I cattolici pro aborto rinnegano la Chiesa
Aldo Maria Valli in "Duc in altum" del 14 settembre 2020 propone l'intervista di Stilum curiae a monsignor Carlo Maria Viganò. Si parla di politica degli Stati Uniti, ma non solo. È un lungo e drammatico testo da leggere e interpretare nell'orizzonte, oggi memoria della B. Vergine Maria Addolorata, della certezza di fede che alla fine "il mio Immacolato Cuore trionferà". Le nostre possibilità umane dopo i cinquant'anni di un post-concilio con tanti infedeli al perenne magistero sono molto limitate ma non impossibili credendo e pregando
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
Salmo 117
Eccellenza, lei è stato nunzio negli Stati Uniti, una realtà che di conseguenza conosce molto bene. Il candidato democratico, Joe Biden, sostiene di essere cattolico, ma è a favore dell'aborto fino al nono mese e del matrimonio fra persone dello stesso sesso. È possibile allora essere cattolici, e a livello ufficiale, cioè con scelte politiche e rese pubbliche, contrastare l'insegnamento della Chiesa, e non su elementi secondari, ma su questioni vitali?
La domanda che mi pone, caro Tosatti, richiede una risposta articolata, ma impone anzitutto una seria riflessione e il lucido riconoscimento delle responsabilità di chi ha creato le premesse perché si giungesse alla situazione di oggi.
Era il 22 settembre 2015, il giorno dell'arrivo a Washington di Papa Francesco, in occasione del suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Durante la cena in nunziatura, alla quale partecipavano alcuni membri del seguito papale, dissi a Papa Francesco: «Credo che nella storia degli Stati Uniti non vi sia mai stata un'Amministrazione con al vertice così tanti cattolici: il Vicepresidente Joe Biden, il Segretario di Stato John Kerry, lo Speaker del Congresso Nancy Pelosi. Tutti e tre si dichiarano ostentatamente cattolici, abortisti, favorevoli al matrimonio fra omosessuali e all'ideologia gender in spregio all'insegnamento della Chiesa. Come si spiega questa contraddizione?» E aggiunsi: «Un gesuita, padre Robert Frederick Drinan, s.j. del Boston College, coprì l'incarico come Rappresentante dello Stato del Massachussetts alla House of Representatives a Washington per ben dieci anni, dal 1971 al 1981. Father Drinan fu uno dei più strenui assertori e promotori dell'aborto!» Papa Francesco non reagì minimamente, come non reagì quel 23 giugno 2013 quando, rispondendo a una sua precisa domanda, gli rivelai chi era realmente il cardinal McCarrick.
Un altro gesuita, padre Vincent O'Keefe, s.j. (che Bergoglio, come provinciale della Compagnia di Gesù, non può non aver conosciuto, essendo stato O'Keefe Vicario generale di padre Arrupe) come presidente della Fordham University, insieme con l'allora rettore della Notre Dame University, padre Theodore M. Hesburgh, organizzarono, nel 1967, due anni dopo la chiusura del Concilio, una riunione di tutti i presidenti delle università cattoliche americane degli Stati Uniti a Land O'Lakes nel Wisconsin, durante la quale sottoscrissero un documento, noto come Land O' Lakes Statement, che dichiarava l'indipendenza dei loro atenei e college cattolici da ogni autorità e da ogni vincolo di fedeltà al magistero della Chiesa. Questo documento – che denunciai vigorosamente in un mio Rapporto a Bergoglio e ai Dicasteri romani competenti – ebbe conseguenze devastanti per la Chiesa e per la società civile negli Stati Uniti.
Non deve stupire, quindi, se la formazione di centinaia di migliaia di giovani cattolici – alcuni dei quali sono poi diventati leader politici – ha determinato questo tradimento del Vangelo, di cui oggi vediamo le disastrose conseguenze. Tra i firmatari di quel documento di ribellione compariva, non a caso, anche Theodore McCarrick, allora presidente della Università Cattolica di Porto Rico.
La sua analisi non si ferma quindi ad una constatazione del fenomeno attuale, ma rimonta a delle cause remote, dietro le quali vi è una mente che ha pianificato un progetto a lungo termine.
Ciò che voglio enfatizzare è la stretta connessione tra la ribellione del clero ultraprogressista – gesuiti in testa – e la formazione delle generazioni di cattolici, plasmati secondo l'ideologia modernista, confluita nel Concilio, il quale servì come premessa non solo per il Sessantotto in ambito politico, ma anche per la rivoluzione dottrinale e morale in ambito ecclesiale. Senza il Vaticano II non avremmo avuto nemmeno la rivoluzione studentesca che mutò radicalmente la vita del mondo occidentale, la visione della famiglia, il ruolo della donna, il concetto stesso di autorità.
In breve: la responsabilità di questo tradimento dei politici sedicenti cattolici grava interamente sul clero infedele, secolare e regolare, asservito all'ideologia modernista, e sulla gerarchia che non ha saputo né voluto intervenire con la dovuta fermezza per impedire questo danno incalcolabile all'intero corpo sociale. In questo senso deep State e deep Church hanno evidentemente agito di concerto, con lo scopo di destabilizzare scientificamente tanto l'ordine civile quanto quello ecclesiastico. Oggi abbiamo la possibilità di comprendere la situazione presente ed è ancora una volta compito dell'Autorità fare il possibile per fermare questa corsa verso il baratro: la Santa Sede e la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) hanno il dovere di richiamare all'obbedienza tanto i chierici ribelli quanto i laici che essi continuano tutt'ora ad ingannare anzi a sostenere pubblicamente.
Lei ritiene che sia necessario un intervento autorevole dei Vescovi, per un richiamo alla coerenza sui principi non negoziabili?
Quando la Congregazione per la dottrina della fede emanò istruzioni molto chiare sull'esclusione dei politici cattolici, incoerenti con l'insegnamento della Chiesa, dalla Santa Comunione, fu proprio McCarrick, unitamente all'arcivescovo Wilton Gregory, allora presidente dalla Usccb, ad adoperarsi per impedire che venissero applicate negli Stati Uniti. Corruzione morale e deviazione dottrinale sono intrinsecamente legate, e per sanare efficacemente queste piaghe del corpo ecclesiale è indispensabile agire su entrambi i fronti. Se questo intervento doveroso non avrà luogo, ne risponderanno a Dio i vescovi e i vertici della Chiesa, per il tradimento al loro compito di pastori.
Come mai vede un rapporto tra il Concilio e la contestazione studentesca?
È innegabile, anche solo sotto un profilo storico e sociologico, che vi sia un rapporto strettissimo tra la rivoluzione conciliare e il Sessantotto. Lo ammettono gli stessi protagonisti del Vaticano II, tra i quali spicca Joseph Ratzinger: «L'adesione ad un marxismo anarchico ed utopistico […] è stata sostenuta in prima linea da tanti cappellani universitari e di associazioni giovanili, i quali vi vedevano lo sbocciare delle speranze cristiane. Il fatto dominante si trova negli avvenimenti del Maggio 1968 in Francia. Sulle barricate v'erano dominicani e gesuiti. L'intercomunione realizzata durante una Messa ecumenica in sostegno alle barricate fu ritenuta una specie di pietra miliare nella storia della salvezza, una sorta di rivelazione che inaugurava una nuova era del cristianesimo».[1]
Uno dei periti del Concilio, padre René Laurentin, scrive: «Le richieste del movimento del Maggio '68 coincidevano in larga misura con le grandi idee del Concilio, in particolare della Costituzione conciliare sulla Chiesa e il mondo. Già il Vaticano II in una certa misura fu la contestazione di un gruppo di vescovi contro la Curia, che tentava di realizzare un concilio istituzionalmente prefabbricato».[2]
E il teologo argentino padre Álvaro Calderón afferma: «Se c'è qualcosa che salta subito all'occhio per chi studia il Concilio Vaticano II è il cambio in senso liberale del concetto di autorità. Il Papa si spogliò della sua autorità suprema in favore dei vescovi (collegialità); i vescovi si spogliarono della propria autorità in favore dei teologi; i teologi rinunciarono alla propria scienza in favore dell'ascolto dei fedeli. E la voce dei fedeli non è altro che il frutto della propaganda».[3]
Questa visione è largamente affermata con orgoglio anche sul fronte progressista[4], che nel Sessantotto vede realizzate le medesime istanze della rivoluzione conciliare. Lo ribadisce mons. Jacques Noyer, vescovo emerito di Amiens: «Sono convinto che lo spirito che ispirò la preparazione, celebrazione e implementazione del Concilio Vaticano II sia una grande opportunità per la Chiesa e per il mondo. È il Vangelo offerto agli uomini di oggi. In profondità, il maggio '68 è stato un movimento spirituale, perfino mistico, coerente con il sogno del Concilio».[5]
Senza il "via libera" della Chiesa, il mondo non avrebbe mai accettato né tantomeno fatto proprie le istanze di ribellione del movimento studentesco. Al di là degli Atti del Concilio, fu proprio lo spirito del Vaticano II che segnò la fine della società gerarchicamente costituita, dei valori tradizionali comuni al mondo occidentale: fino ad allora, concetti come autorità, onore, rispetto degli anziani, spirito di mortificazione e di servizio, senso del dovere, difesa della famiglia e della Patria erano condivisi e, anche se in forma indebolita rispetto al passato, ancora praticati.
Il vedere che la Chiesa cattolica, faro di verità e di civiltà per le nazioni, aveva spalancato le sue porte al mondo, non esitava a disfarsi della sua gloriosa eredità, giungendo fino a rivoluzionare la liturgia e ad annacquare la morale, fu per le masse un segnale inequivocabile, una sorta di approvazione dell'agenda che allora non osava ancora palesarsi interamente, ma di cui si potevano cogliere tutti i segnali distintivi. Ne uscì distrutta la Chiesa e la società, ne risultò compromessa l'autorità civile e religiosa, screditati il matrimonio e la famiglia, messo in ridicolo o accusato di fascismo l'amor patrio e il senso del dovere. Nel silenzio di una gerarchia connivente! Chi come me è entrato in seminario nell'immediato post-concilio, può testimoniare come persino i seminari pontifici romani fossero stati immediatamente conquistati da questo fremito di contestazione, di emancipazione e di dissoluzione di ogni regola e disciplina.
Su questo non ci possono essere dubbi. Se così non fosse, non si spiegherebbero i cospicui finanziamenti che organizzazioni mondialiste come la Open Society di Soros hanno destinato alle attività della Compagnia di Gesù e presumibilmente ad altri enti cattolici.[6] Tutte le premesse poste in nuce con il Vaticano II e con la rivoluzione studentesca le ritroviamo oggi proposte con coerenza dai vertici vaticani sul fronte ecclesiale e dai governanti sul fronte politico mondialista. Non stupisce quindi se le priorità del programma politico di Bergoglio coincidano con le priorità di Joe Biden. Il migrazionismo, l'ambientalismo, l'ecologismo malthusiano, l'ideologia gender, la dissoluzione della famiglia, il globalismo sono comuni all'agenda del deep State e della deep Church. La formale opposizione di Bergoglio all'aborto e all'indottrinamento Lgbt dei fanciulli è sconfessata nella pratica sia dal sostegno dell'Episcopato a quanti se ne fanno promotori in politica, sia a quanti teorizzano il ricorso al controllo delle nascite e il riconoscimento dei diritti dei sodomiti. Il caso di padre James Martin, s.j. è emblematico, perché conferma un idem sentire tra gli esponenti del mondialismo e l'intelligencija progressista cattolica. Il marchio che accomuna questi movimenti è la menzogna e l'inganno, la divisione e la distruzione, l'odio per la Tradizione e per la civiltà cristiana. In definitiva, l'avversione teologica a Cristo, propria di Lucifero e dei suoi seguaci.
Eccellenza, non crede che questa corrispondenza tra deep State e deep Church trovi una conferma anche nei rapporti con la Cina?
La dittatura comunista cinese è corteggiata tanto dal deep State quanto dalla deep Church: Joe Biden è asservito agli interessi economici e politici di Pechino tanto quanto Jorge Mario Bergoglio. Poco importa se in Cina vengono sistematicamente violati i diritti umani, se vengono perseguitati i Cattolici fedeli alla Chiesa Cattolica o se una odiosa dittatura massacra milioni di innocenti con la pianificazione dell'aborto di massa: gli interessi dell'agenda globalista prevalgono anche sull'evidenza degli orrori compiuti dalla dittatura cinese.
Aggiungo: è significativa l'attività di supporto compiuta dai gesuiti, sin dall'epoca in cui McCarrick andava in Cina per preparare il famoso accordo che sarebbe poi stato ratificato dal Vaticano sotto il Pontificato di Bergoglio. Un accordo che ha suscitato fortissime perplessità anche nella stampa laica. È di questi giorni un articolo sul Times dal titolo The Pope is Beijing's unlikely admirer, nel quale Dominic Lawson ha denunciato che «sempre più nazioni hanno espresso la loro preoccupazione per le crescenti prove dell'esistenza di campi di concentramento e persino di genocidio nella provincia cinese dello Xinjiang», precisando che «c'è stato silenzio dall'unica entità che ha l'intera umanità sofferente al centro della sua missione. Mi riferisco alla Santa Sede». E aggiunge: «La mancata condanna del genocidio è imperdonabile».[7] D'altra parte, durante l'Angelus dello scorso 5 Luglio, fece scalpore l'omissione del riferimento ai fatti di Hong Kong da parte di Francesco, dopo averne diffuso il testo alla stampa[8], per non infastidire Xi Jinping…
Questa subalternità del movimento globalista e della Santa Sede alla Cina è allarmante e trova conferme anche negli incontri di padre Spadaro, s.j. e di altri gesuiti con esponenti del Partito comunista, durante il lockdown, per la diffusione de La Civiltà Cattolica in edizione cinese.
Al di là della situazione attuale, in cui i candidati cattolici del partito democratico non sono evidentemente coerenti con il magistero della Chiesa, come dovrebbe essere un vero politico cattolico?
Un cattolico, per essere tale, non deve solo essere battezzato, ma deve vivere coerentemente con la fede che ha ricevuto al sacro fonte. La fede si accompagna alle buone opere, come insegna la Sacra Scrittura: senza tradurre in pratica il nostro essere diventati figli di Dio tramite l'incorporazione al Corpo Mistico, le nostre parole sono vuote e la nostra testimonianza è incoerente, anzi di scandalo per i fedeli e per chi non crede. Sbaglia quindi padre James Martin, s.j. a limitarsi all'aspetto meramente burocratico; le sue parole sono confutate da quelle del Salvatore: «Voi siete miei amici se farete quello che Io vi comando» (Gv 15, 14). L'amicizia con Dio – che consiste nello stato di Grazia dell'anima – dipende dalla nostra obbedienza agli ordini di Nostro Signore. Non a suggerimenti o consigli: agli ordini! E ancora: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21).
Aggiungo che l'inferno non è riservato ai non cattolici: tra le fiamme eterne ci sono molte anime battezzate, persino di religiosi, di sacerdoti e di vescovi, che hanno meritato la dannazione a causa proprio della loro ribellione alla volontà del Signore. Ci pensino bene, i sedicenti cattolici adulti e i loro precettori, prima di sentire risuonare le parole di Cristo: «Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da Me, voi operatori di iniquità» (Mt 7, 23).
Un cattolico che sostiene l'aborto o l'ideologia gender rinnega non solo il magistero, ma la stessa legge di natura, che costituisce la base morale comune a tutti i popoli di ogni tempo e di ogni luogo. La gravità dell'incoerenza tra l'appartenenza alla Chiesa e la fedeltà al suo insegnamento risente comunque dell'artificiosa dicotomia tra dottrina e pastorale, insinuatasi a partire dal Vaticano II e giunta alla sua formulazione più evidente con Amoris laetitia. Ma a ben vedere anche la cosiddetta "laicità dello Stato" pone seri problemi, perché riconosce alla società civile il diritto di negare la divina regalità di Cristo e di rifiutare la sua legge, ma allo stesso tempo chiede ai laici di rendere una testimonianza di fede in cui il primato della Verità cattolica viene abbassato allo stesso livello dell'errore.
È comunque evidente che il politico "cattolico" che non traduce in pratica l'integrità della dottrina della Chiesa non può esser votato dai cattolici né tanto meno esser approvato dalla gerarchia. Il sedicente cattolico Joe Biden, che sostiene l'aborto prenatale, cioè l'infanticidio, che addirittura prima di Obama sostiene l'ideologia gender e celebra le nozze di due uomini, non è cattolico. Punto.
Joe Biden ha scelto come vicepresidente Kamala Harris, che nel suo incarico di magistrato, in California, ha difeso Planned Parenthood, la più grande società mondiale di aborti, quando è stata accusata di commerciare parti di feti abortiti. Che significato ha questa scelta?
La cultura di morte che sta alla base dell'ideologia anticristiana oggi imperante è coerente con se stessa: l'omicidio di creature innocenti è uno dei punti irrinunciabili di chi vuole cancellare non solo la cristianità, ma l'umanità e la creazione, in cui si mostra l'opera del divino Creatore.
Come ho detto più volte, questo processo di dissoluzione è portato avanti su due piani: uno ideologico, da parte di chi deliberatamente vuole il male e intende attuare il proprio piano infernale a tappe forzate; uno economico, da parte di chi asseconda l'ideologia non necessariamente per convinzione, ma per lucro. Così i sacrifici umani che anche durante l'emergenza Covid hanno continuato ad esser celebrati nelle cliniche abortive portano guadagno a Planned Parenthood e a tutta la filiera di morte che commercializza gli organi dei bambini abortiti. Non dimentichiamo che la lobby dell'aborto – al pari del movimento Lgbt – è tra i principali finanziatori delle campagne elettorali della sinistra di tutto il mondo. Se aziende orientate ideologicamente a favore della cultura della morte foraggiano lautamente certi partiti politici, non stupisce che i candidati di quei partiti sostengano a loro volta i propri sponsor con leggi che li favoriscono.
Un vescovo americano, mons. Thomas Tobin, ha detto che per la prima volta i Democratici non presentano candidature cattoliche. Padre James Martin, s.j. ha risposto che Biden è stato battezzato come cattolico e dunque lo è. Che cosa ci fa capire questo botta e risposta dello Stato della Chiesa americana?
Ho già detto sopra che per "candidature cattoliche" si intende candidature di politici che non solo si dicono cattolici, ma che sono anche coerenti con la fede e la morale insegnate dalla Chiesa. Se l'esser cattolico non avesse alcun impatto concreto, non avrebbe senso votare per un candidato che di fatto non si differenzia dagli altri. Quello di padre Martin, s.j. è un sofisma, perché finge di non vedere il divario esistente tra l'apparire e l'essere cattolici, tra lo sfruttare la "denominazione" per vantaggio elettorale e l'essere realmente testimoni del Vangelo nella vita privata, in quella civile e politica, e nelle istituzioni. Che dire di padre James, s.j.? Battezzato, cresimato, ordinato sacerdote, ha perfino emesso voti solenni di castità e di obbedienza, è s.j… è Lgbt. Un altro, uno dei Dodici, Lo tradì. Padre Martin, sempre impeccabile nel suo clergyman, si guardi allo specchio dell'anima, e veda a chi assomiglia!
Come mai, eccellenza, la Chiesa guarda con tanto interesse all'ideologia dominante, che pure è palesemente anticristiana?
Questo è un problema che ci portiamo dietro da settant'anni. Il clero cattolico, e in particolare la gerarchia, soffrono da allora di un senso di inferiorità che li pone al di sotto dei loro interlocutori nel mondo. Si sentono ontologicamente inferiori. Considerano inadeguato l'insegnamento di Cristo, che goffamente cercano di adattare alla mentalità secolare. Temono di apparire sorpassati, non al passo coi tempi, persino in ritardo di secoli, come ebbe a dire un altro illustre gesuita (r.i.p.)…
Questo gravissimo complesso è la diretta conseguenza di una drammatica perdita della fede. Il messaggio salvifico di Cristo è inconciliabile con le seduzioni del mondo; è indegno ed illegittimo adulterare il magistero in modo da compiacere al mondo, abusando di un'autorità sacra che è invece finalizzata alla predicazione a «tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20).
Finché i vertici della Chiesa si ostineranno a non comportarsi loro per primi coerentemente con il proprio ruolo e con l'insegnamento di Cristo, sarà impossibile chiedere pari coerenza ai laici, che da essi prendono esempio. La conferma ci viene proprio dal fatto che vi siano sedicenti politici "cattolici" che oggi godono dell'appoggio di chierici e Vescovi sedicenti "cattolici". E che chi, pur non essendo cattolico, difende la vita e la legge di natura, si trovi tacciato di populismo, addirittura paragonato ai dittatori del secolo scorso[9], e neppure cristiano[10]. O come nel caso di padre James Altman, recentemente accusato dal proprio vescovo di essere «divisivo e motivo di scandalo».[11]
Qual è il ruolo di Planned Parenthood nella politica americana? È uno strumento di libertà e di affermazione dei diritti, come affermano i "progressisti", oppure…
Planned Parenthood svolge nella società mondialista il ruolo opposto e speculare a quello che avevano, nelle Nazioni cristiane, le istituzioni caritative e le fondazioni a tutela della vita. Nella società cristiana i bambini venivano accolti con amore e anche nelle situazioni di povertà e di difficoltà essi erano assistiti, cresciuti e educati per diventare buoni cristiani e cittadini onesti, traducendo in pratica la parola del Vangelo. Nella società anticristiana, Planned Parenthood si incarica di uccidere questi innocenti, traducendo in pratica la cultura di morte ispirata da colui che fu «omicida sin dal principio» (Gv 8, 44). Non dimentichiamo che Planned Parenthood insieme alle altre multinazionali dell'aborto sono funzionali al delirio malthusiano della cupola mondialista che ha in programma una drastica decimazione della popolazione mondiale.
Soros e altri stanno cercando di fare pressioni su Zuckerberg affinché Facebook limiti la presenza e l'attività dei pro-life. Le scelte di Biden e Kamala Harris, e queste manovre di limitazione di chi difende la vita a quale tipo di scenario mondiale conducono?
Il Vangelo si è propagato nel mondo grazie alla predicazione degli apostoli e alla testimonianza dei martiri e dei confessori della fede. Similmente, l'antivangelo della Sinagoga di Satana si sta propagando grazie alla predicazione dei figli delle tenebre, alla testimonianza di personaggi pubblici, di gente dello spettacolo, di sedicenti filantropi. Alla fine, ritorna sempre la divisione in due schieramenti: da una parte i buoni e dall'altra i malvagi, nella biblica guerra tra bene e male. E se un tempo i nostri santi distrussero gli idoli e i templi pagani per non lasciare alcuno spazio agli adoratori del demonio, oggi è inevitabile che i seguaci del pensiero unico si coalizzino per profanare e distruggere le chiese, abbattere le croci e le statue dei Santi, cancellare ogni ricordo della fede in Cristo. Ieri c'era la censura dei libri proibiti, a protezione dei semplici che ne sarebbero stati avvelenati nell'anima; oggi vige la censura del bene, perché il male non lo tollera.
Lo scenario mondiale che si delinea è sotto i nostri occhi: finché non comprenderemo che non può esserci dialogo con gli operatori di iniquità (Mt 7, 22), che non vi è compatibilità tra la luce di Cristo e le tenebre di Satana, non saremo in grado di vincere la battaglia perché non avremo nemmeno riconosciuto che siamo in guerra contro le potenze infernali. E in una guerra ci sono necessariamente due schieramenti opposti: chi si rifiuta di militare sotto le insegne di Cristo finisce inevitabilmente per aiutare i servi del Maligno. Questa consapevolezza è chiara nei nostri nemici, ma non sembra esserlo altrettanto in quanti non considerano la vita cristiana come una «milizia».
Mi sia permesso ricordare le parole del presidente Trump al termine della recente Convention: «I nostri avversari vi dicono che la vostra redenzione può venire solo dal potere che darete loro». Questa "redenzione" consiste nel negare i diritti sovrani di Dio sui singoli, sulle società, sulle nazioni, sostituendo il giogo soave di Cristo con l'odiosa tirannide di Satana. Ed è, a tutti gli effetti, un capovolgimento della Redenzione – ossia del riscatto dello schiavo – che il Salvatore ha compiuto sul legno della Croce. Non facciamoci quindi ingannare dalle melliflue parole di chi usurpa la metafora biblica dei figli della luce e dei figli delle tenebre, per instaurare il regno di Lucifero: le tenebre e il caos che vediamo nelle città americane sono il frutto della medesima ideologia che approva l'aborto postnatale e le nozze omosessuali, così come i finanziatori dei Blm e dei movimenti Antifa sono proprio i democratici e le fondazioni "filantropiche" che si oppongono furiosamente alla rielezione di Trump.[12]
L'accenno di Biden, anzi l'ignominiosa usurpazione della famosa esortazione di Giovanni Paolo II «Non abbiate paura!» suona quindi come l'insidioso inganno del Serpente a cogliere il frutto dell'albero, piuttosto che come il coraggioso invito che il pontefice polacco lanciò al mondo lontano da Cristo. Ed è strano che lo sdegno dell'arcivescovo Wilton Gregory, prontissimo nel censurare la visita della coppia presidenziale al Santuario San Giovanni Paolo II, oggi non fulmini anche l'avversario Joe Biden, che strumentalizza per la sua campagna elettorale di cattolico perverso l'immagine del medesimo pontefice e di Bergoglio.
Quelle parole forti e autorevoli di Giovanni Paolo II, oggi, farebbero tremare proprio i democratici e forse gli stessi vescovi: «Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l'uomo e l'umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa "cosa è dentro l'uomo". Solo lui lo sa!»[13]
Oggi la salvatrice potestà di Cristo è sostituita dalla "voce della creazione che ci ammonisce a tornare al nostro giusto posto nell'ordine naturale creato". La Passione redentrice di Nostro Signore è sostituita dal «gemito della creazione», e i flagelli della Giustizia divina dall'"ira della Madre Terra", della pachamama…
Il presidente Trump ha dichiarato: «I nostri avversari vi dicono che la vostra redenzione può venire solo dal potere che darete loro. In questo Paese noi non guardiamo ai politici per ottenere la salvezza, non ci affidiamo al governo per salvare le nostre anime, ma riponiamo la nostra fede in Dio Onnipotente». Credo che questa fiducia in Dio, alla quale ovviamente deve corrispondere una coerenza di vita e di testimonianza cristiana, confermerà anche in questa circostanza delle elezioni presidenziali che "la destra del Signore ha compiuto meraviglie", come ci ricorda il Salmo 117.
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