Quinta Domenica di Quaresima
In queste due settimane di passione il Vangelo ci fa rivivere un episodio dell'ultimo periodo della vita pubblica di Gesù. Egli si trova a Gerusalemme con Lazzaro risorto, il secondo modo di essere liberati dalla morte, per la festa di Pasqua, che sarà la sua Pasqua di morte e di risurrezione, il terzo modo di liberato dalla morte, e alcuni greci sono saliti per il culto durante questa festa. Si tratta di uomini religiosi, attirati dalla fede degli Ebrei nell'unico Dio e che hanno sentito parlare di Gesù, Messia, figlio di Dio e ora desiderano vederlo.
Essi si avvicinano a Filippo, uno dei dodici apostoli, che ha un nome greco e proviene dalla Galilea, un distretto in cui sono presenti molti pagani e che perciò viene definito "Galilea delle genti", e gli chiedono: "Vogliamo vedere Gesù". Filippo va a dirlo ad Andrea, un altro apostolo che ha un nome greco e che è molto vicino a Gesù, perché è uno dei primi chiamati. Entrambi vanno a dirlo a Gesù.
La reazione di Gesù è sorprendente. Egli, venuto prioritariamente per gli ebrei, non dice né di sì, né di no, ma dichiara: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo". In questa richiesta dei greci di vederlo Gesù riconosce la sua "ora", l'ora della sua glorificazione. Infatti, la sua glorificazione comprende anche questa spetto di diffusione della fede tra i pagani, tra tutti. E alla fine del brano Gesù dirà: "Io, quando sarò elevato da terra (in croce), attirerò tutti a me". Gesù, nell'imminenza della sua passione che celebreremo nella Via crucis in queste due settimane di passione, dichiara: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24). Ormai non è più solo l'ira delle parole e dei discorsi; è giunta l'ora decisiva, per la quale il Figlio di Dio è venuto nel mondo, assumendo la nostra natura umana, e malgrado la sua anima sia turbata, Egli si rende disponibile a compiere fino in fondo la volontà del Padre non solo per gli Ebrei ma anche per i greci cioè per tutti gli uomini. E questa è la volontà di Dio: dare la vita eterna a noi che l'abbiamo perduta. Perché ciò si realizzi bisogna che Gesù muoia, come un chicco di grano che Dio Padre ha seminato nel mondo. Solo così infatti potrà germogliare e crescere una nuova umanità, libera dal dominio del peccato e capace di vivere già in fraternità, come figli e figlie dell'unico Padre che è nei cieli.
Così Gesù ci fa capire che la conversione dei greci, cioè di tutti i pagani, richiede la sua passione. Egli deve morire in riscatto per la moltitudine, per rendere possibile l'ingresso anche dei pagani nel popolo di Dio.
Gesù parla del suo mistero pasquale con un'immagine: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Gesù paragona sé stesso a un chicco di grano. Con l'Incarnazione Lui persona divina ha assunto una natura umana, è venuto sulla terra; ma questo non basta: egli deve anche morire, per avere una fecondità universale.
Questa stessa legge vale anche per i discepoli. Gesù infatti subito dopo dice: "Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna".
Come umano il pensiero della passione sconvolge interiormente Gesù, il quale confessa: "Ora l'anima mia è turbata". Come non essere sconvolti, quando pensa a tutte le umiliazioni, a tutte le sofferenze e alla morte che la passione di Gesù comporta e che memorizziamo nella preghiera di Via Crucis!
Qui ci viene presentata come un'agonia breve, ma intensa, di Gesù. Egli si domanda: che devo dire?". La richiesta spontanea che nasce nel cuore umano davanti alle umiliazioni e alle sofferenze è quella di essere salvato. Perciò Gesù dice: "Padre, salvami da quest'ora". Ma è proprio questo che egli deve chiedere? Gesù supera questa prima reazione umana, e afferma: "Per questo, incarnato, sono giunto a quest'ora! Padre glorifica il tuo nome". Invece di chiedere la salvezza per sé stesso, egli chiede la glorificazione del nome del Padre di tutti. Questa trasformazione della sua domanda corrisponde a quanto ci raccontano i Sinottici. Matteo i dice che all'inizio Gesù chiede al Padre che questa ora possa passare lontano da Lui: "Padre mio, se è possibile, passi lontano a me questo calice!" (Mt 6,39). "Padre, salvami da quest'ora", in Gv 12,27, ma alla fine dice: " Padre, […] sia fatta la tua volontà" (Mt 26,42) (cf. "Padre, glorifica il tuo nome!", in Gv 12,28). E nel Padre nostro Gesù ci ha insegnato a domandare: "Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà" (Mt 6,9-10). Questi sono dunque i desideri di Gesù di fronte alla sua passione e quindi i nostri: egli non pensa a salvare la propria vita, ma pensa alla gloria del Padre e alla salvezza di tutto il mondo.
Dopo queste parole di Gesù viene un segno dal cielo, una voce dal cielo che dice: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!". È un segno che molti non capiscono: alcuni dicono che si tratta di un tuono, altri di un angelo che ha parlato a Gesù. Ma è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo (= il demonio) sarà gettato fuori. "Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". Testimone di questo momento la Vergine Addolorata che venerdì prossimo memorizzeremo insieme alla solennità di san Giuseppe. Sono stato anche Rettore del Santuario della Vergine addolorata della Madonna della Corona. Rivivo la Via Crucis, i Sette dolori di Maria con quei capitelli e tanta gente. La nostra fede ha bisogno anche di questi alimenti per giungere liturgicamente alla gioia pasquale!
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