Non può accadere la libertà anche sociopolitica senza la Verità cioè la fede e la continua comunione con Cristo
Anche l’illuminista Il Mulino nota che la Chiesa in questo capitalismo mondiale con una comune religione liquida si è fatta inutile o almeno non necessaria. Ma per la rivista bolognese un merito perché non serve più per la libertà socio politica la fede e la comunione sacramentale con Cristo, ma basta una comune “prossimità religiosa dell’umano”
Stefano Fontana in “La Nuova Bussola” 10 agosto 2020
Il numero 509 della rivista “Il Mulino” ora in distribuzione è tutto dedicato a “E adesso? L’Italia del post-emergenza”. Come è noto la rivista bolognese è espressione del progressismo in genere e cattolico in particolare ed ha alle spalle la “potenza” delle Edizioni del Mulino: più o meno tutta l’intellighenzia che conta passa da lì. Marcello Neri, teologo e docente all’Istituto di Scienze Religiose G. Toniolo di Modena, scrive un articolo dal titolo interessante: “La religione inutile” (pp. 489-496). Vediamo perché “inutile” secondo lui (e secondo noi).
Durante l’emergenza coronavirus molti, tra cui la Nuova Bussola Quotidiana, avevano criticato la Chiesa italiana proprio per questo: aver dimostrato l’inutilità della religione (cattolica). Ha chiuso le chiese prima che il governo glielo chiedesse, ha accettato la legislazione civile in campo liturgico, ha accettato la violazione del Concordato, non ha detto niente davanti a norme evidentemente assurde e illogiche, non ha reagito nonostante sia stata trattata molto peggio dei pizzaioli, ha applicato norme ancora più restrittive di quelle emanate diventando Chiesa dei Stato, non ha criticato la falsità strumentale dell’appello politico ai cosiddetti esperti, ha indicato nel rispetto della distanza sociale il modo di testimoniare l’amore del prossimo senza pensare di collaborare così alle conseguenze negative delle misure stesse, ha accolto come verità assoluta le decisioni amministrative e, soprattutto, ha dichiarato che Dio con la pandemia non c’entra niente, appunto è inutile.
Il mio parroco ha più volte ripetuto dall’altare che Dio non punisce con le difficoltà ma ci dà la forza di farvi fronte. Dio, così, non è più l’Onnipotente ma diventa un animatore morale e sociale. Tutto quello che Lui può fare lo fa tramite noi, ma allora non può fare niente. Questo, infatti, è un Dio immanente e non più trascendente. Oltre che un Dio impotente: la salvezza non viene da Dio ma dai medici e dal governo. La religione si è così esiliata da sola: chiese chiuse, niente processioni propiziatorie, niente preghiere.
A rimproverare che la Chiesa aveva promosso una religione inutile eravamo quindi stati anche noi. Però adesso lo fa anche “Il Mulino”, solo che per la rivista del neo-illuminismo italiano che la religione abbia scelto di essere inutile è un bene, anzi un dovere per la Chiesa. La constatazione è la stessa, ma la valutazione è opposta. E questo ci dice che non è stato per caso che la Chiesa ha scelto di essere inutile nella pandemia, ma è stato per motivi teologici, contrari a quelli di chi lamentava tale scelta di inutilità. Anche in questo caso sono emerse quindi due teologie contrapposte e antitetiche, come purtroppo siamo ormai costretti a verificare in tutti i campi della vita della Chiesa.
Marcello Neri spiega perché la religione deve diventare inutile. La Chiesa deve uscire dal “paradigma della necessità” ossia dalla pretesa di essere necessaria per il mondo; e deve accogliere la sua “non immunità alle vicende umane”, ossia non ritenersi al di sopra della storia, perché “è ormai da secoli che essa non è più necessaria all’uomo, che ha imparato a fare e a vivere senza di lei”. Ammesso che questa constatazione sia pertinente, rimane comunque solo una constatazione di fatto, scambiarla per una constatazione di valore (ossia che sia giusto così) è storicismo. Come storicismo è pensare che Cristo non sia “necessario” e che il cristianesimo non dica niente di immune dalla storia. Cristo ha “parole di vita eterna” e delle sue parole nemmeno uno iota cambierà.
Per Neri la religione deve trasformarsi accettando di essere “prossimità religiosa dell’umano”, ossia ad essere umanamente a fianco dell’uomo senza più parlargli della salvezza di Cristo; e deve “stringere un patto con altre fedi in nome della fraternità tra i popoli e le culture, che ha tratteggiato l’immaginario di una possibile religione che verrà”. La Chiesa non deve più “costruire mondi paralleli” (c’è un unico mondo, quello della storia profana) né far valere “propri diritti esclusivi alla salvezza” (la salvezza è ovunque nel mondo).
Si tratterebbe proprio di una religione inutile, dato che a questi fini basterebbe un generico umanesimo, una capacità di intervento “a favore dell’umano comune a tutti noi”. Peccato che questo umano vada perduto senza la luce di una religione che pretenda di essere vera in senso trascendente e assoluto e che voglia farsi salvare dall’uomo anziché salvarlo. O che voglia farsi salvare dalle altre religioni anziché pretendere di salvarle costruendo una “possibile religione che verrà”. I dogmi della religione cattolica hanno un enorme effetto storico, ma proprio perché non sono solo storici.
Molta teologia cattolica è ormai atea. Nel senso che Dio non deve più vedersi nella storia perché è estraneo alla “logica causale con cui noi concateniamo gli eventi”. È la tesi di Ernst Bloch secondo cui solo il cristiano può essere un buon ateo perché Cristo sulla croce è l’uomo che si è seduto al posto del Padre. Sulla Croce Dio si sarebbe svuotato di se stesso (Kenosis) e reso inutile.
Stefano Fontana
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