrica).
Antonio Socci
Da "Libero", 16 aprile 2021
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