Seconda Domenica di Quaresima
Fatte le debite proporzioni, è un po' quello che accadde agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni quando Gesù una settimana prima di chiedere di accompagnarlo nella preghiera dolorosa dell'orto degli ulivi li portò con sé su un alto monte, in disparte, loro soli, e mentre pregava si "trasfigurò": il suo volto, la sua persona apparvero luminosi, splendenti rivelando in modo visivo che assumendo una natura umana da Maria uguale alla nostra non è una persona umana, ma la persona divina del Figlio, l'Amato dell'Amante, il Padre, nell'Amore, lo Spirito Santo. E questa domenica, la seconda di Quaresima, si caratterizza come domenica della Trasfigurazione di Cristo. Infatti, nell'itinerario quaresimale, la liturgia, dopo averci invitato a seguire Gesù nel deserto servito dagli Angeli, per affrontare e vincere con Lui le tentazioni del Maligno, ci propone di salire insieme a Lui sul "monte" nella preghiera, per contemplare sul suo volto umano la luce gloriosa della seconda persona della realtà trinitaria di Dio, mentre accanto a Lui apparvero Mosè ed Elia, a significare che le Sacre Scritture erano concordi nell'annunciare il mistero della sua Pasqua, che cioè Il Messia, il Cristo doveva soffrire e morire per entrare nella sua gloria ( Lc 24,26.46); in secondo luogo, una nube cioè lo Spirito santo avvolse la cima del monte e da essa uscì una voce, l'Amante il Padre che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'Amato; ascoltatelo cioè congiungete nell'Amore, lo Spirito Santo, all'udire l'ubbidire!" (Mc 9,7). Gesù voleva che i suoi discepoli, in particolare quelli che avrebbero avuto la responsabilità di avviare la Chiesa nascente, facessero un'esperienza diretta della sua gloria divina, per affrontare lo scandalo della croce nella sua realtà anche umana di debolezza. In effetti, quando verrà l'ora del tradimento e Gesù si ritirerà a pregare nel Getsemani sudando sangue dal dolore, terrà vicini gli stessi Pietro, Giacomo e Giovanni, chiedendo loro assonnati di vegliare e pregare con Lui (Mt 26,38). In quel momento Gesù vide profilarsi davanti a sé la Croce, l'estremo sacrificio necessario per liberare noi dal dominio del peccato e della morte. E nel suo cuore, ancora una volta ripeté il suo "Amen". Disse, eccomi, sia fatta o Padre, la tua volontà d'amore. E, come era accaduto dopo il Battesimo nel Giordano all'inizio della Quaresima, vennero dal cielo segni del compiacimento di Dio Padre, che trasfigurò il Cristo, e la voce lo proclamò "il Figlio, l'Amato" (Mc 9,7). Essi non ce la faranno, ma la grazia di Cristo li sosterrà e li aiuterà a credere nella Risurrezione di Cristo e di ogni uomo cioè in quella vita oltre la morte che è la lieta notizia cioè il Vangelo anche per noi.
Il mistero della Trasfigurazione non va staccato dal contesto del cammino che Gesù sta percorrendo. Egli si è ormai decisamente diretto anche umanamente verso il compimento della sua missione, ben sapendo che, per giungere alla risurrezione, dovrà passare attraverso la passione, l'abbandono anche dei suoi, il tradimento di Giuda e la morte di croce in un apparente fallimento della regalità divina nella sua umanità. Di questo ha parlato apertamente ai discepoli, i quali non hanno capito, anzi, hanno rifiutato questa prospettiva, perché non ragionano secondo Dio, ma secondo gli uomini (Mt 16,23), come spesso capita anche a noi. Per questo Gesù porta con sé tre di loro, più attenti, sulla montagna e rivela la sua gloria divina, splendore di Verità e di Amore. Gesù vuole che questa luce possa illuminare i loro cuori quando attraverseranno il buio fitto della sua passione e morte, quando lo scandalo della croce sarà per loro insopportabile di fronte a Gerusalemme. Dio è luce, e Gesù vuole donare ai suoi amici più intimi l'esperienza di questa di questa luce, che dimora in Lui anche nell'apparenza del fallimento. Così, dopo questo avvenimento, Egli sarà in loro luce interiore, capace di proteggerli dagli assalti psicologici delle tenebre. Anche nella notte più oscura come quella di quella mamma che si butta giù dal ponte nel fiume con il bambino di un anno e sei mesi, Gesù è la lampada che non si spegne mai soprattutto con chi in ogni venerdì di quaresima non tralascia la Via Crucis. Sant'Agostino riassume questo mistero con una espressione bellissima, dice:" Ciò che per gli occhi del corpo è il sole che vediamo, lo è [Cristo nella Via Crucis] per gli occhi del cuore" (Sermo 78,2). Utili anche le cure psicologiche ma senza contemporaneamente quelle spirituali sono insufficienti.
Insieme con il digiuno cioè una sobrietà nel cibo e le opere di misericordia, la preghiera in famiglia e in parrocchia, da soli forma la struttura portante della nostra vita spirituale. Carissimi, vi esorto a trovare in questo tempo di Quaresima prolungati momenti di silenzio, possibilmente di ritiro con fratelli cristiani, per rivedere la propria vita alla luce del disegno d'amore del Padre celeste con Cristo: soffrire con fede, speranza, carità accusati da innocenti. Occorre lasciarsi guidare in questo più intenso ascolto di Dio dalla Vergine Maria, maestra e modello di preghiera e di fede. Lei, anche nel buio fitto della passione di Cristo, non perse ma custodì nel suo animo la luce innocente del Figlio divino, caricato dei nostri peccati. Per questo la invochiamo Madre della fiducia e della speranza nella carità!
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