Turchi e azeri ci vogliono morti, noi armeni difendiamo la cristianità
"Da qui, mentre sento i rumori degli spari e delle bombe, vedo quanto è grande la menzogna dei media occidentali". Teresa Mkhitaryan, fondatrice dell'associazione umanitaria Il Germoglio, parla dell'attacco che sta subendo la sua terra natale: "Non è vero che sono morte centinaia di persone, ma migliaia; non è vero che ad attaccare siamo stati noi a l'Azerbaijan; non è vero che stanno colpendo solo il Nagorno-Karabakh". Ma ecco come sta reagendo "la mia gente, testimoniando un coraggio e una fede impressionante".
Benedetta Frigerio in "La Nuova Bussola Quotidiana" 17 ottobre 2020
"Da qui, mentre sento i rumori degli spari e delle bombe, vedo quanto è grande la menzogna dei med basso con alcuni profughi), fondatrice dell'associazione umanitaria Il Germoglio (che ha ricevuto una medaglia d'oro in Armenia per l'«approccio umanitario»), parla dell'attacco che in questi giorni sta subendo la sua terra natale mentre dorme sul confine nord fra l'Armenia e l'Azerbaijan: "Non è vero che sono morte centinaia di persone, ma migliaia; non è vero che ad attaccare siamo stati noi ma l'Azerbaijan; non è vero che stanno colpendo solo la regione del Nagorno-Karabakh ma anche l'Armenia".
Mkhitaryan, cosa fa esattamente in Armenia?
Sono nata nella capitale, a Yerevan, poi sono emigrata in Svizzera a 19 anni, ho studiato lì e ho fatto successo nella finanza internazionale dove ho lavorato con persone molto importanti. Mi sono convertita al cristianesimo a Zurigo, perché in Armenia avevo frequentato le scuole nel periodo in cui eravamo sottomessi all'ateismo comunista dell'Unione Sovietica. Nonostante la mia conversione, vivevo nella ricchezza e secondo logiche più mondane che cristiane. Finché decisi di andare in Armenia per festeggiare un mio compleanno: arrivata a casa incontrai una signora poverissima che mi ha cambiato la vita. Ho cancellato la festa e ho usato i soldi per fare dei pacchi alimentari, aprendo una sezione del Banco Alimentare, la Onlus italiana per cui avevo prestato servizio a Varese. Da quel momento in poi ho deciso di lasciare la finanza, anche se tante persone mi hanno preso per matta. Dopodiché ho fondato l'associazione Il Germoglio svizzera, con cui abbiamo fatto una enorme quantità di cose: migliaia di persone in tutto mondo si sono unite all'associazione e così abbiamo comprato 100 case per i terremotati armeni, abbiamo costruito asili e scuole, abbiamo distribuito 152 tonnellate di cibo e abbiamo rafforzato la frontiera con la Turchia. Ora sono qui per dare da mangiare ai profughi e agli sfollati di questo conflitto cominciato due settimane fa. Tutto quello che facciamo è per l'anima nostra e di chi aiutiamo, per portare luce e speranza e avvicinare al Signore.
Dov'eri quando è scoppiata la guerra?
Il 27 settembre ero in Svizzera, ho preso subito un biglietto per tornare a casa ma hanno cancellato il volo. Per arrivare in Armenia ci ho messo sei giorni. La situazione peggiora sempre più e capisco la grande menzogna del mondo da qui. La causa della guerra è ovvia, eppure ci sono giornali che scrivono che l'Armenia con solo 3 milioni di abitanti ha invaso gli azeri, che sono sostenuti dai turchi e dai Jihadisti. È ridicolo.
Allora perché è cominciato il conflitto?
L'Armenia è il più antico paese cristiano. Paese che si trova fra la Turchia e l'Azerbaijan che ci vedono come l'ostacolo al sogno pan-turco. Il genocidio armeno da parte turca del 1915 fu attuato per la stessa ragione. Allora furono sterminati un milione e mezzo di armeni con metodi barbari, a cui Hitler si ispirò per eliminare gli ebrei, altri invece scapparono. Qualcuno decise di rimanere a combattere con l'aiuto russo. Purtroppo però quando Stalin prese il potere diede la regione del Nagorno-Karabakh e del Nakhichevan, appartenenti all'Armenia, all'Azerbaijan, uno Stato che esiste solo dal 1921. Quando l' Urss crollò, tutte le Repubbliche cominciarono a dichiarare l'indipendenza dall'Unione Sovietica e il Nagorno-Karabakh fece lo stesso grazie ad un referendum in cui il 99,8 per cento della popolazione si diceva a favore dell'indipendenza. In questa terra ci sono 300 monumenti cristiani: è una terra tutta armena e cristiana che non c'entra nulla con l'Azerbaijan turco-musulmano, che con la scusa di questo territorio sta facendo una guerra sporca e violenta.
In che senso sporca?
Per fare solo un esempio, i turchi sono entrati in un villaggio in cui c'era una donna con un figlio handicappato in sedia a rotelle che non è riuscita a scappare: i turchi non solo hanno ucciso lei e il figlio ma li hanno fatti a pezzi. Questi sono i metodi dei Jihadisti siriani chiamati dalla Turchia che controlla parte della Siria, gente che taglia la testa ai nostri giovani soldati filmandosi e mandando in giro i video. Ma tutto il mondo tace.
Perché tanto silenzio nel mondo?
Conosco il mondo della finanza internazionale e i salotti del potere, dove tutti sanno che i mass media sono controllati e manipolati per servire la menzogna del gruppo che li controlla. Ci sono pochi giornalisti che cercano la verità. Ci sono dei giornalisti in Occidente, anche in Italia, pronti a scrivere che sono gli Armeni (3 milioni di abitanti), un povero paese senza ricchezze naturali, ad aver attaccato l'Azerbaijan che conta 9 milioni di abitanti, sostenuto dalla Turchia che ne ha 90 milioni e che si muove insieme a quella parte della sinistra occidentale che odia i cristiani e che in questi anni ha permesso la loro persecuzione creando disordini in Medio Oriente. Eppure, il presidente dell'Azerbaijan è stato riconosciuto come la persona più corrotta del mondo. Questa parte del mondo deve tacere su un attacco che risulterebbe scandaloso a tutti. Inoltre la Turchia combatte con le armi della Nato: i Turchi hanno fatto esplodere la cattedrale di Ghazanchetsots bombardandola per ben due volte nel giro di 20 minuti e i giornalisti russi presenti hanno reperito i codici delle bombe.
È anche per questo che la Russia non interviene?
Perché parte dell'Occidente vuole provocare una guerra fra la Russia e la Turchia sul territorio armeno. Infatti colpiscono anche il territorio armeno.
Come lo sai?
Fino a ieri ero sul confine nord dell'Armenia con l'Azerbaijan dove ci sono alcune famiglie che aiutiamo: ho pregato tutta la notte il Padre Nostro mentre sentivo i rumori dei proiettili e delle bombe. La Russia ha firmato un accordo con l'Armenia in cui si fa garante della sua sicurezza, quindi è chiaro che questa è una provocazione. La Russia per ora non cede perché se interviene può scattare un conflitto enorme.
Se non interviene nessuno però sarà difficile che resistiate in soli 3 milioni di abitanti.
È vero, loro usano armi potenti e anche non convenzionali, mentre noi abbiamo armi meno potenti. Sono morti migliaia di armeni ma poteva andare peggio: dal fronte arrivano storie di miracoli, di soldati armeni che con un solo colpo riescono a raggiungere l'obiettivo e di bombe nemiche non esplose, per cui un giornalista russo inviato in guerra ha scritto che Dio è con gli armeni.
Quindi ai giornalisti è permesso entrare in Armenia.
Il nostro paese permette a tutti i giornalisti di venire perché non ha nulla da nascondere. Al contrario l'Azerbaijan non permette a nessun giornalista di entrare, perché altrimenti si scoprirebbe la presenza dei jihadisti e delle armi proibite dalla comunità internazionale. L'Azerbaijan non permette nemmeno alla comunità internazionale di mettere le telecamere di sorveglianza come chiede invece da anni la diplomazia armena.
Come sta reagendo la popolazione a questo attacco imprevisto dopo anni di pace?
Abbiamo alle spalle un genocidio e la sottomissione alla Russia sovietica: sappiamo che questa guerra è per la vita o la morte dell'Armenia, perciò nessuno scappa, anzi tanti armeni stanno tornando in patria, in 20mila armeni sono arrivati con i bus dalla Georgia. I miei nipoti, mio cognato, mio zio, arrivato da Mosca, e tutti gli uomini che conosco sono andati ad arruolarsi nell'esercito come volontari. Le nostre madri, come la mia, ci hanno cresciuto dicendo che "se moriamo, moriamo tutti insieme ma prima di morire dobbiamo aver combattuto". Siamo un popolo che sa di avere una responsabilità anche nei confronti di Dio.
Ci sono video in cui i plotoni dell'esercito armeno pregano il Padre Nostro prima di combattere e alcuni soldati sono giovanissimi. Com'è possibile?
Il cristianesimo è al centro dell'educazione: la fede non è solo un rituale ma un modo di vivere. La tradizione cristiana e la memoria del genocidio sono molto presenti. Nella mia città, Yerevan, in questi giorni c'è la fila per entrare in Chiesa a pregare. La stessa che ho visto fuori dai supermercati italiani durante il Covid. Inoltre abbiamo preti non secolarizzati che fin da piccoli educano i bambini alla battaglia, insegnando la responsabilità di testimoniare Gesù perché siamo suo popolo, piccolo ma con una grande missione.
In effetti ci sono foto che ritraggono soldati armeni in ginocchio a pregare o accompagnati da sacerdoti.
Ci sono anche video di mamme che con dolore salutano i figli che vanno in guerra. Sono morti già diversi giovani che conoscevo, figli di miei amici, parenti. David, un giovane soldato, ha raccontato che si è chiesto per due ore cosa volesse dire vincere la guerra e poi ha capito: "Mamma - ha scritto - quando qualcuno muore noi diciamo che sta andando a Casa". I musulmani ci sgozzano ma noi moriamo con dignità. Ho visto tanta gente ferita, bambini, che però continuano a sorridere. I preti sono in prima linea ad assistere spiritualmente i soldati.
C'è chi sostiene che parlare di conflitto religioso sia controproducente. È vero che metterla su questo piano può incoraggiare altri paesi arabi ad unirsi all'attacco?
Se così fosse il presidente dell'Azerbaijan non avrebbe ordinato la distruzione di migliaia di croci armene patrimonio dell'Unesco. Inoltre i cristiani stanno scomparendo per la ragione contraria: non abbiamo il coraggio di dire la verità e di combattere. Quando è avvenuto il genocidio i turchi dicevano agli armeni che se si fossero convertiti all'islam si sarebbero salvati, non sarebbero stati torturati, i neonati non sarebbero stati sgozzati... ma hanno preferito morire martiri. Se noi armeni cristiani ci siamo ancora è grazie a questo sacrificio, altrimenti saremmo tutti musulmani.
Cosa sperare in uno scenario simile?
Se Padre Livio di Radio Maria dovesse leggere quest'articolo, vorrei chiedergli di dire un Rosario per l'Armenia e gli Armeni. Solo un grande miracolo ci può salvare; il mondo, come 100 anni fa, ci ha voltato le spalle. Gli interessi finanziari, il petrolio, il gas e il caviale nero turco regnano e determinano le decisioni.
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