Il vescovo D'Ercole aveva rivendicato il diritto alla libertà di culto

"Bisogna che ci diate il diritto al culto, sennò ce lo riprendiamo. Quello che impedisce il culto è una dittatura". Era l'aprile scorso quando monsignor Giovanni D'Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, rivolgeva al premier Conte e al Comitato tecnico-scientifico queste parole. Lo fece con un videomessaggio quanto mai esplicito  

Aldo Maria Valli in "Duc in altum" 29 ottobre 2020

"Bisogna che ci diate il diritto al culto, sennò ce lo riprendiamo. Quella che impedisce il culto è una dittatura". Era l'aprile scorso quando monsignor Giovanni D'Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, rivolgeva al premier Conte e al Comitato tecnico-scientifico queste parole. Lo fece con un videomessaggio quanto mai esplicito.


"Poi alla fine non si può essere fregati nella vita", disse monsignor D'Ercole riferendosi al dialogo tra la Chiesa e Conte. "La Chiesa non è il luogo dei contagi. Non bisogna far passare questa idea. Comitato scientifico, ma chi ve l'ha detto che la Chiesa è il luogo dei contagi? Noi siamo persone serie, ci teniamo alla salute della gente, è un diritto per la gente andare in chiesa. Per cui è un arbitrio, è una dittatura questa di impedire il culto, uno dei diritti fondamentali. Su questo non si possono fare sconti".


Rincarando la dose, D'Ercole ricordò anche l'abuso avvenuto a Soncino, in provincia di Cremona, dove un carabiniere obbligò il parroco a interrompere la celebrazione della Messa, e aggiunse: "Bisogna che il diritto al culto ce lo date, se no ce lo prendiamo. Se io riesco a tenere calma la gente è perché amo questo popolo, ma la gente è stanca. Sapete quanta gente ricorre a noi per turbe psicologiche in questo momento? Non ce la fa più a vivere in un lockdown che alla fine non so a che cosa porti. Noi abbiamo bisogno di recuperare spazio di libertà, e la Chiesa oltre a essere spazio di libertà è anche spazio di speranza. Non abbiamo bisogno di favori da voi, abbiamo solo un diritto da rivendicare. La figuraccia che avete fatto nel mondo intero bisogna che sia lavata da un gesto di semplice restituzione di dignità e di diritto".


In mezzo a pastori silenziosi, D'Ercole fu l'unico ad alzare la voce. Parlò con l'autorità di vescovo, ricordando implicitamente che l'obbedienza non può essere assoluta, ma va ordinata al bene e alla verità.


E oggi, sei mesi dopo, sempre attraverso un video, monsignor D'Ercole ha annunciato le dimissioni: "In un momento difficile come questo, in cui regna confusione nella nostra società, in cui c'è tanta paura, io credo, sento profondamente il bisogno di dedicarmi alla preghiera. Una scelta difficile, sofferta ma profondamente libera, ispirata al servizio della Chiesa e non al mio interesse personale. Entro in un monastero, dove potrò accompagnare il cammino della Chiesa in un modo più intenso, nella meditazione, nella contemplazione, nel silenzio. Quando avrò percorso questo periodo in monastero, poi mi aprirò a tutte le prospettive che il Signore vorrà darmi. Sento che in questo momento Dio mi chiama a fare un passo perché possa rendere servizio in questo modo. In questo momento sento che solo Dio può essere la speranza affidabile su cui poggiare ogni nostro passo verso il futuro, che qualche volta appare molto incerto ma che la alla luce di Dio sarà sicuramente segnato dalla sua vittoria, la vittoria di Cristo".


Don Giovanni D'Ercole, nato il 5 ottobre 1947, ha da poco compiuto settantatré anni. Era vescovo di Ascoli Piceno dal 12 aprile 2014.


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