La Spagna, trasformata in un campo di sterminio
Juan Antonio Reig Pla*, da "La Nuova Bussola", 21 Marzo 2021
L'hanno voluto loro. La Spagna tradizionalmente cattolica, che diffondeva la fede attraverso i mari, era un nemico da battere per sé stessa e per le sue ripercussioni sui popoli fratelli dell'America spagnola, le Filippine, lo stesso contesto europeo e l'influenza in tutto il mondo dei nostri missionari, attivi collaboratori nella trasmissione della fede.
Con la cosiddetta transizione politica molto avanti, e con una Costituzione spagnola piena di ambiguità, le forze laiciste unite alle forze politiche favorevoli alla relativizzazione culturale, morale e religiosa del nostro popolo sono riuscite - con l'approvazione di leggi che permettono la distruzione della vita non nata, sia nell'utero che nei laboratori, e ora con l'approvazione della legge sull'eutanasia - a trasformare la Spagna in un "campo di sterminio".
Lo tsunami di leggi che deregolamentano il patrimonio culturale e spirituale della Spagna, sempre battendo la bandiera della "libertà", è iniziato con la legge sul divorzio (1981), seguita dalla depenalizzazione dell'aborto (1985), la legge sulle tecniche di riproduzione assistita (1988), la legge che permette il cosiddetto matrimonio civile tra persone dello stesso sesso (2005), la legge sul divorzio "espresso" e il ripudio (2005), l'introduzione della materia Educazione alla Cittadinanza che ha portato l'ideologia di genere nelle scuole (2006), la legge sulle tecniche di riproduzione assistita (2006), la legge Aido sull'interruzione della gravidanza e la salute sessuale e riproduttiva (2010), la legge sulla ricerca biomedica (2011), fino alle leggi regionali su "Identità ed espressione di genere e uguaglianza sociale e non discriminazione" presenti in diverse comunità autonome della nazione spagnola.
Oltre ad altre proposte di legge permissive, annunciate da vari ministeri, il colpo di grazia alla la libertà di coscienza e la dignità di ogni vita umana lo hanno dato la nuova legge sull'educazione (2020) e quella sull'eutanasia (2021). Con questo, le forze globaliste, le lobby finanziarie, i loro terminal eutanasici e il laicismo militante possono considerarsi vittoriosi di fronte ad un popolo anestetizzato dai media, dalla forte ingegneria sociale sviluppata con la perversione del linguaggio, da una Corte costituzionale intrappolata dal positivismo giuridico e che lascia senza protezione ciò che è naturalmente "specificamente umano": la dignità e la sacralità della vita, la differenziazione maschio/femmina come ricchezza del patrimonio dell'umanità, il bene del matrimonio aperto alla vita e la funzione sociale della famiglia come pilastri che sostengono una società stabile con un orizzonte di fraternità.
Con questa legge si consuma il processo di trasformazione del "diritto naturale" e dei cosiddetti "diritti umani" in diritti soggettivi, secondo i propri desideri. Non esiste più nulla di cui non possiamo disporre. Il passo successivo sono le leggi che propiziano il "transumanesimo".
È necessario ripeterlo una volta ancora. Non esiste il diritto alla morte. L'eutanasia mette fine a tutti i diritti. La vita umana è sempre un dono che ci precede e che merita di essere curato personalmente, familiarmente e socialmente nella prospettiva del bene comune fino alla morte naturale. È il dono più alto della creazione. Spetta in particolare allo Stato garantire questa cura e questa protezione. Se non lo fa, è uno Stato che non compie la sua missione e diviene illegittimo nell'esercizio di questo potere. I medici e gli operatori sanitari hanno ora una nuova responsabilità: quella di resistere al male. Cliniche, ospedali e case non possono diventare luoghi dove la vita umana non viene rispettata con attenzioni e sicurezza. Prego per loro.
Non soddisfatti di queste leggi, i nuovi padroni hanno provocato, dall'alto dalle istituzioni al potere, un indebolimento morale del nostro popolo, soprattutto tra i bambini, gli adolescenti e i giovani, con un'educazione sessuale ai margini dell'amore e della capacità di autodominio per il bene personale e la relazione con le altre persone. Molti di loro sono intrappolati nella pornografia, in dipendenze di ogni tipo ed è stato inculcato loro un concetto negativo di libertà, proposta soltando come l'autonomia radicale dell'individuo senza nessun altro fine che non sia il piacere e l'utilità, senza riferimento ai beni indisponibili della persona che si coltivano con la virtù. È la distruzione della libertà in nome di una libertà che non ha altro contenuto che se stessa. Una libertà perversa che è la fonte di numerose sofferenze umane: la distruzione della vita umana, la disgregazione della famiglia, l'abbandono dei bambini, il disorientamento nel senso della vita e persino l'aumento della solitudine, della malattia mentale e del suicidio.
Il percorso è noto: manipolare il linguaggio, indebolire la famiglia come educatrice dei figli, cambiare i costumi con l'ingegneria sociale e creare una nuova opinione di massa propiziata dall'invasione massiccia dei mass media. che sono riusciti a penetrare nell'anima e nella mente di molti spagnoli.
Per tutto questo era necessario un punto di partenza perseguito fin dall'inizio: favorire la secolarizzazione della società spagnola per fare a meno di Dio e della tradizione cattolica che sostiene un'adeguata antropologia che risponde ai beni e ai fini della persona umana, della famiglia, della religione e della società. Senza Dio, senza l'umanità di Gesù Cristo, l'uomo è alla deriva e perde il suo fondamento stabile e un orizzonte di eternità. Ecco perché prescindere della tradizione cattolica ed indebolire la cultura e le leggi che la possono sostenere favorisce un multiculturalismo nichilista che finisce per essere un'assurdità e lascia la nostra società spagnola senza difese.
L'ho detto in diverse occasioni. Questa è l'ora in cui ritornano i "barbari" che, inebriati di potere, non sanno come sostenere la casa comune, la casa familiare che é stata ed é la Spagna.
Questi sono tempi in cui la Chiesa cattolica non può guardare altrove. Questi sono tempi di una "nuova evangelizzazione", come ci hanno chiesto i recenti Papi. Ciò che è in gioco è il bene del popolo e il bene della nostra gente. È necessario mobilitare le coscienze dei cattolici e delle persone di buona volontà per realizzare una grande strategia a favore della vita umana. Ciò che abbiamo dinanzi a noi, come ha detto San Giovanni Paolo II, è una vera e propia «struttura di peccato… una specie di "congiura contro la vita"…una guerra dei potenti contro i deboli» (Evangelium vitae, 12). È un'amara ironia che, in questo tempo di "pandemia", invece di occuparsi squisitamente dei bisogni di salute e lavoro, proprio da parte del governo della nazione ci sia questo assalto alla dignità della vita umana e questa indifferenza alla sofferenza di tante persone che reclamano cure e protezione.
Anche se i non credenti non ne sono consapevoli, la Spagna ha bisogno di Cristo, nel quale risplende lo splendore della verità della persona. In questo momento non possiamo rinunciare né al libro della Creazione, a Dio Creatore che ordina tutte le cose e all'uomo stesso con la sua sapienza, né all'opera della Redenzione espressa nella Croce di Cristo, ove tutti siamo stati amati fino alla fine. Senza questo amore e senza perdono non possiamo vivere. Questo è stato testimoniato da tutti i santi che, con la Vergine Maria, popolano tutta la nostra geografia spagnola.
Poiché non può essere altrimenti, la nostra parola come Chiesa passa sempre attraverso la riconciliazione ed il perdono. Questo è possibile perché siamo stati perdonati da Dio ed, in Cristo, il peccato e la morte sono stati vinti. Siamo in Quaresima, in cammino verso la Pasqua che é il trionfo della resurrezione e della Vita. Ecco perché siamo chiamati a sperare. Tutte le forze del male sono insignificanti davanti alla potenza e alla misericordia di Dio: "Deus est semper maior".
Concludo invocando San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, protettore della Chiesa e difensore della buona morte. Che la Spagna percorra, sotto la sua protezione, sentieri di giustizia e di pace verso il cielo, la nostra patria definitiva.
*Vescovo di Alcalá de Henares
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