IV Domenica di Avvento
San Francesco nella notte del Natale del 1223 a Greggio ha avviato la tradizione del presepio: un po' di fieno, personaggi vivi cioè il bambino, una donna, un uomo, il bue e l'asinello e la celebrazione dell'Eucaristia per la continuazione dell'Incarnazione: 1223 anni fa l'avvio dell'Incarnazione era un bambino che velava la presenza del Figlio del Padre nello Spirito Santo, ma l'Incarnazione continua con il pane e il vino consacrati che velano non solo il Figlio di Dio, ma anche l'umanità gloriosa di Gesù verso tutti gli uomini e quindi non ha senso il presepe senza la Messa e la Comunione di Natale
Il Vangelo di questa quarta domenica di Avvento ci ripropone il racconto dell'Annunciazione (Lc 1,26-28), il mistero celebrato il 25 marzo, nove mesi fa, a cui ritorniamo ogni giorno recitando l'Angelus. Questa preghiera quotidiana così evangelica ci fa rivivere il momento storico decisivo, in cui Dio bussò al cuore di Maria di quindici anni e, ricevuto il suo "si" di fede dopo aver chiesto le ragioni, incominciò a prendere carne in lei e da lei il Figlio del Padre nello Spirito Santo. L'orazione "Colletta" della Messa odierna è la stessa che si recita al termine dell'Angelus e, in italiano, dice così: "Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre. Tu, che all'annunzio dell'Angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio (per opera dello Spirito Santo), per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione". È una preghiera quotidiana con cui ravviviamo continuamente il cuore del Vangelo, della fede cattolica in ogni essere umano.
A pochi giorni ormai dalla festa del Natale, siamo invitati a fissare lo sguardo sul mistero ineffabile che Maria ha custodito per nove mesi nel suo grembo verginale: è l'avvio dell'Incarnazione del mistero di Dio che si fa uomo velando nella sua umanità la realtà divina di Figlio di Dio. È questo il primo cardine della nostra redenzione. Il secondo è la morte e risurrezione di Gesù che continua la sua incarnazione nella transustanziazione del pane e del vino che attualizzano la croce velando non solo la divinità ma anche l'umanità gloriosa: quanto è importante sapere e pensare chi si riceve nella comunione eucaristica! Incarnazione e morte- risurrezione di Gesù sono i due cardini inseparabili e manifestano un unico disegno divino: salvare l'umanità e la sua storia assumendola fino in fondo col farsi carico interamente di tutto il male che la opprime.
La liturgia quest'anno ci fa rivivere l'inizio dell'incarnazione, del primo cardine della salvezza con il racconto dell'annuncio dell'Angelo a Maria. Contemplando l'icona stupenda della Vergine Santa così ripresa dagli artisti cristiani, nel momento in cui riceve il messaggio divino e dà, nel suo libero-arbitrio, la sua risposta positiva, veniamo interiormente illuminati dalla luce di verità soprannaturale nel naturale. Soffermiamoci brevemente sull'importanza della verginità di Maria, del fatto cioè che Ella sposata ha concepito Gesù, Dio incarnato, rimanendo vergine. Sullo sfondo dell'avvenimento di Nazareth c'è la profezia di Isaia. "Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, Dio con noi" (Is 7,14). Questa antica promessa ha trovato compimento sovrabbondante nell'Incarnazione del Figlio di Dio cioè una umanità che vela la presenza soprannaturale del Figlio di Dio. Infatti, non solo la Vergine Maria ha concepito come ogni donna, ma lo ha fatto per opera dello Spirito Santo, cioè di Dio stesso. L'essere umano che comincia a vivere nel suo grembo prende carne da Maria, ma la sua stessa esistenza deriva totalmente da Dio. È pienamente uomo, fatto di terra – per usare il simbolo biblico – ma viene dall'alto, dal Cielo e la sua carne vela la presenza reale del Figlio del Padre per farci, anche noi, figli del Padre in Lui figlio. L'Angelo ribelle ha puntato a divenire Dio senza Dio, mentre gli angeli buoni sono diventati divini attraverso il Figlio di Dio. E così noi. Il fatto che Maria concepisca rimanendo vergine è dunque essenziale per la conoscenza di Gesù e per la nostra fede di divenire figli del Padre nel Figlio per opera dello Spirito santo, perché testimonia che l'iniziativa è stata di Dio e soprattutto rivela chi è il concepito che morto e risorto continua l'Incarnazione per noi velando nell'Eucaristia non solo la divinità ma anche la sua umanità gloriosa. Non è Natale senza la Messa, il sacerdote ne celebra tre, e la Comunione eucaristica. Come dice il Vangelo: "Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio! (Lc1,35) In questo senso, la verginità di Maria e la divinità di Gesù si garantiscono reciprocamente e angeli e creature umane possono diventare divini in Cristo.
Ecco perché è così importante nel rapporto fede-ragione quell'unica domanda che Maria, "molto turbata", rivolge all'Angelo: "Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo (cioè non ho rapporti e non intendo da vergine avere rapporti sessuali con uomo)? (Is 7,14). Questa antica promessa della vergine che concepisce nella sua semplicità, Maria è sapientissima: non dubita del potere di Dio, ma ragionevolmente vuole capire meglio la sua volontà, per conformarsi completamente a questa volontà. Maria è infinitamente superata dal Mistero cioè dalla realtà divinamente umana, eppure occupa perfettamente il posto che al centro di esso, le è stato assegnato. Il suo cuore e la sua mente sono pienamente umili, e, proprio per la sua singolare umiltà, Dio aspetta il "sì" di questa fanciulla per realizzare il suo disegno. Rispetta la sua dignità e la sua libertà. Il "sì" di Maria implica l'insieme di maternità e verginità, e desidera che tutto in lei vada a gloria di Dio, e il Figlio che nascerà da lei possa essere tutto dono di grazia. Dio vede pienamente realizzato il dono creaturale nell'essere umano del libero-arbitrio per amare il bene, non certo per il male, un rischio.
La verginità di Maria nell'avvio dell'Incarnazione è unica e irripetibile, ma il suo significato riguarda ogni cristiano, ogni vocazione sia verginale e sia matrimoniale con la sessualità per l'apertura alla fecondità. Esso, in sostanza, è legato alla fede: infatti, chi confida profondamente nell'amore di Dio, accoglie in sé l'Incarnazione in Gesù, la sua vita divina, per l'azione dello Spirito Santo. È questo il mistero cioè la realtà divino-umana del Natale di Gesù e del nostro natale nel Battesimo, nella Confessione, nell'Eucaristia! L'augurio di vivere la Confessione, la Messa e la Comunione natalizia consapevolmente e pieni di carità a cominciare dai propri cari e verso tutti i più poveri, soprattutto gli ammalati di pandemia.
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