Separazione fra Stato e Chiesa
Se si vuole risalire alle radici del modernismo, bisogna spostarsi dall'altra parte dell'Atlantico e soffermarsi a considerare l'americanismo, quella eresia, o insieme di eresie, che ruotava attorno all'approvazione della separazione fra Chiesa e Stato e che fu condannata da Leone XIII con la lettera pastorale Testem benevolentiae del 22 gennaio 1899, diretta all'arcivescovo di Baltimora, cardinale James Gibbons. Sarebbe necessario scrivere parecchi libri per spiegare bene cosa fu l'americanismo e perché la questione della separazione fra Stato e Chiesa fosse solo una delle questioni dirimenti: questione peraltro emblematica, dato che a partire dal Concilio Vaticano II, e in particolare dalla dichiarazione Dignitatis humanae del 7 dicembre 1965, la Chiesa ha pienamente accettato la teoria e la pratica della libertà religiosa e quindi, implicitamente, la separazione fra Stato e Chiesa. Il che fornisce l'ennesima prova del fatto che con l'evento del Concilio c'è stata una rottura irreparabile a livello dottrinale (altro che ermeneutica della continuità, queste sono formule buone per chi non vuol pensare con la propria testa) e che oggi la Chiesa professa teorie che, prima del Concilio, erano ritenute eretiche e perciò riprovate e formalmente condannate. Più in generale, si può dire che l'americanismo è la tipica eresia di un clero e di una comunità cattolica esposti all'influsso potente della più avanzata e aggressiva società moderna, in cui oltretutto più netta era, sin dalle origini, la matrice massonica. E quante volte abbiamo detto che la modernità nasce e si definisce come progetto radicalmente anticristiano e anticristico, per cui bisogna scegliere se si vuol essere seguaci di Gesù Cristo oppure del modo moderno?
Dall'enciclica "Testem benevolentiae", diretta da Leone XIII al cardinale Gibbons e pubblicata il 31 gennaio 1899 al caso McCarrick: come è stato possibile che il clero cattolico americano abbia prodotto un sistema di potere fondato sulla politica, la massoneria e la perversione sessuale?
Scrive Nicola Raponi nel saggio L'ecumenismo tra Ottocento e Novecento (in: La Chiesa e la modernità, a cura di Elio Guerriero, Edizioni San Paolo, 2005, pp. 86-87):
Un aspetto del lento, ma inevitabile cammino del problema ecumenico nel mondo cattolico fu quello legato al cosiddetto AMERICANISMO CATTOLICO: complesso di orientamenti e di rivendicazioni dei cattolici americani o almeno della corrente liberale – rappresentata in particolare dal cardinale di Baltimora J. Gibbons, dall'arcivescovo di St. Paul J. Ireland, dal vescovo J. Keane, dal 1886 rettore della neonata Università Cattolica di Washington – che sosteneva un modello di vita religiosa e di Chiesa aperta al mondo moderno, attivamente presente nella società contemporanea, vicina ai bisogni del popolo, in armonia con il sistema democratico della Costituzione americana. I cattolici americani dovevano confrontarsi con un pluralismo religioso e con l'attivismo di gruppi e organizzazioni protestanti particolarmente determinati che operavano nel mondo del lavoro – come il movimento del Vangelo Sociale (il "Social Gospel") rivolto alle classi lavoratrici, nella scuola, fra la gioventù. Mentre taluni tendevano a difendere le caratteristiche culturali e religiose dei gruppi etnici dell'emigrazione provenienti dai paesi europei , invece le correnti liberali favorevoli al modello di patriottismo, di virtù civili, di fedeltà alle istituzioni del paese che consentisse il pieno inserimento della Chiesa nella società per farsi "ambasciatrice di Cristo" – come diceva il titolo di un volume del cardinal Gibbons – accettavano e sostenevano l'esigenza di un dialogo con i fratelli "separati", partecipando a incontri e congressi interconfessionali. Nel 1893 alcuni vescovi esponenti del cattolicesimo americano parteciparono, sia pure a titolo personale, al Congresso mondiale delle religioni tenutosi a Chicago in occasione dell'esposizione mondiale, esprimendosi a favore del pluralismo religioso come esigenza propria della fede cattolica e dunque collocandosi, sia pure non esplicitamente, su posizioni dottrinali che sono alla base dell'ecumenismo. L'atteggiamento di questi cattolici americani fu seguito con grande attenzione e interesse – come si sa – dal modo cattolico europeo, diviso tra coloro che non condividevano lo spirito di tolleranza verso i protestanti e le sette e l'accettazione del regime di separazione tra Stato e Chiesa, e coloro che guardavamo allo "spirito religioso" che animava i cattolici americani e gli stessi incontri interconfessionali come uno stimolo al più generale rinnovamento della Chiesa anche in Europa. La condanna dell'americanismo, con l'enciclica "Testem benevolentiae", diretta da Leone XIII al cardinale Gibbons e pubblicata il 31 gennaio 1899, colpiva talune deviazioni religiose presenti nella Chiesa americana e indirettamente le interpretazioni che se ne erano date in Europa.
Se si vuol capire come sia possibile che il clero cattolico americano abbia prodotto un sistema di potere fondato sulla politica, la massoneria e la perversione sessuale, come è apparso scoperchiando (ma non abbastanza) il caso McCarrick, bisogna tener presente questa radice: l'eresia americanista. Infatti è vero che il clero americano dopo la Testem benevolentiae rientrò prontamente nei ranghi, il che secondo l'Enciclopedia cattolica del 1948 mostra le buone intenzioni e la perfetta ortodossia dei promotori dell'americanismo; ma è chiaro che i problemi di fondo rimasero e anzi misero radici. In particolare, è vero che le virtù naturali sono da preferirsi alle soprannaturali, e le attive alle passive? Uncattolico, è chiaro, dovrebbe negarlo; eppure non è questo chedice Bergoglio.
Nell'intervista rilasciata da monsignor Carlo Maria Viganò a Marco Tosatti il 12 settembre 2020, l'ex nunzio pontificio negli Stati Uniti, fra le altre cose, ha detto:
Era il 22 Settembre 2015, il giorno dell'arrivo a Washington di Papa Francesco, in occasione del suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Durante la cena in Nunziatura, alla quale partecipavano alcuni membri del seguito papale, dissi a Papa Francesco: «Credo che nella storia degli Stati Uniti non vi sia mai stata un'Amministrazione con al vertice così tanti cattolici: il Vicepresidente Joe Biden, il Segretario di Stato John Kerry, lo Speaker del Congresso Nancy Pelosi. Tutti e tre si dichiarano ostentatamente cattolici, abortisti, favorevoli al matrimonio fra omosessuali e all'ideologia gender in spregio all'insegnamento della Chiesa. Come si spiega questa contraddizione?» E aggiunsi: «Un gesuita, Padre Robert Frederick Drinan, s.j. del Boston College, coprì l'incarico come Rappresentante dello Stato del Massachussetts alla House of Representatives a Washington per ben dieci anni, dal 1971 al 1981. Father Drinan fu uno dei più strenui assertori e promotori dell'aborto!» Papa Francesco non reagì minimamente, come non reagì quel 23 Giugno 2013 quando, rispondendo ad una sua precisa domanda, gli rivelai chi era realmente il Cardinal McCarrick.
Un altro gesuita, Padre Vincent O'Keefe, s.j. (che Bergoglio, come Provinciale della Compagnia di Gesù, non può non aver conosciuto, essendo stato O'Keefe Vicario generale di Padre Arrupe) come Presidente della Fordham University, insieme con l'allora Rettore della Notre Dame University, Padre Theodore M. Hesburgh, organizzarono, nel 1967, due anni dopo la chiusura del Concilio, una riunione di tutti i presidenti delle Università Cattoliche americane degli Stati Uniti a Land O'Lakes nel Wisconsin, durante la quale sottoscrissero un documento, noto come Land O' Lakes Statement, che dichiarava l'indipendenza dei loro atenei e college cattolici da ogni autorità e da ogni vincolo di fedeltà al Magistero della Chiesa. Questo documento – che denunciai vigorosamente in un mio Rapporto a Bergoglio e ai Dicasteri romani competenti – ebbe conseguenze devastanti per la Chiesa e per la società civile negli Stati Uniti.
Non deve stupire, quindi, se la formazione di centinaia di migliaia di giovani cattolici – alcuni dei quali sono poi diventati leader politici – ha determinato questo tradimento del Vangelo, di cui oggi vediamo le disastrose conseguenze. Tra i firmatari di quel documento di ribellione compariva, non a caso, anche Theodore McCarrick, allora presidente della Università Cattolica di Porto Rico.
Tra "Eresia americanista" e "Tedesco-luterana" chi fu il vero precursore del modernismo? Come molti cattolici americani sono arrivati oggi ad accettare, se non proprio ad approvare, l'aborto, le unioni di fatto, i matrimoni omosessuali, l'utero in affitto e così via!
È difficile non vedere il filo rosso che lega l'americanismo della fine del XIX secolo e la deriva mondana, politica e ambientalista del clero cattolico dei nostri giorni. In genere si pensa che le tendenze più liberali della Chiesa cattolica vengano dal clero tedesco, il quale, a causa della lunga convivenza, spesso nelle stesse parrocchie e nelle stesse chiese, con il protestantesimo, ha finito per assorbire quegli elementi eretici introdotti da Lutero nel XVI secolo e all'epoca vigorosamente contrastati, specie dopo il Concilio di Trento; tendenza che si era poi accentuata con la nascita del partito del Centro, nel dicembre 1870, che aveva portato i cattolici tedeschi sulla scena politica della Germania e li aveva indotti a ripensare il loro atteggiamento verso lo Stato, il liberalismo e la convivenza con altre confessioni religiose. Tuttavia la stessa esperienza, e su scala assai più vasta, l'avevano già fatta i cattolici degli Stati Uniti, i quali fin dal principio avevano dovuto lottare per essere accettati in una società a maggioranza protestante, che li guardava con sospetto e malcelato disprezzo, tanto più che li identificava, e a ragione, con le minoranze nazionali del Sud e dell'Est europeo, immigrate in America solo a partire dai primi decenni dell'Ottocento e perciò estranee allo spirito dei primi coloni e dei padri fondatori della nazione (con la sola eccezione del Maryland, ove i cattolici erano in maggioranza fin dall'inizio). Prima gli irlandesi, poi gli italiani, gli spagnoli, i polacchi, i croati, ecc., erano riusciti lentamente e faticosamente ad inserirsi e farsi rispettare, ed erano grati al sistema politico che, in nome della libertà religiosa, aveva permesso loro di stabilirsi in quella terra d'adozione e godere tutti i benefici della legge, come gli altri cittadini, il che li aveva portati ad adottare naturalmente il punto di vista democratico come riferimento in termini politici, e la libertà religiosa come logico corollario del liberalismo. Di qui ad un'enfasi particolare sul sentimento patriottico e sull'idea che il cristiano, per realizzare il regno di Dio, deve pienamente impegnarsi come cittadino, il passo era breve, e venne compiuto senz'altro. Ora, per essere buoni cittadini in una società multiculturale, bisogna collaborare senza pregiudizi con i seguaci delle altre religioni; e quanto più tale consuetudine si rafforza, tanto meno si scorgono le differenze che dovrebbero identificare la propria visione del mondo e la propria morale religiosa. Si spiega così come un po' alla volta, passo dopo passo, molti cattolici americani sono arrivati oggi ad accettare, se non proprio ad approvare, l'aborto, le unioni di fatto, i matrimoni omosessuali, l'utero in affitto e così via. Sono leggi dello Stato, e il buon cattolico è abituato ad essere e anche un "bravo cittadino": e allora perché dovrebbe opporsi a ciò che è stato stabilito per legge? Questa è stata la tappa finale: ma per arrivare a questo punto, i Biden e i McCarrick, e tutti i loro seguaci, hanno fatto un lungo percorso che ricalca, in buona sostanza, quello fatto dai protestanti a partire dai primi anni del 1500: identificarsi con lo Stato, vedere se stessi come cittadini disciplinati prima ancora che come cristiani, e, nel caso del clero, come funzionari, o come l'equivalente di funzionari pubblici, preoccupati in primo luogo delle questioni sociali e più che mai impegnati nella costruzione del regno di Dio sulla terra. Il che è una contraddizione in termini e il principio di una gravissima eresia, perché il regno di Dio, secondo la Parola stessa di Gesù Cristo, non appartiene a questo mondo (Gv 18,36). Ed eccoci arrivati alla crisi odierna, con la falsa pandemia che induce il clero a sprangare le chiese in nome della sicurezza sanitaria, a contare avaramente le sante Messe per i fedeli, ad amministrare i Sacramenti con estrema parsimonia e con precauzioni tali da scoraggiare e allontanare le anime.
Qual è il filo rosso che lega l'americanismo della fine del XIX secolo e la deriva mondana, politica e ambientalista del clero cattolico dei nostri giorni? Identificarsi con lo Stato, vedere se stessi come cittadini disciplinati prima ancora che come cristiani!
Ed ecco un sedicente Santo Padre proclamare con decisione che vaccinarsi contro il Covid-19 è un obbligo morale, lui che non ha speso una sola parola di consolazione e di conforto per la sofferenza morale e materiale di tutti, credenti e non credenti, e che per primo ha dato l'esempio della pavidità, anzi della codardia (ma i suoi dicono della responsabilità e del senso civico) negandosi alle cerimonie pubbliche e sottraendosi all'adempimento dei suoi doveri di capo del gregge. Niente più viaggi pastorali, niente più interviste e matrimoni celebrati sugli aerei ad alta quota, niente più buffonate con la folla, e nasi rossi da pagliaccio, sguaiate barzellette con le suore di clausura, battutacce blasfeme sul whisky paragonato alla vera acqua santa, ma distanziamento sociale rigoroso, tamponi a volontà, vaccino per tutti, e frattanto per se stesso ogni sorta di cautele, sino al punto di non farsi più vedere praticamente per delle intere settimane, nella primavera del 2020. Un comportamento ben diverso da quello dei cattolici di un tempo e anche da quello dei primi cristiani, che gli odierni neomodernisti citano di continuo, appellandosi a una Tradizione più antica di quella cui si richiamano i cosiddetti tradizionalisti. Oppure qualcuno s'immagina i primi cristiani che si tappano in casa per paura d'una malattia con un tasso di mortalità dello zero virgola qualcosa; e san Pietro che non va a trovare i malati, non guarisce gl'infermi, non predica nelle strade, non viaggia per portare ovunque la Parola di Cristo? O che maneggia l'Ostia consacrata con le pinze e i guanti, per timore di trasmettere ai fedeli un virus mortale, anziché il Pane Santissimo di Vita eterna?
Del 29 Gennaio 2021
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