Il Vaccino come Sacramento, ora si esagera

Continua l'appiattimento della gerarchia a favore dell'antidoto. Il vescovo di Novara definisce il vaccino "viatico per una vita nuova". Tra metafore e giochi di parole, il senso è sempre quello: non rinasceremo finché non ci inietteremo il vaccino. Ma un vettore mRNA ogm può sostituire persino Cristo? L'ascolto della parola alla radio e alla televisione può sostituire Lui presente nel sacramento e partecipando in Chiesa alla Messa? Ecco dove porta la teologia contestataria dell'attuale progressismo ecclesiale così aperto al mondo, alla brevità della vita temporale fino al punto di farsi fagogittare.

Andrea Zambrano in "La Nuova Bussola" 25 Gennaio 20

In hoc vaccino vinces. E sostituisce il Sacramento

Continua l'appiattimento della gerarchia a favore dell'antidoto. Il vescovo di Novara definisce il vaccino «viatico per una vita nuova». Tra metafore e giochi di parole, il senso è sempre quello: non rinasceremo finché non ci inietteremo il vaccino. Ma un vettore mRNA ogm può sostituire persino Cristo? Ecco dove ha portato la teologia contestataria del progressismo ecclesiale così aperto al mondo fino al punto da farsi fagoticare. 



Dove vai se il vaccino non ce l'hai? Il vescovo di Novara monsignor Franco Giulio Brambilla ci crede così tanto all'inoculo vaccinale da inserirlo non solo come elemento indispensabile per una rinascita della società, ma arrivando perfino a "sacramentizzarlo". Il vaccino «come viatico per una vita nuova» l'ha chiamato nel corso del pontificale di San Gaudenzio di venerdì sera nel messaggio alla città e alla diocesi in occasione del Santo Patrono.


Un linguaggio figurato per dire qualcos'altro? Magari. Il fatto è che leggendo il testo del vescovo restano pochissimi spazi per le interpretazioni mistagogiche mentre sono assenti elementi di critica vaccinale che pure un vescovo dovrebbe fornire soprattutto se ormai l'antidoto è considerato come l'unico salvatore.


L'omelia-discorso infatti era incentrata sul tema del "rinascere". Una rinascita che si rende necessaria perché «l'anno scorso abbiamo drammaticamente scoperto di essere mortali», così «quest'anno dobbiamo accogliere il dono di essere natali, generativi e solidali». In realtà che fosse mortale, l'uomo lo sa già da qualche annetto, però il pastore ci ha tenuto a rimarcare bene la metafora dell'uomo che aspetta in fila il suo turno per vaccinarsi prendendo a prestito l'immagine di Gesù che si mette in fila per farsi battezzare da Giovanni.


Il messaggio è chiaro: l'attesa dell'antidoto delle case farmaceutiche è come quella dei penitenti in fila per farsi battezzare da Giovanni.


Così «mentre aspettiamo il vaccino come viatico per una vita nuova, non possiamo non farci una domanda: che cosa dobbiamo lasciare dell'uomo vecchio e che cosa possiamo far rinascere nel tempo nuovo? Abbiamo qualche mese per metterci anche noi in fila tra i sopravvissuti e i salvati. Invito tutti a fissare nella mente e nel cuore che cosa non possia­mo continuare ad essere e a fare come accadeva prima. Il tempo che ci separa dalla rinascita». Ma di quale rinascita parliamo? Quella dell'uomo rigenerato dal Cristo o quella del cittadino finalmente libero di uscire di casa senza mascherina? Non è dato sapere e forse è fatto apposta per confondere le acque o per includere un po' tutto. Sì, Gesù, certo, ma vuoi mettere la sicurezza sanitaria e la pandemia sconfitta?  


Insomma, il vaccino è la rinascita a una vita nuova, anzi, un viatico, termine ormai desueto nel linguaggio della neo Chiesa che rimanda alla provvisione per il viaggio e nella tradizione cristiana ha un solo, inequivocabile e incontrovertibile significato: l'Eucarestia, il pane angelico che viene donato al moribondo per accompagnarlo nel gran viaggio dell'Eternità.


Sostituirlo con un vettore a mRNA ogm è qualche cosa di più che ridicolo, forse anche un po' blasfemo anche se su questo si giocherà facile nell'uso licenzioso e spregiudicato delle metafore.


Però è anche antiscientifico, dato che il vaccino, qualunque sia la sua efficacia e soprattutto la sua sicurezza, non potrà mai essere la pietra tombale sul covid, soprattutto viste le grandi riserve scientifiche che vengono sollevate, anche se silenziate dal mainstream.


Certo, Brambilla è consapevole che «non rinasceremo solo perché torneremo a vivere senza pericolo di contagiarci» perché «senza il corredo di una visione e di una luce spirituale la nostra rinascita sarà solo un ritorno alla spensieratezza di prima». E quale sarebbe il rischio di una rinascita così fatta? «L'abbiamo visto l'estate scorsa e si ripete ogni volta che vengono allentate le regole delle zone rosse o arancioni. Rinascere è possibile solo stando nella circolarità tra visione e chiamata. In essa l'uomo è generato alla vita adulta e potrà entrare nel futuro prossimo».


Decisamente orizzontale come posizione. Ma di un orizzonte da Sol dell'avvenir. Finché non rispettiamo i lockdown non potremo rinascere. Il vaccino, intanto ci accompagnerà alla vita nuova. Siamo di fronte a una nuova forma di paganesimo, che mescola con sapienza affabulatoria la cristologia e la vaccinologia in un tutt'uno ambiguo e scientista.


Certo, il vescovo Brambilla non è che può farsi carico di certe parole da solo, dato che il tema del vaccino come salvator mundi è ormai un grande classico di questo tempi. Con il Papa che lo indica come «imperativo morale», il giornale dei vescovi che lo chiama «dono per Natale» e un vescovo come Paglia che lo definisce addirittura «una luce nuova che si accende nel tunnel», si capisce perché anche un vescovo come Brambilla si senta in dovere di trovare parole ancora più d'effetto per farsi notare, diventando, così, ancora più realista del re e papista del Papa. In hoc vaccino vinces, sembrano dirci questi pastori. Così aperti al mondo fino a farci fagocitare. E' la teologia del bugiardino, la mistica del laccio emostatico. 


Ma siamo del resto di fronte allo stesso teologo che nel lontano 1989 firmò la durissima lettera contro San Giovanni Paolo II Papa assieme ad altri 62 esponenti del progressismo ecclesiale per chiedere una svolta pastorale nel nome della libertà teologica. Oggi quei firmatari hanno fatto quasi tutti carriera. Compreso l'attuale vescovo di Novara.


E proprio in quella lettera, che costituiva uno degli attacchi più veementi al pontificato del Papa polacco, si potevano trovare frasi come questa, che letta oggi fa capire molto della svolta vaccinista e scientista della Chiesa: «Diventa urgente il messaggio del Concilio agli "uomini di pensiero e di scienza", proprio perché i mutamenti introdotti dalle possibilità nuove della scienza provochino sempre più l'approfondimento della fede, senza spirito di intolleranza, dentro e fuori della Chiesa».


Anche a costo di sostituire Gesù con un vettore ogm del quale gli stessi scienziati non conoscono le possibili reazioni nel nostro corpo? Il Great reset partirà dunque da qui e sarà ecologico: pagine e pagine di Sacre Scritture e ora basterà un bugiardino stropicciato.

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