Il Papa chiede pieni diritti per i cristiani in Iraq

Lasciando la Cattedrale, il Pontefice ha scritto nel Libro d'Onore, firmandosi come "penitente e pellegrino di fede e di pace in Iraq" ed invocando "da Dio per questo popolo, con l'intercessione della Vergine Maria, la forza di ricostruire insieme il Paese nella fraternità"

Nico Spuntoni, da "La Nuova Bussola" 6 Marzo 2021

 

Nel corso della sua prima giornata in Iraq, il Papa ha esortato le autorità civili e religiose a promuovere la partecipazione alla vita pubblica dei cristiani, da cittadini che godano pienamente di diritti, libertà e responsabilità.

Ieri, prima di imbarcarsi per il viaggio più difficile del suo pontificato, Francesco ha voluto salutare alcuni profughi iracheni arrivati in Italia attraverso i corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant'Egidio. Al Papa è stato fatto dono della stola di don Ragheed Ganni, sacerdote caldeo originario di Karemlesh ucciso dall'Isis nel 2007. Durante il volo, Bergoglio ha avuto modo di salutare i giornalisti accreditati, rammaricandosi paternamente per l'assenza di Valentina Alazraki, la decana dei vaticanisti autrice della famosa intervista per Televisa di cui uno spezzone rimasto precedentemente inedito finì nel controverso documentario di Evgeny Afineevsky.

 

Arrivato a Baghdad, Francesco ha tenuto il suo primo discorso nel Palazzo presidenziale, facendo un appello contro "violenze, estremismi, fazioni, intolleranze" e ricordando che "il nome di Dio non può essere usato per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione". Nella terra segnata da decenni di violenze e recentemente colpita da un amento dei contagi Covid, il Santo Padre è tornato a ribadire la sua contrarietà all'uso e alla diffusione delle armi e a chiedere "un'equa distribuzione dei vaccini per tutti".

 

Davanti alle autorità presenti ad ascoltarlo, il Papa ha parlato in nome della Chiesa cattolica irachena dicendo che la comunità "desidera essere amica di tutti e, attraverso il dialogo, collaborare in modo costruttivo con le altre religioni, per la causa della pace". Parlando dell'"antichissima presenza dei cristiani in questa terra" il Pontefice ha esortato le autorità civili e religiose irachene a promuovere la "loro partecipazione alla vita pubblica, da cittadini che godano pienamente di diritti, libertà e responsabilità" perché ciò "testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico e culturale può contribuire alla prosperità e all'armonia del Paese".

 

Il presidente della Repubblica d'Iraq, il curdo Barham Ahmed Salih Qassim ha accolto a parole l'appello papale per la partecipazione dei cristiani alla vita pubblica del Paese, dicendo che "l'Oriente non può essere immaginato senza cristiani" e riconoscendo che "la continua migrazione di cristiani, insieme ad altre componenti religiose, etniche e nazionali, dai Paesi della regione avrà conseguenze disastrose per i valori di pluralismo e tolleranza, ma anche per la capacità di coesistenza dei popoli della stessa regione". Salih Qassim ha auspicato l'avvento di un periodo di stabilità per l'area per rendere realizzabile il ritorno a casa delle famiglie e dei figli emigrati in questi anni.

 

La prima giornata ha visto poi il Pontefice recarsi nella Cattedrale Siro-Cattolica di "Nostra Signora della Salvezza" di Baghdad per salutare il clero locale. Qui il primo pensiero è andato ai tanti martiri della storia recente: "Siamo (...)benedetti dal sangue dei nostri fratelli e sorelle che qui hanno pagato il prezzo estremo della loro fedeltà al Signore e alla sua Chiesa", ha detto di fronte ai vescovi, religiosi, seminaristi e catechisti presenti. Quella stessa chiesa, undici anni fa, fu teatro di un attentato terroristico operato da una cellula di al-Qaeda. Parlando dei martiri cristiani, il Papa ha affermato che gli "atteggiamenti di odio e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi" tenendoci a "ricordare tutte le vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa".

 

Al clero ha poi raccomandato di conservare lo zelo apostolico da loro attinto da radici antichissime determinate dalla "presenza ininterrotta della Chiesa in queste terre fin dai primi tempi". Utilizzando una metafora d'attualità, Bergoglio ha detto di sapere "quanto sia facile essere contagiati dal virus dello scoraggiamento che a volte sembra diffondersi intorno a noi" ma al tempo stesso ha ricordato che "il Signore ci ha dato un vaccino efficace contro questo brutto virus" che "è la speranza che nasce dalla preghiera perseverante e dalla fedeltà quotidiana al nostro apostolato".

 

Evocando un ammonimento già utilizzato in passato, il Papa ha chiesto ai vescovi di non essere "amministratori o manager" ma di rimanere vicini ai sacerdoti "come padri preoccupati che i figli stiano bene". Lasciando la Cattedrale, il Pontefice ha scritto nel Libro d'Onore, firmandosi come "penitente e pellegrino di fede e di pace in Iraq" ed invocando "da Dio per questo popolo, con l'intercessione della Vergine Maria, la forza di ricostruire insieme il Paese nella fraternità". Oggi, secondo giorno del viaggio papale, si svolgeranno gli appuntamenti più importanti come l'attesa visita privata all'ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani, la voce sciita più influente dell'Iraq.

Nico Spuntoni

 

 

 

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