Motore della storia è Dio, il Dio di Gesù Cristo, Figlio del Padre nello Spirito Santo che nella Chiesa ci rende figli nel Figlio e quindi fratelli
Francesco Lamendola in "Accademia Nuova Italia" 29 settembre 2020
Ma non solo la comprensione della storia da parte delle civiltà tradizionali richiede capacità di guardare oltre le vicende meramente umane e il divenire immanente, e scorgere la loro radice in una dimensione più alta; richiede anche di saper guardare al mondo con gli occhi del mito ed elaborare una visione mitica del reale, perché il presupposto essenziale del mito è che la conoscenza riceva una garanzia superiore di ordine divino, laddove la visione laica e materialista è garantita solo da se stessa, cioè dall'occhio umano che la contempla. In questo senso, l'esito soggettivista e, in ultima analisi, nichilista della civiltà moderna è insito nelle sue premesse di ordine intellettuale: se la verità non deriva da un accordo fra la cosa e il giudizio, ma è, in qualche modo, una creazione del soggetto, allora chi potrà farsi garante del valore assoluto di tale verità? Inevitabilmente, si resterà prigionieri nel circolo chiuso del solipsismo: non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che il soggetto vede e giudica essere vero. Al di sopra del suo giudizio non c'è nient'altro: il soggetto è attore e giudice allo stesso tempo. Pertanto, il minimo che si possa dire della sua "verità" è che essa vale quanto tutte le altre verità di tutti gli altri soggetti: il che è come dire che, in termini assoluti, vale esattamente zero.
Riportiamo ancora un breve passaggio della citata opera di Giorgio de Santillana (p. 89):
Il momento della scoperta, la via che porta agli dèi, deve necessariamente essere mitologico, poiché implica che la comprensione dell'"uomo che sa" sia stata guidata correttamente ed elevata al di sopra delle opinioni dell'umanità.
L'intronizzazione della dea "Pachamama"? Di fatto, i cattolici hanno già perso la visione mitica del reale e perciò non possiedono più nemmeno gli strumenti per capire fino a che punto il falso stia sostituendo una visione laica della storia alla visione soprannaturale basata sul Vangelo!
Ora, il dramma della società moderna è che ha potuto essere ancora, bene o male, una civiltà, fino a quando è vissuta di riflesso accanto alla civiltà cristiana, che pure rifiutava e contro la quale era nata, proponendosi come il suo totale superamento. Ma a un certo punto si è verificato uno scambio di ruoli: mentre il mondo moderno si guardava intorno per cercare qualcosa che sostituisse la fede nel vecchio Dio, ed era incerto se individuarlo ancora nella scienza o se trasferire le sue aspettative sulla Madre Terra laicamente intesa (col corollario del senso del peccato sotto le spoglie del senso di colpa per averla ferita, sfruttata, inquinata), la cultura cristiana ha ceduto alla pressione della modernità, ha apostatato dal suo Dio creatore e trascendente e ha abbassato lo sguardo al livello della dimensione puramente terrena, rinunciando per sempre allo spazio mitico e quindi alla garanzia divina del proprio sapere. In altre parole, mentre la modernità cominciava a mostrare una certa stanchezza per se stessa, e a volgersi in direzione del mito e dell'assoluto, i cristiani, a cominciare dal clero cattolico, si sono stancati del mito e dell'assoluto e hanno abbracciato pienamente e decisamente, pur senza riconoscerlo con la necessaria franchezza (ma come si fa a riconoscere con franchezza la propria apostasia?) la visione moderna, del tutto immanente, laica, materialista del reale, e perciò anche della storia. Ma la storia, per cristiani, è storia della salvezza, quindi è tutta, direttamente o indirettamente, storia sacra: e una storia sacra richiede, esige, uno sguardo mitico cioè rivelato sulle cose. Senza lo sguardo mitico cioè rivelato, come si potrebbe accettare la visione di Gesù che cammina sulle acque; di Gesù che fa risorgere l'amico Lazzaro dal sepolcro; di Gesù che muore sulla croce e poi risorge Egli stesso? Diciamolo francamente: date le premesse, ciò diviene impossibile. Ed ecco che la sospensione della santa Messa per paura di restar contagiati dal Covid-19; la distribuzione del Corpo di Cristo con guanti e mascherina; la scomparsa dell'acqua benedetta dalle chiese e la sua sostituzione col disinfettante per lavarsi le mani quando si entra, attesta senza possibilità di errore che i cattolici odierni hanno respinto nelle profondità del passato la loro visione mitica della storia e hanno abbracciato, in tutto e per tutto, la visione moderna: né si aspettano più la vita eterna dal loro Dio, ma trepidano per la propria vita terrena e si affidano pienamente alla Scienza per difenderla contro il nemico impalpabile e invisibile che potrebbe annidarsi ovunque, anche sulle panche, o nell'acquasantiera, o addirittura nell'Ostia consacrata. E così non solo il cristianesimo firma il proprio atto di resa alla mentalità moderna e alla visione moderna del reale, facendole proprie, ma si rifiuta di continuare a svolgere la propria missione nel mondo, spegnendo la luce che rappresentava per esso, anche se questo, in apparenza, non la voleva accogliere – però sapeva che c'era, salda perché posta fuori del relativo.
Non si può essere cattolici moderni: è un ossimoro; pertanto si deve scegliere, o si è cattolici o si è moderni, e i seguaci del Concilio hanno scelto di essere moderni!
Questo moto di riflusso è stato annunciato dal cattolicesimo liberale nel XIX secolo, poi dall'americanismo, dalla democrazia cristiana e dal modernismo all'inizio del XX, e ha conquistato la Chiesa e la cristianità col Concilio Vaticano II; adesso si assiste all'atto finale di auto-liquidazione. Di fatto, i cattolici hanno già perso la visione mitica del reale e perciò non possiedono più nemmeno gli strumenti per capire fino a che punto si stia sostituendo una visione laica della storia alla visione soprannaturale basata sul Vangelo. Quando si dice, per esempio, che i cattolici devono smetterla di fare proselitismo, perché la salvezza è accessibile a tutti gli uomini di qualsiasi religione – e lo si fa sviluppando un cattivo seme che era stato gettato appunto nel Concilio, con la Dignitatis humanae, pochi comprendono che si sta liquidando il cristianesimo in quanto tale, e anche a quei pochi sfugge, salvo rarissime eccezioni, che l'errore non sta solo nella falsa affermazione, ma nella prospettiva che essa tradisce: vale a dire una storia fatta dagli uomini, ove anche l'evangelizzazione dei popoli è qualcosa di meramente umano, che parte dall'uomo e che senza l'uomo non avrebbe luogo. Invece l'autentica prospettiva cristiana parte dall'assunto che Dio è il padrone della storia, così come è il Re dell'universo; e quindi l'evangelizzazione, come ogni altra cosa, è nelle Sue mani; ed è Lui che suscita gli uomini di buona volontà, disponibili a farsene carico, Lui e nessun altro. Perché gli uomini, quanto a se stessi, non sono capaci di far nulla.
Un piano preordinato con l'alta e raffinata regia dei "fratelli maggiori"? Non parla quasi più di Dio, e meno ancora di Gesù Cristo, ma parla continuamente, ossessivamente, dei migranti, del clima e dell'ambiente: perché ?
Tutto questo, sul piano psicologico e culturale, ha la sua radice nel fatto che, per l'uomo moderno, il mito è qualcosa di assai inferiore alla scienza, e la visione mitica è qualcosa di meno, non certo qualcosa di più, dello sguardo scientifico sul reale. E se i cattolici sono giunti ad adottare una tale prospettiva, ciò attesta che sono stati assorbiti dalla mentalità moderna: vale a dire che hanno cessato di essere cattolici. Non si può essere cattolici moderni: è un ossimoro; pertanto si deve scegliere, o si è cattolici o si è moderni, e i seguaci del Concilio hanno scelto di essere moderni. Chi è moderno si sente superiore alle religioni e anche al cristianesimo; se è cattolico, cerca di elaborare un "suo" cattolicesimo, emancipato e disinibito, senza più il mito e perciò senza dogmi: un cattolicesimo fluido, flessibile, adattabile. Il meccanismo è stato messo in moto dal complesso d'inferiorità dei cristiani nei confronti della cultura moderna. Le cose sono andate così: i protestanti si sono vergognati di essere sprovvisti di un elemento essenziale della cultura moderna, lo studio storico-biblico dei testi sacri, e lo hanno introdotto nella loro teologia e nella loro dottrina; i cattolici, più tardi, si sono vergognati di essere da meno dei protestanti, e hanno voluto imitarli (il modernismo è partito appunto da tale "richiesta", ma sul momento è stato bloccato dalla pronta ed energica risposta di san Pio X; si è preso però la rivincita mezzo secolo dopo, con il Vaticano II). A partire dal Concilio, il loro sforzo costante è stato quello di abbassare il cattolicesimo al livello della modernità: e hanno voluto credere, e far credere, che tale abbassamento fosse in realtà, chi sa come, un'elevazione, una purificazione. Ma la verità è che invece di convertire il mondo a Dio, e così spiritualizzarlo, si sono convertiti loro al mondo, e in tal modo hanno materializzato il Vangelo. Che ne siano consapevoli o no, in tal modo hanno realizzato una vera e propria contro-chiesa, che non è più cattolica, se non di nome, ma è in effetti un'orribile contraffazione di quella vera: ciò che nel Nuovo Testamento viene chiamato la sinagoga di Satana. Solo assumendo questa prospettiva si capisce perché non si parla quasi più di Dio, e meno ancora di Gesù Cristo, ma parla continuamente, ossessivamente, dei migranti, del clima e dell'ambiente; perché ci si inginocchia davanti agli uomini, ma non davanti al Santissimo; perché si intronizzano gli idoli nella basilica di San Pietro e in un'altra chiesa romana, e si assiste con compiacimento, nei Giardini Vaticani, alla loro adorazione da parte del suo clero: solo allora tali cose cessano di apparire delle strane aberrazioni e acquistano i loro veri contorni, quelli dell'attuazione metodica, consapevole, e perfettamente logica, di un piano preordinato. Preordinato da chi? Dalla massoneria, infiltratasi nella Chiesa da almeno due secoli, e poi da agenti segreti comunisti, infiltratisi nei seminari e divenuti preti, vescovi e cardinali dopo il 1945. Tutto con il coordinamento e con l'alta e raffinata regia dei "fratelli maggiori", e in particolare del B'nai B'rith, che atro non è se non la massoneria ebraica, vale a dire la più potente e la più estesa di tutte le massonerie.
Eppure, nulla è perduto se resta la fede in Cristo: perché il motore della storia non è l'uomo, ma Dio.
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